18 dicembre 2019

L'AVVENIRE E' ABBASTANZA INDIETRO

Se questo articolo lo pubblicavano venticinque anni fa -tie’: almeno venti- forse un mucchio di gente aveva lo stesso il destino ignobilmente segnato, ma almeno un sacco di gente si sentiva la Chiesa vicina. 
Tra i morti c’è anche un parroco: Don Giorgio Govoni, morto di infarto per una condanna tutta da rivedere

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/violenze-80mila-genitori-innocenti?fbclid=IwAR1m13i0FnZ0zKkBs0KXYxEcIbPxzxQj7-8Lhu2Dw4eFhsr8ODHmoZRKEFc

25 ottobre 2019

COMPLIMENTI!
INDAGINI RISOLUTIVE!!!

"Colpo di scena nell'aula del tribunale di Milano. Detenuto in carcere per un anno, un uomo di 30 anni è stato assolto dopo che la sua presunta vittima ha ritirato le accuse.
..."

https://www.ilmessaggero.it/italia/carcere_per_stupro_assolto_milano_ultime_notizie_oggi_venerdi_25_ottobre_2019-4820701.html

02 settembre 2019

I "CITAZIONISTI DA BLOG".
...E I LORO AVVERSARI

Ci scrive una persona, avvelenata contro quelli che definisce "citazionisti da blog".

E chi sarebbero questi “citazionisti da blog”?

Secondo il tale che ci ha mandato una mail, in verità un anonimo che si firma con una specie di soprannome (e questo, lo ammettiamo, non è certo il massimo della simpatia e soprattutto della trasparenza) il “citazionista da blog” è un tizio (o una tizia) che hanno un blog fortemente orientato ideologicamente, e che a sostegno delle proprie opinioni citano un mucchio di articoli e di dati che -questo ci dice l’anonimo S.DO- utilizzano a modo proprio.

Cioè "barando" ideologicamente e culturalmente, nel senso che manipolano i dati per dimostrare le proprie tesi e la validità dei propri integralismi,
Quando poi qualcuno contesta loro la prospettiva parziale e dogmatica, integralista, il blogger (e qui l’anonimo ci cita l’autore di un piccolo blog, definendolo “femminista”) contesta i dati, stracciando in tutti i modi quelli presentati da chi interviene, e svalutando tutte le possibili fonti, anche se si tratta di dati di natura scientifica. Che, ci “denuncia” lo scrivente, vengono puntualmente definiti come privi di validità, anche se trattasi di pubblicazioni universitarie.


Ovviamente, il nostro scrivente ci sottolinea -ma sono sue opinioni!- che il blogger in questione non ha alcun titolo per parlare di ciò di cui parla e per contestare articoli e dati di materie rispetto alle quali non avrebbe alcun titolo. Ma non è questo che lo fa arrabbiare.


E qual è allora il punto che fa arrabbiare il nostro “S.DO”?


Non la manipolazione ideologica di dati statistici e scientifici, per lo meno presentati come tali, perché da per scontato che un blogger orientato ideologicamente cerchi -dice lui- di rigirarsi tutto a modo suo. Soprattutto, dice lui, se "femminista".


Ma che taccia quando gli si chiede di definire le caratteristiche che dovrebbero avere gli articoli e i testi da citare per non essere considerati carta straccia.


In sintesi, il nostro S.DO ha chiesto al blogger di specificare quali caratteristiche debbano avere gli articoli e gli studi da citare nelle risposte ai suoi post: quali i titoli degli autori (Universitari? organici a istituti di sicuro rilievo scientifico, inclusi, e in che modo, negli indici bibliometrici e nelle banche dati citazionali? ecc.)


Il/la blogger (un tipo abbastanza fumantino, sembrerebbe) avrebbe risposto citando solo alcuni titoli utilizzati nei suoi articoli, ma senza mai dare le indicazioni realmente richieste.


In questo modo può -effettivamente- continuare a permettersi un giochetto molto semplice: presentare i suoi dati e gli articoli da lui/lei citati come assolutamente adeguati a dimostrare quello che dice, e smontare e svalutare invece ogni volta tutti gli articoli e i dati citati a contestazione delle sue pretese "dimostrazioni".


Il nostro "S.DO" ha sicuramente ragione: non definire le caratteristiche degli articoli da citare è la chiave per poter definire le proprie argomentazioni assolutamente valide e quelle degli altri prive di ogni credibilità.

E il non rispondere ad una richiesta del genere, o rispondere ingannando su cosa sia stato veramente chiesto, è un classico esempio di mistificazione e inganno.

Come lo è, ad esempio, l'altro trucco che sembra utilizzato in casi del genere: definire "troll" o "fake" l'uno dell'altro (sempre troll), chiunque critichi le posizioni del blog.

In sintesi, accade sempre che chiunque critichi le posizioni del/la blogger, venga tacciato di utilizzare sempre dati falsi o faziosi, presi da testi privi discientificità, e di essere un "troll".

E difatti, il/la pretenzioso blogger ("femminista integralista" sottolinea il nostro scrivente, "sempre pronta a rigirare argomenti e logica pur di dimostrare che gli uomini sono delinquenti e la cultura patriarcale impera") sta sistematicamente censurando i nuovi post che "S.DO" cerca di pubblicare, e nei quali richiede che il blogger fornisca le specifiche che gli articoli devono possedere (e non gli articoli in sé), per essere considerati attendibili.

Con ciò impedendo in modo elusivo, manipolativo, e occulto un reale confronto


Ma, come ho ciò scritto in un precedente post, a "S.DO" chi glielo fa fare di mettersi a battibeccare con un blogger “citazionista”, uno cioè presuntuoso e che cambia sempre le carte in tavola?

Volerla aver vinta, con personaggi del genere, è non solo impossibile (c'è sempre la mistificazione, come regola, a mandare a picco ogni confronto trasparente), ma anche del tutto inutile.

Non stiamo certo parlando di un forum di scienziati o di chissà quali figure professionali eccelse!

A quello che si vede, si tratterebbe di gruppetti di quattro, cinque persone al massimo radunate attorno ad una specie di fanatico privo di accrediti ma che vuole aver sempre ragione...

Eddai...!

20 luglio 2019

STRAUS, UNIVERSITY DEL NEWHAMPSHIRE: RICONOSCERE LA VIOLENZA FEMMINILE PER PREVENIRE QUELLA MASCHILE

Addressing Violence by Female Partners Is Vital to Prevent or Stop Violence Against Women: Evidence From the Multisite Batterer Intervention Evaluation
Murray A. Straus
del prof. Murray A. Straus, PhD, University of NewHampshire, Family Research Laboratory, Durham


Abstract
This article presents a reanalysis of data from Gondolf’s (2012) article in this journal on reoffending  by men in the 15-month period subsequent to participation in batterer intervention programs. Gondolf concludes that violence by the female partners “was relatively low and does not appear to influence the program outcome in terms of men’s reassault” (p. 10). The reanalyzed data lead to the opposite conclusion. The policy and practice implications are that the high rate of assault by women, including
initiation of violence by female partners, needs to be addressed to enhance the effectiveness of programs to prevent and stop violence against women.

Keywords
assault, gender symmetry, partner violence, prevention, treatment





19 luglio 2019

TRENTA ANNI DI NEGAZIONI CHE LA VIOLENZA DI GENERE E' UGUALMENTE RIPARTITA...

