20 luglio 2019

STRAUS, UNIVERSITY DEL NEWHAMPSHIRE: RICONOSCERE LA VIOLENZA FEMMINILE PER PREVENIRE QUELLA MASCHILE

Addressing Violence by Female Partners Is Vital to Prevent or Stop Violence Against Women: Evidence From the Multisite Batterer Intervention Evaluation
Murray A. Straus
del prof. Murray A. Straus, PhD, University of NewHampshire, Family Research Laboratory, Durham


Abstract
This article presents a reanalysis of data from Gondolf’s (2012) article in this journal on reoffending  by men in the 15-month period subsequent to participation in batterer intervention programs. Gondolf concludes that violence by the female partners “was relatively low and does not appear to influence the program outcome in terms of men’s reassault” (p. 10). The reanalyzed data lead to the opposite conclusion. The policy and practice implications are that the high rate of assault by women, including
initiation of violence by female partners, needs to be addressed to enhance the effectiveness of programs to prevent and stop violence against women.

Keywords
assault, gender symmetry, partner violence, prevention, treatment





19 luglio 2019

TRENTA ANNI DI NEGAZIONI CHE LA VIOLENZA DI GENERE E' UGUALMENTE RIPARTITA...

Un articolo che riporta dati, non teorie o teoremi. 

Abstract
The first part of this article summarizes results from more than 200 studies that have found gender symmetry in perpetration and in risk factors and motives for physical violence in martial and dating relationships. It also summarizes research that has found that most partner violence is mutual and that self-defense explains only a small percentage of partner violence by either men or women. The second part of the article documents seven methods that have been used to deny, conceal, and distort the evidence on gender symmetry. The third part of the article suggests explanations for the denial of an overwhelming body of evidence by reputable scholars. The concluding section argues that ignoring the overwhelming evidence of gender symmetry has crippled prevention and treatment programs. It suggests ways in which prevention and treatment efforts might be improved by changing ideologically based programs to programs based on the evidence from the past 30 years of research.

Clicca qui per leggere
"Thirty Years of Denying the Evidence on Gender Symmetry in Partner Violence: Implications for Prevention and Treatment" del prof. Murray A. Straus, PhD, University of NewHampshire, Family Research Laboratory, Durham


Leggi qui gli altri articoli di Straus sulla violenza nella coppia


17 luglio 2019

ANCORA SUL GIOCO DELLE TRE CARTE

Voglio dire la verità.

Questo blog non può diventare ...l’ente riciclatore di quegli interventi che altri blog, fintamente democratici e fintamente pronissimi al dibattito, non pubblicano, per non sconfessare le proprie teorie e le proprie assurdità.

Lo abbiamo detto l'altra volta, nel penultimo post: sono blog che fanno il gioco delle tre carte, e io sono portato a trovare molto più simpatico chi li dirige, abilissimo (o abilissima?) a ingannare i lettori e far credere che tutti possano intervenire, dire la loro, che il dibattito sia democratico e rispettoso, e poi comportarsi proprio al contrario.
Mi sono meno simpatici, lo ammetto, proprio coloro che invece si incaponiscono a voler dire la loro in quel blog che non li rispetta affatto e non li vuole proprio sentire, e anelano a dimostrare che chi sta dall'altra parte ha torto e vuole imporre le proprie panzane.


E' chiaro che dall'altra parte c'è un truffatore ideologico che pubblica solo quello che vuole, che ti dimostra tutto e il contrario di tutto ma comunque solamente quello che gli fa comodo, e che quando gli dimostri come i conti non tornino, ti rivolta le carte in tavola dandoti prove fin troppo fasulle di quanto sbagli e di come quello che dice sia sempre vero. 
Oppure, semplicemente, se non riesce a dimostrare niente nemmeno in questo modo, ti censura le prove che porti quando sono inoppugnabili circa la assurdità delle sue pseudoteorie.