Un articolo che riporta dati, non teorie o teoremi. 

Abstract
The first part of this article summarizes results from more than 200 studies that have found gender symmetry in perpetration and in risk factors and motives for physical violence in martial and dating relationships. It also summarizes research that has found that most partner violence is mutual and that self-defense explains only a small percentage of partner violence by either men or women. The second part of the article documents seven methods that have been used to deny, conceal, and distort the evidence on gender symmetry. The third part of the article suggests explanations for the denial of an overwhelming body of evidence by reputable scholars. The concluding section argues that ignoring the overwhelming evidence of gender symmetry has crippled prevention and treatment programs. It suggests ways in which prevention and treatment efforts might be improved by changing ideologically based programs to programs based on the evidence from the past 30 years of research.

Clicca qui per leggere
"Thirty Years of Denying the Evidence on Gender Symmetry in Partner Violence: Implications for Prevention and Treatment" del prof. Murray A. Straus, PhD, University of NewHampshire, Family Research Laboratory, Durham


Leggi qui gli altri articoli di Straus sulla violenza nella coppia


17 luglio 2019

ANCORA SUL GIOCO DELLE TRE CARTE

Voglio dire la verità.

Questo blog non può diventare ...l’ente riciclatore di quegli interventi che altri blog, fintamente democratici e fintamente pronissimi al dibattito, non pubblicano, per non sconfessare le proprie teorie e le proprie assurdità.

Lo abbiamo detto l'altra volta, nel penultimo post: sono blog che fanno il gioco delle tre carte, e io sono portato a trovare molto più simpatico chi li dirige, abilissimo (o abilissima?) a ingannare i lettori e far credere che tutti possano intervenire, dire la loro, che il dibattito sia democratico e rispettoso, e poi comportarsi proprio al contrario.
Mi sono meno simpatici, lo ammetto, proprio coloro che invece si incaponiscono a voler dire la loro in quel blog che non li rispetta affatto e non li vuole proprio sentire, e anelano a dimostrare che chi sta dall'altra parte ha torto e vuole imporre le proprie panzane.


E' chiaro che dall'altra parte c'è un truffatore ideologico che pubblica solo quello che vuole, che ti dimostra tutto e il contrario di tutto ma comunque solamente quello che gli fa comodo, e che quando gli dimostri come i conti non tornino, ti rivolta le carte in tavola dandoti prove fin troppo fasulle di quanto sbagli e di come quello che dice sia sempre vero. 
Oppure, semplicemente, se non riesce a dimostrare niente nemmeno in questo modo, ti censura le prove che porti quando sono inoppugnabili circa la assurdità delle sue pseudoteorie.

Un blogger così fa ridere: sembra il Ciarlatano di una fiera di paese e basta. E voi vi ci mettete a ragionare, a discutere, a riempire di ragionamenti che farà finta di capovolgere con la sua innata attitudine al falsificare e mistificare?

Se qualcuno si mette a lottare a chiacchiere con tipi/e del genere, spendendo ore a dimostrare che hanno torto, che imbrogliano, che le cifre -e dunque le realtà- sono altre, secondo me è stupido.

Fategli un deserto intorno, non un palco da cui pontificare imbrogliando!

Però questa notizia che linko qui sotto è veramente importante, e fa giustizia dell’idea -che qualcuno propugna come verissima e dimostrata a priori- secondo la quale i padri sono tutelati sempre e comunque.

Questa notizia, che sembra dimostrare che, a volte (o forse tante volte?), la congiura contro un papà c'è davvero.

Guardate di quale scenario ignobile si deve leggere.

E ti credo che chi ce l'ha per partito preso con i padri, non pubblica notizie del genere!
Stai “sereno”, adesso, ragazzo!

CLICCA QUI!

06 luglio 2019

UN OTTIMO ARTICOLO SUL "CASO ZERO" DI HANSEL E GRETEL

A questo indirizzo:

https://richardalangardner.wordpress.com/2019/07/06/biella-1996-il-caso-zero-degli-psicologi-arrestati/


BRUTTISSIME FAVOLE PER IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Ci sono, come noto, siti che da anni e anni conducono -non si sa perché- una battaglia contro L’Alienazione Parentale.

Alcuni di questi siti sono di orientamento “femminista”, e mostrano un grande interesse verso l’emancipazione delle donne e il contrasto alla violenza sulle donne, e non raramente si dimostrano portati a camuffare un po’ -dal mio punto di vista- le cose.

Nel senso che in genere ogni tentativo di contestare le loro cifre e i loro riferimenti ottiene il cosiddetto “effetto delle tre carte”, secondo il quale chi interviene a contestare sbaglia perché la regola per risolvere la questione è sempre da un'altra parte.

Tipico il caso di quando uno dei lettori di uno di questi blog contestò al titolare del blog che le donne lottano per le pari opportunità solo quando si tratta di posizioni apicali e dirigenziali. 

Nessun movimento, nessuna donna, nessun sottosegretario, nessuna associazione o onlus ha mai detto una virgola per far sì che le donne occupassero più posti da minatore, da altofornista, e comunque da operaio in contesti usuranti. 

Avete mai visto una donna alla guida di uno schiacciasassi per strada, o a metter bitume, o a picconare con martelli pneumatici il manto stradale? Avete mai sentito una donna, una associazione femminista, un politico desideroso di carriera rosa gridare per far sì che anche le donne occupassero ruoli del genere?

La lotta per le Pari Opportunità è sempre per fare le dirigenti, le  Primarie d’Ospedale, la Docente universitaria.

Mai per diventare minatrici, bitumatrici, operatrici ai martelli pneumatici 

Un tale provò a fare una obiezione del genere in uno di questi blog, e apriti cielo. Al poveretto venne risposto che non aveva capito niente, e che quello era un problema di lotta al sistema, di sfruttamento del lavoro, e via dicendo, e che non riguardava ovviamente le lotte femminili.

In sintesi, quando bisogna fare le dirigenti il problema è nel sesso, ma se si deve parlare del fatto -incontroveribile- che nei lavori usuranti vige incontrastata la mortalità maschile, che sono solo gli uomini a fare i minatori, gli altofornisti, ma anche gli operai che riassestono le strade, il problema diventa tutt'altro: non più il genere, ma lo sfruttamento del lavoro, quello della classe operaia, il Padrone che sfrutta i poveri, e bla bla bla e bla bla bla, e le Pari Opportunità non c’entrano più nulla, come non c'entrano più nulla le discriminazioni di genere. 

Nei lavori pesanti, quelli in cui si muore davvero e a morire sono gli uomini, secondo i siti parafemministoidi di questo tipo, non ha senso parlare di discriminazione di genere: gli uomini non sono mai discriminati. Però continuano a morire solo loro.

Al massimo, questi siti ti rispondono che le donne sono maggiormente vittime di incidenti domestici e/o legati al lavoro domestico, ma di fronte all’obiezione che nel lavoro domestico non c'è un datore di lavoro che ti sfrutta o che ti costringe a non avere condizioni di sicurezza, e che comunque le condizioni di sicurezza nel lavoro casalingo te le puoi in larghissima misura autodeterminare, ripartono dall’altra parte della forbice, dicendo che il problema è nello sfruttamento da parte dell’uomo sulla donna, che la discriminazione non c'entra niente, e via di seguito: e così, spezzettando il circuito logico ed esplicativo (il maschilista sfruttatore è in questo caso tale in casa, ma quello che muore nei cantieri o nelle miniere, o si cuoce per strada non è più un maschio ma uno sfruttato dal sistema), si rigenera il gioco delle tre carte.

Che (parere di chi scrive) permette ad un discorso apparentemente libertario, moderno e progressista, di nascondere quanto sia in realtà retrivamente razzista, di destra classista, e totalmente illiberale. 

Veniamo allora all’attualità. 
Al momento, questi blog hanno un grande problema: le vicende della associazione Hansel e Gretel. 
Un film premonitore
Clicca qui per la scheda! 
Alcuni operatori di questa associazione sono stati arrestati -attenzione: parliamo di professionisti ancora in attesa di giudizio- per i fatti di cui parlano tutti i giornali, e anche in un precedente articolo di questo blog.

Premesso dunque che chi non è stato dichiarato colpevole è al momento del tutto innocente, veniamo al punto nodale. Per questi blog, il punto nodale è che qualcuno di questi operatori arrestati (e in attesa di giudizio) si è più volte espresso contro “i sostenitori” dell’Alienazione Parentale, quelli cioè accusati di seguire l’apologeta della pedofilia Gardner (falso), e di voler coprire con tale menzogna i propri abusi, e cioè la violenza alle donne e ai bambini di cui sono accusati e da cui si difendono invocando appunto l'Alienazione Parentale.

Detto da un tale attualmente agli arresti domiciliari perché  accusato di aver “alterato lo stato psicologico ed emotivo attraverso modalità suggestive e suggerenti con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale”  per “convincere la minore dell’avvenuta commissione dei citati abusi”, la questione è un tantino inquietante.

Qualcuno potrebbe infatti pensare che questa posizione ideologica serviva, almeno in qualche caso o comunque come premessa teorica da divulgare, a creare un obiettivo contro cui aizzare l’attenzione pubblica per coprire quanto invece accadeva nei loro studi e, comunque, precostituirsi un’arma di difesa per rispondere alle contestazioni dei genitori cui, per abusi mai commessi, venivano tolti ai figli.

Detto in altri termini, fa cioè pensare che proprio chi sarebbe stato “beccato” a inventarsi falsi abusi per rubare bambini ai genitori, era poi lo stesso che accusava i genitori pretesamente abusanti di utilizzare l’Alienazione Parentale per coprire i propri abusi. Potrebbe essere anche definita -e si ricorda: sono tutte illazioni- come una operazione di influenzamento. Un'operazione di "influenzamento" (che in realtà è una tipica azione da servizi segreti), mira a creare un'opinione pubblica favorevole ai propri interessi.
D'altra parte, chi sta commettendo un reato del genere (caso per adesso non dimostrato: si ricorda che tutti gli indagati sono innocenti fino a prova contraria), ha tutto l’interesse a creare una cultura in cui tutto quello che si oppone ai suoi intenti deve apparire come un'operazione turpe e malvagia (che è esattamente come vengono descritti coloro che ritengono l'Alienazione Parentale un fenomeno reale e non un modo per difendersi perché scoperti pedofili).  

Chiariamo di nuovo: queste sono comunque e ovviamente solo illazioni, che nel caso andrebbero comunque verificate, perché avere una posizione ideologica o professionale su un fenomeno (l'Alienazione Parentale) non significa certo aver dimostrato la propria colpevolezza in altro campo (quello dell’aver operato per costringere dei bambini ad accusare i propri genitori per poterli dare in affido a propri conoscenti o curarli nel proprio studio). 
   
Quello che però è interessante è la posizione di questi blog femministi, che appena udita la notizia di questi arresti si sono precipitati a chiarire il proprio pensiero e le proprie posizioni.

Ovviamente prendendo le distanze, chiarendo, specificando che loro sono contro queste torture, che bisogna andare a fondo, eccetera eccetera eccetera.

Però spendendosi soprattutto su un particolare: non dimentichiamo il femminicidio! Per carità!
E nemmeno i “veri” abusi sui minori. O le altre violenze su donne e bambini!

Qual è, cioè, la paura di queste profonde pensaiole?

Che questa vicenda della associazione “Hansel e Gretel” faccia dimenticare la violenza alle donne e ai bambini, e/o che la gente inizi a pensare che siano dei bluff. Che coprano appunto altre magagne e altre violenze.

Ovvio che non è così, e ce ne guarderemmo bene dal pensarlo. Il fatto che abbiano -forse!- beccato uno che -forse!- costringeva i bambini a produrre false testimonianze di abusi sessuali mai avvenuti, non implica certo che tutti gli abusi sessuali e le violenze denunciati siano falsi.

Gli articoli in questione dimostrano però un altro punto, quello da cui siamo partiti. E cioè che si gioca sempre al gioco delle tre carte, in questi blog, perché a dover trionfare sono sempre gli assunti  -indimostrati e indimostrabili- di chi scrive, secondo i quali il vero problema è che ci si possa dimenticare della violenza sulle donne e i bambini, problema che deve essere di fatto anteposto al resto. 

Anzi: invece di chiedersi se -dopo quanto accaduto a Reggio Emilia non sia tutto il sistema di affido dei minori, e di valutazioni delle adeguatezze genitoriali a dover esser messo in crisi- le pensaiole di questo tipo cercano di correre ai ripari e intimare che, comunque, bisogna continuare a pensare al maschio come colpevole: quando è invece vero che semmai è il “genitore”  in quanto tale ad essere violato costantemente da un sistema che si è di fatto dimostrato abusante e comunque facilmente manipolabile e utilizzabile proprio nel suo volersi porre a tutela dei minori.

Detto in altri termini, la vicenda in questione dimostra che ancora una volta il problema è colpevolizzare il mondo maschile sempre e comunque, senza andare ad analizzare mai il problema nella sua reale, o quanto meno possibile, vera genesi.

Ci ha scritto infatti un signore, che lamenta come abbia più volte cercato di scrivere la sua su uno di questi blog, e come il suo scritto sia stato sempre censurato.
I suoi interventi erano rivolti ai casi in cui a madri che avevano denunciato episodi di violenza e di sopraffazioni verso sé stesse ed i figli da parte dei propri partner, fossero stati tolti, quasi come per punirle delle denunce, i bambini.

Le tesi del signore non erano e non sono del tutto peregrine: se non si entra nel vivo di queste vicende, sostiene lui, non possiamo escludere che madri del genere siano da considerarsi non adeguate proprio perché abbiano portato avanti convivenza e gravidanza nonostante avessero chiari segni di avere a che fare con un partner problematico e violento.

E questo è un punto fondamentale, perché la cosiddetta “collusione” nelle coppie è un problema serio e gravissimo, e se da un punto di vista penale, per così dire, non può certo essere presa in considerazione, per quanto riguarda le problematiche psicologiche -soprattutto quelle legate ai problemi di adeguatezza genitoriale- bisogna affrontare le cose con presupposti diversi. E uno di questi punti è chiedersi se una madre che ha scelto di fare un figlio con un soggetto violento, non abbia dimostrato da subito di non riuscire a tenere nella giusta considerazione il futuro del proprio figlio.

Sicuramente questo discorso può essere gravemente frainteso, ed è bene farlo specificando chiaramente i contorni del problema e di ciò che si vuol dire, ma è comunque un discorso che può, e forse deve, esser fatto. 