Un blogger così fa ridere: sembra il Ciarlatano di una fiera di paese e basta. E voi vi ci mettete a ragionare, a discutere, a riempire di ragionamenti che farà finta di capovolgere con la sua innata attitudine al falsificare e mistificare?

Se qualcuno si mette a lottare a chiacchiere con tipi/e del genere, spendendo ore a dimostrare che hanno torto, che imbrogliano, che le cifre -e dunque le realtà- sono altre, secondo me è stupido.

Fategli un deserto intorno, non un palco da cui pontificare imbrogliando!

Però questa notizia che linko qui sotto è veramente importante, e fa giustizia dell’idea -che qualcuno propugna come verissima e dimostrata a priori- secondo la quale i padri sono tutelati sempre e comunque.

Questa notizia, che sembra dimostrare che, a volte (o forse tante volte?), la congiura contro un papà c'è davvero.

Guardate di quale scenario ignobile si deve leggere.

E ti credo che chi ce l'ha per partito preso con i padri, non pubblica notizie del genere!
Stai “sereno”, adesso, ragazzo!

CLICCA QUI!

06 luglio 2019

UN OTTIMO ARTICOLO SUL "CASO ZERO" DI HANSEL E GRETEL

A questo indirizzo:

https://richardalangardner.wordpress.com/2019/07/06/biella-1996-il-caso-zero-degli-psicologi-arrestati/


BRUTTISSIME FAVOLE PER IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Ci sono, come noto, siti che da anni e anni conducono -non si sa perché- una battaglia contro L’Alienazione Parentale.

Alcuni di questi siti sono di orientamento “femminista”, e mostrano un grande interesse verso l’emancipazione delle donne e il contrasto alla violenza sulle donne, e non raramente si dimostrano portati a camuffare un po’ -dal mio punto di vista- le cose.

Nel senso che in genere ogni tentativo di contestare le loro cifre e i loro riferimenti ottiene il cosiddetto “effetto delle tre carte”, secondo il quale chi interviene a contestare sbaglia perché la regola per risolvere la questione è sempre da un'altra parte.

Tipico il caso di quando uno dei lettori di uno di questi blog contestò al titolare del blog che le donne lottano per le pari opportunità solo quando si tratta di posizioni apicali e dirigenziali. 

Nessun movimento, nessuna donna, nessun sottosegretario, nessuna associazione o onlus ha mai detto una virgola per far sì che le donne occupassero più posti da minatore, da altofornista, e comunque da operaio in contesti usuranti. 

Avete mai visto una donna alla guida di uno schiacciasassi per strada, o a metter bitume, o a picconare con martelli pneumatici il manto stradale? Avete mai sentito una donna, una associazione femminista, un politico desideroso di carriera rosa gridare per far sì che anche le donne occupassero ruoli del genere?

La lotta per le Pari Opportunità è sempre per fare le dirigenti, le  Primarie d’Ospedale, la Docente universitaria.

Mai per diventare minatrici, bitumatrici, operatrici ai martelli pneumatici 

Un tale provò a fare una obiezione del genere in uno di questi blog, e apriti cielo. Al poveretto venne risposto che non aveva capito niente, e che quello era un problema di lotta al sistema, di sfruttamento del lavoro, e via dicendo, e che non riguardava ovviamente le lotte femminili.

In sintesi, quando bisogna fare le dirigenti il problema è nel sesso, ma se si deve parlare del fatto -incontroveribile- che nei lavori usuranti vige incontrastata la mortalità maschile, che sono solo gli uomini a fare i minatori, gli altofornisti, ma anche gli operai che riassestono le strade, il problema diventa tutt'altro: non più il genere, ma lo sfruttamento del lavoro, quello della classe operaia, il Padrone che sfrutta i poveri, e bla bla bla e bla bla bla, e le Pari Opportunità non c’entrano più nulla, come non c'entrano più nulla le discriminazioni di genere. 

Nei lavori pesanti, quelli in cui si muore davvero e a morire sono gli uomini, secondo i siti parafemministoidi di questo tipo, non ha senso parlare di discriminazione di genere: gli uomini non sono mai discriminati. Però continuano a morire solo loro.

Al massimo, questi siti ti rispondono che le donne sono maggiormente vittime di incidenti domestici e/o legati al lavoro domestico, ma di fronte all’obiezione che nel lavoro domestico non c'è un datore di lavoro che ti sfrutta o che ti costringe a non avere condizioni di sicurezza, e che comunque le condizioni di sicurezza nel lavoro casalingo te le puoi in larghissima misura autodeterminare, ripartono dall’altra parte della forbice, dicendo che il problema è nello sfruttamento da parte dell’uomo sulla donna, che la discriminazione non c'entra niente, e via di seguito: e così, spezzettando il circuito logico ed esplicativo (il maschilista sfruttatore è in questo caso tale in casa, ma quello che muore nei cantieri o nelle miniere, o si cuoce per strada non è più un maschio ma uno sfruttato dal sistema), si rigenera il gioco delle tre carte.

Che (parere di chi scrive) permette ad un discorso apparentemente libertario, moderno e progressista, di nascondere quanto sia in realtà retrivamente razzista, di destra classista, e totalmente illiberale. 

Veniamo allora all’attualità. 
Al momento, questi blog hanno un grande problema: le vicende della associazione Hansel e Gretel. 
Un film premonitore
Clicca qui per la scheda! 
Alcuni operatori di questa associazione sono stati arrestati -attenzione: parliamo di professionisti ancora in attesa di giudizio- per i fatti di cui parlano tutti i giornali, e anche in un precedente articolo di questo blog.

Premesso dunque che chi non è stato dichiarato colpevole è al momento del tutto innocente, veniamo al punto nodale. Per questi blog, il punto nodale è che qualcuno di questi operatori arrestati (e in attesa di giudizio) si è più volte espresso contro “i sostenitori” dell’Alienazione Parentale, quelli cioè accusati di seguire l’apologeta della pedofilia Gardner (falso), e di voler coprire con tale menzogna i propri abusi, e cioè la violenza alle donne e ai bambini di cui sono accusati e da cui si difendono invocando appunto l'Alienazione Parentale.

Detto da un tale attualmente agli arresti domiciliari perché  accusato di aver “alterato lo stato psicologico ed emotivo attraverso modalità suggestive e suggerenti con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale”  per “convincere la minore dell’avvenuta commissione dei citati abusi”, la questione è un tantino inquietante.

Qualcuno potrebbe infatti pensare che questa posizione ideologica serviva, almeno in qualche caso o comunque come premessa teorica da divulgare, a creare un obiettivo contro cui aizzare l’attenzione pubblica per coprire quanto invece accadeva nei loro studi e, comunque, precostituirsi un’arma di difesa per rispondere alle contestazioni dei genitori cui, per abusi mai commessi, venivano tolti ai figli.

Detto in altri termini, fa cioè pensare che proprio chi sarebbe stato “beccato” a inventarsi falsi abusi per rubare bambini ai genitori, era poi lo stesso che accusava i genitori pretesamente abusanti di utilizzare l’Alienazione Parentale per coprire i propri abusi. Potrebbe essere anche definita -e si ricorda: sono tutte illazioni- come una operazione di influenzamento. Un'operazione di "influenzamento" (che in realtà è una tipica azione da servizi segreti), mira a creare un'opinione pubblica favorevole ai propri interessi.
D'altra parte, chi sta commettendo un reato del genere (caso per adesso non dimostrato: si ricorda che tutti gli indagati sono innocenti fino a prova contraria), ha tutto l’interesse a creare una cultura in cui tutto quello che si oppone ai suoi intenti deve apparire come un'operazione turpe e malvagia (che è esattamente come vengono descritti coloro che ritengono l'Alienazione Parentale un fenomeno reale e non un modo per difendersi perché scoperti pedofili).  