Dunque, sia chiaro: non stiamo assolutamente dicendo che una donna che si lega ad un uomo violento debba per questo subire la violenza di questi, o essere punita per averlo lasciato.

Però si deve seriamente prendere in considerazione quanto questo comportamento possa discendere da problematiche psicologiche irrisolte che possono in qualche modo riflettersi sulla adeguatezza genitoriale della donna.

Il punto è che ci sono molte -forse moltissime- donne che allacciano relazioni con uomini violenti, e le portano avanti sperando che con il tempo loro riescano a cambiare quel “lui” così problematico,  o che ci riesca una gravidanza.

Sono le donne che passano anni e anni a cercare di "cambiare" questo lui "violento", e che solo dopo si scoprono -o anche "diventano"- vittime, o che si accorgono solo dopo anni, o dopo la nascita di un figlio, che l'uomo che hanno avuto accanto per anni e che hanno scelto come padre dei loro figli, non ha nessuna adeguatezza genitoriale.

Premesso che non si sta qui -assolutamente- dicendo che questa sia una colpa (anzi: è un esser vittime), occorre però riflettere se un comportamento del genere non implichi, in qualche caso, un problema psicologico che comporti -o possa esitare in- una scadente adeguatezza genitoriale. Chi tutela un minore da una madre che ha portato avanti a tutti i costi una storia violenta, e non è stata capace di interromperla?

Occorre qui riflettere su due punti. 
1) Un bambino -un figlio- deve essere “pensato” solo come un diritto della madre?
2) È possibile che l’unica alternativa che si concepisca in questi casi si fondi sull’assioma: “le tolgono il figlio = le danno una punizione”?

Perché rispondere “si” a queste domande implica un ruolo onnipotenziale della madre, che vede nel figlio solo un “suo” diritto, e che individua nel figlio un premio o una punizione per sé, e non il suo essere una persona che mette al mondo un individuo con precisi diritti al proprio esistere. 

Quante sono le donne che diventano vittime perché sperano sino all’ultimo di riuscire a cambiare il partner violento che hanno accanto? Sicuramente sono delle vittime, sicuramente non sono delle colpevoli, ma altrettanto sicuramente potrebbero essere portatrici di problemi psicologici assolutamente profondi e in grado di mettere a rischio la vita del figlio. 

Si ripete: non stiamo dicendo qui che si tratti di una colpa. Stiamo parlando di quello che consideriamo un possibile sintomo di un possibile disagio. Ma se questo implica un rischio per il minore, possiamo cavarcela dicendo che siccome la madre non è colpevole, allora ha diritto a restare con il figlio?

Ed il diritto del figlio di avere un futuro protetto, è considerato, in questa ipotesi?

Ecco: quando si va a fare questi discorsi in questi siti nei quali l'Alienazione Parentale è sempre considerata un trucco per difendersi dalle accuse di pedofilia, e l’unico problema a cui si pensa in casi come questo di Hansel e Gretel è che non ci si dimentichi delle “vere” violenze a donne e bambini (come se quelle descritte nei capi d’accusa fossero “false” e non meritassero preoccupazioni), o si viene censurati, o -se va bene- ti dicono che il problema è tutto dall'altra parte e -ovviamente- hai sbagliato tutto, perché sei maschio, maschilista, e dunque cattivo.

Amen, Rob


Beeep

29 giugno 2019

UN ARTICOLO DI CLAUDIO FOTI "CONTRO LA CULTURA PATRIARCALE E CONTRO L’ADULTOCENTRISMO CHE OPPRIMONO DONNE E BAMBINI"

Claudio Foti è attualmente agli arresti domiciliari perché  accusato di aver “alterato lo stato psicologico ed emotivo attraverso modalità suggestive e suggerenti con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale”  e in questo modo “convinceva la minore dell’avvenuta commissione dei citati abusi” 

(da https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/28/affidamenti-illeciti-di-minori-dai-master-al-centro-contro-gli-abusi-le-attivita-della-onlus-sotto-accusa/5286794/)

ALTRI: 
https://www.nextquotidiano.it/hansel-e-gretel-bibbiano-onlus-bambini-lavaggio-del-cervello/

https://www.huffingtonpost.it/entry/sventato-un-secondo-caso-veleno_it_5d149e12e4b0e455603862d1

https://www.corriere.it/cronache/19_giugno_28/facciamo-funerale-papale-frasi-choc-bimbi-affido-df767d32-99e3-11e9-8b1c-f8f873f23524.shtml

https://www.lastampa.it/2019/06/28/cronaca/bufera-giudiziaria-su-claudio-foti-io-vittima-di-una-persecuzione-ho-sempre-difeso-i-bambini-MqhdfIFLY6lESILGjdpOPL/premium.html

https://it.businessinsider.com/falsi-abusi-sui-bimbi-18-psicologi-arrestati-gli-stessi-dellinchiesta-veleno-trincia-felice-di-aver-aiutato-a-fermare-la-banda-di-torturatori/

Ecco i primi due paragrafi del suo articolo. Notare come sia proprio il Foti a parlare della pretesa di "bigenitorialità" da parte di "padri violenti": 

Cosa c’è dietro la violenza fisica e psicologica dei genitori sui figli? Cosa c’è dietro le punizioni sadiche, dietro la “pedagogia nera” che con la scusa di educare mortifica il bambino? Cosa c’è dietro le imposizioni educative che impongono la rinuncia alla vitalità e alla spontaneità dell’infanzia, che costringono il bambino a rinnegare i propri bisogni profondi per piegarsi al potere adultocentrico, all’adattamento forzoso sul piano scolastico, culturale, sociale? Cosa c’è dietro la logica perversa che trasforma l’altra persona in cosa, in oggetto di potere e di piacere da usare per la propria eccitazione sessuale esaltata dal dominio?   Cosa c’è dietro la violenza dell’adulto contro il bambino, dell’uomo contro l’uomo? Non c’è certamente la cultura e la sensibilità delle donne! C’è piuttosto la cultura patriarcale, che si trapassa da millenni di generazione in generazione che produce schiavi, che domina le donne e tende a riprodurre i bambini ad immagine e somiglianza del modello patriarcale stesso. Un modello che disprezza i sentimenti e la fragilità, che esalta la forza e l’apparenza sociale, che impedisce alle persone – maschi compresi – di interagire nel rispetto della persone e nel rispetto delle emozioni…

La cultura patriarcale è quella che esalta il diritto alla bigenitorialità, come diritto sacrosanto non già radicato nei bisogni del bambino, bensì radicato nella pretesa di padre anche violenti, che non vogliono conquistarsi sul campo l’affetto e il riconoscimento dei figli, ma che lo esigono sulla base dello scontro legale. La cultura patriarcale è quella che porta a scandalizzarsi per gli episodi di femminicidio, ma che poi chiude non solo un occhio, ma anche due sulla massiccia e quotidiana violenza sulle donne, da cui scaturiscono poi quegli episodi estremi di violenza distruttiva ed omicida.


Tutto l'articolo a questo indirizzo:

http://www.cshg.it/8-marzo-contro-la-cultura-patriarcale-e-contro-ladultocentrismo-che-opprimono-donne-e-bambini-di-claudio-foti.html

26 maggio 2019

IL MOBBING GENITORIALE? ECCO UNO DEI POSSIBILI RISULTATI

Non è raro che le violenze ad un figlio di separati sono opera del nuovo partner della madre, soprattutto quando il padre è mobbizzato e non può avere contatti con il figlio.


Il rapporto con il padre biologico è una garanzia per il figlio.
Da far annotare a chi sostiene che il concetto di Alienazione Parentale serve esclusivamente a nascondere le colpe dei padri violenti.

In questo caso primeggiano, come al solito, gli ineffabili assistenti sociali, che avevano consigliato alla madre di tenere il figlio lontano dal padre biologico:

"A un certo punto della nostra storia" si legge nell'articolo di Repubblica.it linkato qui in basso "Gaia ha iniziato a dirmi che gli assistenti sociali le avevano consigliato di allontanarsi da me, perché ero una persona con qualche precedente e cose di questo tipo. Anche la famiglia di lei è sempre stata contraria alla nostra storia. Alla fine ci siamo lasciati ma continuavamo a frequentarci".


URGE UNA LEGGE CONTRO IL MOBBING GENITORIALE

13 maggio 2019

IN TEMA DI ALIENAZIONE GENITORIALE
BISOGNA DIRE CHE...

...Ci sono siti e blog in cui circolano bande di deliranti.


Basta guardare quelli "specializzati"!

P.S.: AVVISO AI NAVIGANTI:
partecipare a certi forum e controbattere a certe assurdità, è realmente demenziale. Fatevene una ragione anche voi

06 maggio 2019

NESSUNA (PARI) OPPORTUNITA' PER CHI CERCA ...LA BIG CHIP?

Il servizio andato in onda a “Le Iene” ieri, 5 maggio 2019, è quanto mai emblematico degli stereotipi del politically correct di adesso.

Il servizio -intitolato: "ALLA RICERCA DEL BIG BAMBOO"- riguarda due attempate signore che vanno in Africa. A fare che?

Turismo sessuale, a giudicare da quello che si vede: incontrano dei baldi, aitanti, poveri giovani negri (basta vedere dove vivono), e intrecciano con loro una soddisfacente avventura sessuale.

Non si vede uno scambio di denaro, ma la descrizione del contesto fa capire molto bene come nel villaggio ove vivono i due ragazzi, ci sia una moltitudine di loro coetanei -e non- che si dedicano a intrecciare relazioni con anziane turiste di ogni nazione, e che questo non avviene certo per generosità degli individui di sesso maschile.
Si assiste però ad una contrattazione in termini economici (che, a rigor di logica, non necessariamente ha avuto un seguito), che lo stesso articolo riporta:

Arrivate in spiaggia arriva il comitato di accoglienza. E già Erika dà il suo numero di telefono a Baloo. Ma anche Erminia non perde tempo e trova la sua preda. Qui tutti parlano la nostra lingua. I ragazzi pattugliano la spiaggia proponendosi come guide turistiche a 360 gradi, offrendo alle signore anche servizi extra. Quali?

“Scopare”, dicono senza tanti giri di parole. Le tariffe? “200/300 a volta”, ci racconta uno di loro, che fiero ammette: “Vado avanti anche 45 minuti!”. 

Il tono dell'inviato de Le Iene è quanto mai sorridente, benevolente, affettuoso verso le due dame, il cui viso e le cui vicissitudini vengono mostrati senza filtro alcuno.

Il titolo del servizio riassume comunque molto bene l'impostazione data a tutto il filmato: si parla di turismo romantico. Non certo di turismo sessuale.

Nessun cenno alla necessità di tutela sanitaria da parte delle due signore, anche se nel villaggio dei due ragazzi -dove le due signore vanno- la percentuale di sieropositivi è veramente alta.

Anzi: viene mostrato con un certo apprezzamento come l'impegno dei ragazzi con le turiste anziane sia una risorsa economica per le loro poverissime famiglie...
Domanda: perché il programma in questione non mette in piedi un identico servizio, con identica benevolenza, ovvio, relativamente ad anziani signori in cerca di prostitute in paesi in condizioni disagiate?

Un servizio come questo qui linkato è al momento impensabile se riferito ad una ...utenza maschile.

Diritto al Big Bamboo SI / diritto alla Big Chip NO?
Le donne che vanno in cerca di accompagnatori a pagamento sono turiste romantiche e i maschi che vanno in cerca di prostitute di realtà disagiate sono predatori e sfruttatori sessuali?


https://www.iene.mediaset.it/2019/news/turismo-romantico-kenya-sessuale_407475.shtml


05 aprile 2019

SIAMO TUTTI SALVINIANI O INTEGRALISTI?

Un ottimo spunto, questo, che riprende l'articolo di di Mattia Feltri, "Siamo tutti salviniani", cui risponde Myrta Merlino.
L'articolo di Feltri si occupa delle (scomposte) reazioni di gran parte dell'opinione pubblica ai sedici anni inflitti all’uxoricida di Genova, considerati una vergognosa bazzecola senza che nessuno abbia nemmeno approfondito di quale grado di giudizio si parlasse e in che senso gli avessero... dimezzato la pena.
Ovviamente Myrta Merlino non è d'accordo, e invoca il ritorno del machismo come -usuale, ormai- spiegazione della cosa.
Ma Feltri risponde: e bene.
Feltri in: 
http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/femminicidi-siamo-tutti-salviniani

Myrta Merlino risponde (con controreplica di Feltri):  http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/femminicidi-le-parole-dei-giudici-fanno-male-a-noi-donne


31 marzo 2019

SE FAI IL CATTIVO CHIAMO PAPA'

"Se fai il cattivo chiamo papà…!"


Quante volte abbiamo sentito dire questa frase, e quante volte abbiamo visto il papà arrivare prontamente, orgoglioso di essere lui il "forte" della famiglia, tutto e possente ingrugnito a punire il bambino per conto della mamma, producendosi in rimproveri minacciosi e qualche doloroso scappellotto, fino a che, magari, il bambino non piange disperato ed è la mamma buona e amorevole a soccorrerlo, facendo notare all’uomo che ha esagerato?La scena è assolutamente molto comune, e la maggior parte di noi sicuramente ne saranno stati protagonisti se uomini (uomini? O ancora bambini anch’essi?) nelle vesti del papà, accorso a fare il poliziotto duro e manesco, ligio al dovere (e agli ordini della mamma), o nel caso di signore, nelle vesti della mamma che per ottenere giustizia chiama il maschio che ha a disposizione. 


Quale pensate che sia il risultato nella mente del bambino?


Beh, non bisogna essere grandi psicologi per capire che a questo punto per lui il papà sarà il genitore minaccioso, quello che usa le mani e lo spavento per imporre giustizia e comportamenti “normalizzati”, quelli che stanno bene alla mamma, mentre la mamma sarà il genitore affettuoso, severo ma mai manesco, e spesso talmente comprensivo da dire: "Per questa volta non dico niente a papà quando torna… Se non sapete cosa fa lui!".


Se poi qualcuno si azzarda a dire che è così, o meglio: anche così, che si trasmette nelle famiglie, e dunque anche nella nostra cultura, l'immagine del padre violento e della mamma buona, magari un sacco di gente ci si arrabbia e comincia a dire che siamo maschilisti, violenti, prevaricatori. Perché è vero che i papà sono quelli violenti, che usano le mani, e se lo fanno con i bambini lo fanno anche con le mamme. Sarò malvagio, e maschilista, ma secondo me lo dicono proprio perché queste favolette infantili devono proseguire fino il fondo e, soprattutto, senza dire che sono favolette. 