Chiariamo di nuovo: queste sono comunque e ovviamente solo illazioni, che nel caso andrebbero comunque verificate, perché avere una posizione ideologica o professionale su un fenomeno (l'Alienazione Parentale) non significa certo aver dimostrato la propria colpevolezza in altro campo (quello dell’aver operato per costringere dei bambini ad accusare i propri genitori per poterli dare in affido a propri conoscenti o curarli nel proprio studio). 
   
Quello che però è interessante è la posizione di questi blog femministi, che appena udita la notizia di questi arresti si sono precipitati a chiarire il proprio pensiero e le proprie posizioni.

Ovviamente prendendo le distanze, chiarendo, specificando che loro sono contro queste torture, che bisogna andare a fondo, eccetera eccetera eccetera.

Però spendendosi soprattutto su un particolare: non dimentichiamo il femminicidio! Per carità!
E nemmeno i “veri” abusi sui minori. O le altre violenze su donne e bambini!

Qual è, cioè, la paura di queste profonde pensaiole?

Che questa vicenda della associazione “Hansel e Gretel” faccia dimenticare la violenza alle donne e ai bambini, e/o che la gente inizi a pensare che siano dei bluff. Che coprano appunto altre magagne e altre violenze.

Ovvio che non è così, e ce ne guarderemmo bene dal pensarlo. Il fatto che abbiano -forse!- beccato uno che -forse!- costringeva i bambini a produrre false testimonianze di abusi sessuali mai avvenuti, non implica certo che tutti gli abusi sessuali e le violenze denunciati siano falsi.

Gli articoli in questione dimostrano però un altro punto, quello da cui siamo partiti. E cioè che si gioca sempre al gioco delle tre carte, in questi blog, perché a dover trionfare sono sempre gli assunti  -indimostrati e indimostrabili- di chi scrive, secondo i quali il vero problema è che ci si possa dimenticare della violenza sulle donne e i bambini, problema che deve essere di fatto anteposto al resto. 

Anzi: invece di chiedersi se -dopo quanto accaduto a Reggio Emilia non sia tutto il sistema di affido dei minori, e di valutazioni delle adeguatezze genitoriali a dover esser messo in crisi- le pensaiole di questo tipo cercano di correre ai ripari e intimare che, comunque, bisogna continuare a pensare al maschio come colpevole: quando è invece vero che semmai è il “genitore”  in quanto tale ad essere violato costantemente da un sistema che si è di fatto dimostrato abusante e comunque facilmente manipolabile e utilizzabile proprio nel suo volersi porre a tutela dei minori.

Detto in altri termini, la vicenda in questione dimostra che ancora una volta il problema è colpevolizzare il mondo maschile sempre e comunque, senza andare ad analizzare mai il problema nella sua reale, o quanto meno possibile, vera genesi.

Ci ha scritto infatti un signore, che lamenta come abbia più volte cercato di scrivere la sua su uno di questi blog, e come il suo scritto sia stato sempre censurato.
I suoi interventi erano rivolti ai casi in cui a madri che avevano denunciato episodi di violenza e di sopraffazioni verso sé stesse ed i figli da parte dei propri partner, fossero stati tolti, quasi come per punirle delle denunce, i bambini.

Le tesi del signore non erano e non sono del tutto peregrine: se non si entra nel vivo di queste vicende, sostiene lui, non possiamo escludere che madri del genere siano da considerarsi non adeguate proprio perché abbiano portato avanti convivenza e gravidanza nonostante avessero chiari segni di avere a che fare con un partner problematico e violento.