Perché, parliamoci chiaro: se è la mamma che deve avvertire il papà, ed il papà è l’esecutore poliziesco che si attiva e comincia a picchiare quando lo chiama la mamma, questa è un'autorità superiore, ma anche una autorità che non si sporca le mani con la violenza: ma la fa usare ad altri per conto proprio, forse la violenza ai figli la fa vedere il padre, ma è la madre che la spinge e la invoca.


Il che implica che nella maggior parte delle famiglie italiane, ma forse anche mondiali, il messaggio che passa è proprio questo: il papà è quello violento, quello che usa le mani per imporre il silenzio e i comportamenti a modo, quelli che non piacciono alla mamma.


Mamma è invece quella buona e caritatevole, e talmente affettuosa da far intervenire solo quando non può farne a meno il "poliziotto" cattivo, sempre di turno e praticamente sempre alle sue dipendenze. 


Il che significa un’equazione terrificante, che si sta trasferendo di generazione in generazione nella nostra cultura anche -e forse soprattutto- grazie a questi modelli: che a noi sembrano banali, banali, banali, ma che invece contengono tonnellate e tonnellate di stereotipi, di modelli autoreferenziali e ripetitivi, di incitamento a vedere le cose -e, ahimè: soprattutto le persone- a senso unico.


Si dice che i femminicidi sono tantissimi, e gli uomini uccisi dalle donne sono molti meno.


Sicuramente le cifre attuali dicono questo, anche se tra i femminicidi non contano le donne uccise per gelosia da altre donne (sarà perché le donne uccise per gelosia da altre donne sono meno donne?). Ma contate quanti sono gli uomini uccisi da altri uomini spinti alla violenza dalle proprie donne. E magari, se siete in vena di sociologismi vari, andate a vedere qual è nelle organizzazioni mafiose il ruolo delle donne organiche alla cosca. In basso alcuni link, giusto per parlare di violenza, e di trasmissione dei modelli di violenza.


Un consiglio però ai papà bisogna darlo.


La prossima volta che la mamma dei vostri figli vi chiama a fare il giustiziere spietato, quello che rimette a posto le cose con le maniere forti, la paura, il dolore, lo schiaffone o la spinta, non sentitevi forti accorrendo e usando le mani. 


Quella è la mamma che è dentro di voi e che sta solleticando il vostro “Ego” di bambinoni in cerca di approvazione e apprezzamenti da bambinone.


Rifiutatevi di essere i poliziotti cattivi di uno stile violento, di cui poi vi accuseranno. 


E se vedete una mamma che per strada o al supermercato urla contro il figlio per paralizzarlo, terrorizzarlo, spaventarlo, fermatele con gentilezza, e spiegate loro che è così che poi avremo maschi violenti, da criminalizzare per un comportamento che non solo i padri possono aver insegnato loro. 


Spiegate alle mamme che le minacce e la violenza fanno male ai bambini quanto alle donne. 


Rifiutatevi, cioè, di mandare avanti una favola nera nella quale i papà sono tutti orchi.


03 marzo 2019

ERA ORA! LE FALSE ACCUSE DI VIOLENZA DEVONO ESSERE RISARCITE!

DAL SITO DELL'ANSA:
Johnny Depp ha fatto causa all'ex moglie, la star di "Aquaman" Amber Heard, per diffamazione quasi tre anni dopo la fine del loro matrimonio. Il divo di "Pirati dei Caraibi" chiede 50 milioni di dollari di danni. "Non e' vero che lei e' stata vittima di violenza domestica, e' stata semmai lei la responsabile"


http://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/people/2019/03/02/johnny-depp-fa-causa-a-ex-moglie_59e9d119-4fbc-4f07-83a4-8776a1480c49.html

IL DANNO DA PRIVAZIONE PATERNA DEVE ESSERE CONSIDERATO GRAVISSIMO E RISARCITO ADEGUATAMENTE

...chiunque sia a provocarlo.
Un padre che rifiuta di fare il padre crea un danno enorme e probabilmente impagabile


https://www.wittytv.it/ce-posta-per-te/un-senso-di-vuoto/

23 febbraio 2019

LA PAS ARRIVA IN COREA DEL NORD: ANCHE LI’ PER COPRIRE UN SOPRUSO TIRANO FUORI L'ODIO CONTRO IL PADRE

La Corea del Nord un paese patriarcale?
Ma quando mai: come tutte le terre comuniste, ha una dimensione matriarcale dominante: tutti uguali, tutti vestiti allo stesso modo, tutti privi di autonomia e capacità, tutti soggetti passivi dei voleri altrui, tutti oggetti a cui provvede -o non provvede- la stessa entità che li priva di autonomia, identità, libertà.
Una Grande Madre nella sua polarità divorante


Non è un caso che per spiegare l’allontanamento di una figlia dalla famiglia, lo si spieghi con il suo “odio” per il “padre”.

Che ad usare questa spiegazione sia una dittatura, dunque, è qualcosa che non sorprende: avviene anche qui, quando in una famiglia c'è una dittatura.

https://www.quotidiano.net/esteri/figlia-ambasciatore-nordcoreano-1.4455883

17 febbraio 2019

MAMMA GLUTEN E... FATHER FREE RINVIATA A GIUDIZIO SU RICHIESTA DEL POOL ANTIVIOLENZE DI ROMA

La dr.ssa Monteleone è il PM che ha richiesto il rinvio a giudizio.
Dirige il pool antiviolenze della Procura di Roma, ed è in prima linea per la difesa dei soggetti deboli.
Ed è evidente che questa richiesta di rinvio a giudizio ha un significato ben preciso: la mamma non è sempre una mamma.

Dal Corriere.it
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_febbraio_17/bimbo-celiaco-perizia-smentisce-mamma-processo-5a36860e-3222-11e9-852c-5b9cfb7b87c6.shtml

IL CASO
«Il bimbo è celiaco», perizia la smentisce. Mamma a processo
Per anni la donna, 46 anni, ha imposto al figlio una dieta tarata sulla presunta intolleranza alimentare. Ora è accusata di maltrattamenti e il ragazzino, oggi 11enne e che la madre non aveva neanche voluto vaccinare, è stato affidato ai nonni materni
di Giulio De Santis
«Il bimbo è celiaco», perizia la smentisce. Mamma a processo shadow
Mai una fetta di torta. Pizza e piadine eliminate. Via anche gli spaghetti. È la dieta imposta per anni da una mamma al figlio nella convinzione che il piccolo fosse celiaco. Certezza granitica smentita da una perizia del Tribunale, che ha comportato il rinvio a giudizio dell’imputata 46enne con l’accusa di maltrattamenti. Stesso provvedimento nei confronti del suo compagno, un avvocato di 80 anni.
La decisione è successiva al provvedimento con cui il Tribunale per i minori ha dichiarato la decadenza della potestà genitoriale per la signora, stabilendo allo stesso tempo di revocare la sospensione della potestà al papà, assistito dagli avvocati Giuseppe Falvo e Federica Mondani.
All’interno della coppia, separata, i conflitti sono esplosi nel 2012, anno in cui la donna ha cominciato a sollevare dubbi intorno alla presunta celiachia del figlio. Peraltro la signora, convinta no vax, non lo ha fatto vaccinare fino all’anno scorso, quando aveva 11 anni. Ora il ragazzino, dopo essere stato vaccinato, va a scuola in una località della Toscana ed è affidato alle cure dei nonni materni. Che sono costretti, ancora adesso, a barcamenarsi tra trucchi e fandonie con il nipote, pure lui certo di essere celiaco.
La nonna materna ha raccontato ai pm Gabriella Neri ed Elena Fazi: «Mio nipote ormai è convinto di essere celiaco e lo imbroglio dicendogli che fa la dieta voluta dalla mamma». Bugie che l’anziana signora – lodata dalla Corte d’appello per come educa il piccolo - è costretta a dire pure a sua figlia perché «se venisse a saperlo (che il nipote mangia il glutine, ndr), si arrabbierebbe molto».

17 febbraio 2019 | 09:17

da Il Gazzettino

https://www.ilgazzettino.it/italia/cronaca_bianca/roma_alimenti_celiaci_roma-4306002.html

di Adelaide Pierucci
Ha perso la patria potestà del figlio per la fissazione del gluten free. E dopo aver allontanato il padre del piccolo con false accuse, sostenendo che fosse un violento e avvelenasse il figlio col glutine, è finita pure a giudizio con l’accusa di maltrattamenti. Dietro all’ossessione che il bambino, ora dodicenne, fosse celiaco (pur non essendolo) si celava, secondo la procura, la volontà di imporgli un rapporto esclusivo, fusionale, coltivato in maniera alienante, che ha comportato la «negazione della bigenitorialità». L’apertura del processo a carico della donna, una professionista romana di 40 anni, è stato disposta, ieri, su sollecito del procuratore aggiunto Maria Monteleone e i pm Maria Gabriella Fazzi e Elena Neri. La mamma a giudizio per maltrattamenti, per lo più psicologici, nei confronti del figlio, - un caso raro in ambito giudiziario - non sarà sola sul banco degli imputati. Il gip Francesco Patrone ha disposto il giudizio anche per l’ex difensore, l’avvocato Carlo P., a cui è contestata pure la diffamazione: avrebbe perseguitato con raffiche di denunce e offese anche sul web i magistrati, gli specialisti e gli operatori della casa famiglia che si sono occupati del caso o del piccolo. «Un bimbo messo al carcere duro». «È impressionante che, come la madre, il bambino si consideri celiaco pur non essendolo», aveva scritto il tribunale per i minori nel decreto che aveva disposto l’inserimento a Villa Betania. I dieci a scuola, la frequentazione di un circolo sportivo esclusivo, le lezioni private di inglese e di tennis (il piccolo ha giocato anche con Fiorello), la casa in un complesso con piscina, non bastavano, secondo i giudici, ad assicurargli serenità. Il bambino parlava del padre indicandolo come «quello» o lo «stupido», ritenedolo pericoloso in quanto colpevole di proporgli panini e pasta. L’uomo, bersagliato da decine di denunce risultate infondate, assistito dagli avvocati Giuseppe Falvo e Federica Mondani, ora sta seguendo un percorso di riavvicinamento al figlio. 

13 febbraio 2019

L'EROINA ANTI PAS E ANTI VIOLENZA MASCHILE SBEFFEGGIATA DALLE ALTRE FEMMINISTE.
FORSE QUELLE VERE...

Come tutti ben sanno, c'è un blog schiattoso e a cultura a km 0 che vorrebbe ciantarle chiare ai Padri Separati, e alla loro (inesistente) organizzazione internazionale, che a suo dire trama sempre nell'ombra per far trionfare il prepotere e la prepotenza maschile e patriarcale, e opprimere donne e bambini a suon di schieffoni e/o PAS.

Un blog di competenze fai da te, in cui il vero curriculum dello schiattoso che scrivo si impernia irrimediabilmente sulla descrizione di sagre paesane, di eventi a dimensione (forse, e nemmeno) provinciale, e via dicendo.

Coadiuvata da "esperti" sulla cui competenza qualcuno esprime molti dubbi,  questa competente penna (vedasi oltre il curriculum), vocifera sempre contro la PAS, che ritiene -non si sa quanto equivocando in buona fede- strumento della già citata Internazionale dei Padri, volta a opprimere le madri e i bambini e nel caso a difendere loro dalla accusa di pedofilia.

Della cosa abbiamo già parlato qui, e ci ha dato non poche soddisfazioni.

Come si sa la signora ha toni apodittici, sicuri, stentorei nella logica e nella certezza di avere sempre ragione, accompagnata com'è da uno stuolo di supporter che a volte sono più schiattosi della schiattosa.

Per questo ci ha sorpreso leggere, una bella e intelligente sorpresa, ci ha sorpreso leggere, dicevamo, una pagina di critica al rasoio portata contro la schiattosa in questione, e firmata da un gruppo di femministe che sembra avere -per i gusti di chi scrive- intelligenza fulminante e logica al rasoio.

L'articolo è del blog Femminismo a Sud: purtroppo da un po' non ospita più scritti, il che è un dispiacere, perché è una voce intelligentemente fuori da coro, da cui si può dissentire ma che esprime comunque un punto di vista alternativo e creativo rispetto agli stereotipi e al correct cui spesso ci costringono.

Questo tuttavia ci è piaciuto ripescarlo, e lo si propone qui perché fa benissimo il punto contro una critica stereotipata, saccente, e spesso priva di contenuti veri.



LO TROVATE A QUESTO INDIRIZZO (dove è molto più divertente leggerlo, perché ci aggancia altri articoli sul tema e sulla tipa!):




Santa Il Ricciocorno e la “donna vittima in quanto donna”!

Ad accompagnarsi – politicamente – all’indefesso (finché non perisci sotto la sua scure virtuale) Massimo Lizzi (10 articoli, uno di seguito all’altro, tutti contro Maschile Plurale e sono sicura che non abbia finito) c’è la santa Il Ricciocorno che ci illumina, a noi donne tutte, il cammino.

E’ una di quelle blogger che soffrono di empatia e miopia selettiva. Non vede e non critica il sessismo quando ce l’ha alla sua corte, non vede l’omofobia dei gruppi pro/mamme ai quali si accompagna, non vede neppure la violenza che praticano, abitualmente sul web, alcune sue fanatiche supporters, anzi, diciamo che accoglie sul suo blog e sulla sua pagina facebook (e se lo fai notare lei casca dal pero) commenti ingiuriosi di persone che hanno la diffamazione sulla punta dei polpastrelli, commenti livorosi di chi ha rosicamenti di culo per varie ed eventuali problematiche inerenti la psichiatria (lo dico senza stigmatizzazione ma, temo, che in certi casi la psichiatria c’entri). Diciamo che nel gruppo di cui Il Ricciocorno fa parte le rosicanti e squadriste sono, sicuramente malgrado lei, l’arma di punta che sfronda la psiche delle “nemiche” di modo che poi arriva la voce composta della santa. E’ anche possibile che le squadriste, immagino, becchino fior di denunce, per ingiuria, per diffamazione, e le sante ovviamente no. Le sante hanno ampio e legittimo diritto di critica (figuriamoci!) e comunque sono sante e basta.