E questo è un punto fondamentale, perché la cosiddetta “collusione” nelle coppie è un problema serio e gravissimo, e se da un punto di vista penale, per così dire, non può certo essere presa in considerazione, per quanto riguarda le problematiche psicologiche -soprattutto quelle legate ai problemi di adeguatezza genitoriale- bisogna affrontare le cose con presupposti diversi. E uno di questi punti è chiedersi se una madre che ha scelto di fare un figlio con un soggetto violento, non abbia dimostrato da subito di non riuscire a tenere nella giusta considerazione il futuro del proprio figlio.

Sicuramente questo discorso può essere gravemente frainteso, ed è bene farlo specificando chiaramente i contorni del problema e di ciò che si vuol dire, ma è comunque un discorso che può, e forse deve, esser fatto. 

Dunque, sia chiaro: non stiamo assolutamente dicendo che una donna che si lega ad un uomo violento debba per questo subire la violenza di questi, o essere punita per averlo lasciato.

Però si deve seriamente prendere in considerazione quanto questo comportamento possa discendere da problematiche psicologiche irrisolte che possono in qualche modo riflettersi sulla adeguatezza genitoriale della donna.

Il punto è che ci sono molte -forse moltissime- donne che allacciano relazioni con uomini violenti, e le portano avanti sperando che con il tempo loro riescano a cambiare quel “lui” così problematico,  o che ci riesca una gravidanza.

Sono le donne che passano anni e anni a cercare di "cambiare" questo lui "violento", e che solo dopo si scoprono -o anche "diventano"- vittime, o che si accorgono solo dopo anni, o dopo la nascita di un figlio, che l'uomo che hanno avuto accanto per anni e che hanno scelto come padre dei loro figli, non ha nessuna adeguatezza genitoriale.

Premesso che non si sta qui -assolutamente- dicendo che questa sia una colpa (anzi: è un esser vittime), occorre però riflettere se un comportamento del genere non implichi, in qualche caso, un problema psicologico che comporti -o possa esitare in- una scadente adeguatezza genitoriale. Chi tutela un minore da una madre che ha portato avanti a tutti i costi una storia violenta, e non è stata capace di interromperla?

Occorre qui riflettere su due punti. 
1) Un bambino -un figlio- deve essere “pensato” solo come un diritto della madre?
2) È possibile che l’unica alternativa che si concepisca in questi casi si fondi sull’assioma: “le tolgono il figlio = le danno una punizione”?

Perché rispondere “si” a queste domande implica un ruolo onnipotenziale della madre, che vede nel figlio solo un “suo” diritto, e che individua nel figlio un premio o una punizione per sé, e non il suo essere una persona che mette al mondo un individuo con precisi diritti al proprio esistere. 

Quante sono le donne che diventano vittime perché sperano sino all’ultimo di riuscire a cambiare il partner violento che hanno accanto? Sicuramente sono delle vittime, sicuramente non sono delle colpevoli, ma altrettanto sicuramente potrebbero essere portatrici di problemi psicologici assolutamente profondi e in grado di mettere a rischio la vita del figlio. 

Si ripete: non stiamo dicendo qui che si tratti di una colpa. Stiamo parlando di quello che consideriamo un possibile sintomo di un possibile disagio. Ma se questo implica un rischio per il minore, possiamo cavarcela dicendo che siccome la madre non è colpevole, allora ha diritto a restare con il figlio?

Ed il diritto del figlio di avere un futuro protetto, è considerato, in questa ipotesi?

Ecco: quando si va a fare questi discorsi in questi siti nei quali l'Alienazione Parentale è sempre considerata un trucco per difendersi dalle accuse di pedofilia, e l’unico problema a cui si pensa in casi come questo di Hansel e Gretel è che non ci si dimentichi delle “vere” violenze a donne e bambini (come se quelle descritte nei capi d’accusa fossero “false” e non meritassero preoccupazioni), o si viene censurati, o -se va bene- ti dicono che il problema è tutto dall'altra parte e -ovviamente- hai sbagliato tutto, perché sei maschio, maschilista, e dunque cattivo.

Amen, Rob


Beeep