Santa Ricciocorno è conosciuta perché il suo blog gronda sangue, martirio e sacrificio (materno). E’ la dea dell’indignazione e, soprattutto, è quella che evangelizza il prossimo su come debba essere considerata la “vittima”. A lei piace la vittima, donna, senza se e senza ma. Ed è talmente concentrata nella definizione, puramente scolastica, del concetto di vittima che dimentica come attorno alla vittima si possano realizzare molteplici forme di sciacallaggio. Primo tra tutti quello di chi aumenta l’audience con l’impostazione melodrammatica dei propri articoli. Più scopri le viscere ed esponi lividi e più click avrai. Così funziona il web. Poi c’è la totale incapacità di pensare le vittime al di là della dimensione puramente narcisista e personale, perché se Il Ricciocorno spostasse davvero lo sguardo altrove, invece che cercare continuamente, forse, il riflesso irrisolto di se’, vedrebbe che le vittime non sono solo quelle di cui parla lei o, talvolta, non sono proprio quelle di cui parla lei.

Poi c’è la sua maniera di presentare le donne al mondo. Quello che lei fa è apparecchiare una buona tavola e piazzarci sopra il corpo derelitto di una donna così da solleticare l’ego di maschilisti che aspirano a diventare controllori e protettori di quel corpo. Grazie a quel corpo massacrato lei trae strumentalmente quei vantaggi di chi si pone dietro o a fianco della “vittima”: è vittima lei stessa per effetto translato, è inattaccabile, non può essere soggetta a critiche e, come ha scritto una sua supporter (giuro!), è una santa (cit: che noi non saremmo neanche degne di nominare – LoL), con tutto quel che ne consegue.

Lei segue un copione prestampato, senza un’oncia di creatività e senza la capacità di allontanarsi, neppure per un attimo, dalla definizione di donna in quanto vittima per la sua connotazione biologica. Perché vedi, cara Il Ricciocorno (potrei chiamarti per nome e cognome, ma noi tuteliamo la privacy e non siamo come le fasciste del tuo fan club), se tu dici “donna vittima in quanto donna” hai schiacciato quella donna al ruolo di genere che il patriarcato ha scelto per lei. La donna, vittima da salvare, e l’uomo, il suo salvatore. L’hai praticamente relegata in un angolo di socialmente passiva inattività e mi spiace dirtelo, sinceramente, perché vedo lo sforzo che fai, sicuramente in buona fede, animata da una fervore ideologico che a volte si tramuta in fanatismo ma pazienza, però l’acume si dimostra quando ti allontani dalla narrazione dominante per cercare risposte e non quando ti inserisci nella corrente antiviolenza recitando a memoria parole già scritte. Perché è quello che tu fai. Ripeti parole a memoria. Non ti stacchi mai dalla narrazione dominante. E quella narrazione è funzionale alla cultura patriarcale.

La vittima, credimi, è un’altra cosa. La tua retorica sdegnata e nazional/populista è quella che serve al governo per fare leggi emergenziali in nome delle donne che in realtà non servono alle donne. La tua incapacità di usare una visione critica d’insieme, quando parli di donne, la tua indisponibilità all’ascolto, a volte, ti rende, che tu lo voglia o no, funzionale a logiche repressive, securitarie, più o meno fasciste, senza che tu aiuti a scardinare alcunché. Sei anche pavida, nella tua maniera di praticare militanza virtuale, perché immagini di fare opinione ma in realtà sei una perfettamente allineata che cambia idea, o aggiusta quel che ha da dire, a seconda di quello che dicono persone più autorevoli di te. Finché i centri antiviolenza non hanno scritto, chiaramente, che la legge sul femminicidio fa schifo e che i lividi nell’occhio di una vittima illustrata nelle campagne antiviolenza fanno altrettanto schifo, tu hai segnato con la tua matita rossa i post di quelle, soprattutto una, che dicevano, prima di altre, proprio questo. Perché in realtà sei una conformista, subisci, forse, il fascino della logica istituzionale ed emergenziale, ti piace immaginare che più cadaveri metti sul tuo blog e più le cose andranno meglio e invece no, non è così. Non è così che aiuti le donne.

Piuttosto che cadaveri bisogna mettere senso critico e una rilettura delle narrazioni dominanti che sia autonoma e sganciata dalle logiche che praticamente consegnano le donne in mano a istituzioni e governi affinché questi le usino per legittimarsi. Ma poi sei anche inutilmente competitiva, oltreché complottista (ma questo è tipico del gruppo di cui fai parte), pensi che le persone che scrivono di violenza fuori dai tuoi codici narrativi lo facciano con chissà quali oscuri intenti e, mentre vedi o costruisci mostri ovunque, non ti rendi neppure conto che le persone vogliono solo pensare, liberamente, con lucidità, prendendo distanza, dall’isteria collettiva, dalla logica emergenziale, vogliono pensare con lentezza, su quel che succede, senza dover subire e seguire l’onda dell’emotività.

Il tuo è un linguaggio perfettamente funzionale al sistema. Tu costruisci quel sistema, lo giustifichi, lo garantisci, ti opponi a qualunque dissenso, tu applichi repressione contro il dissenso, e anche se ti piace pensare, e capisco sia brutto sentirselo dire, che la tua lotta sia una vera rivoluzione di rivoluzionario non ha proprio niente. Tu non scardini e non rimetti in discussione niente. Principalmente non rimetti in discussione, politicamente parlando, te. Di più non ho da dirti in risposta al tuo post perché, scusami, ma non ti considero una interlocutrice interessante. Al più, quando e se ti leggo, e capita soltanto quando hai deciso che la tua penna rossa deve passare dalle nostre parti, provo una enorme noia e qualche volta un po’ di tristezza. Quanti bit sprecati per rendere un servizio al patriarcato. Quanta mancanza di creatività e senso critico nel recitare un copione da femminismo addomesticato al volere delle istituzioni. Quanta indignazione pedante e paracula, da personcina compita che manifesta ordinata (attenta all’acconciatura!) e che solleva il sopracciglio e fa la faccia sdegnata per moralizzare le vite altrui. Vuoi farci credere che tu stai nelle barricate ma non ti ci vedo a praticare resistenza, a beccare manganellate e fare a botte con i tutori dell’ordine in nome di un’idea. Perdonami, ma ti vedo più come quella che si accompagna, casomai, ai tutori dell’ordine per chiederne l’intervento per dare addosso all’altra manifestante, quella che parla un linguaggio un po’ più originale del tuo, perché lei non cammina esattamente come cammini tu e non marcia secondo i tuoi parametri di camminamento.

Allora pace. Continua a ritenerti una ribelle anche se sei punto di riferimento di squadriste fanatiche. Quando e se, però, qualcuno ti dice che tu esalti le folle di forcaiole, spendi due neuroni in più per pensarci, perché non è un’accusa, e neppure un insulto, è una critica politica, è tempo speso in uno sforzo di considerazione nei tuoi confronti e non è nemmento detto che lo meriti. Non è scontato che io spenda tempo per dirti queste cose che considero un valido contributo, se ne capirai il valore, ma dubito che apprezzerai quello che ho scritto. In generale, poi, il web è grande, e io sono per la libertà di opinione. Vale anche per te, e però, ti prego, non pensare che questo significhi che tu c’entri qualcosa con i miei interessi.

Cordiali Saluti

La Strega

Ps: mi raccomando, a voi del fun club, di minacciare querele a più non posso, perché Lizzi e Ricciocorno possono criticare chiunque ma noi no, noi non possiamo.