23 febbraio 2019

LA PAS ARRIVA IN COREA DEL NORD: ANCHE LI’ PER COPRIRE UN SOPRUSO TIRANO FUORI L'ODIO CONTRO IL PADRE

La Corea del Nord un paese patriarcale?
Ma quando mai: come tutte le terre comuniste, ha una dimensione matriarcale dominante: tutti uguali, tutti vestiti allo stesso modo, tutti privi di autonomia e capacità, tutti soggetti passivi dei voleri altrui, tutti oggetti a cui provvede -o non provvede- la stessa entità che li priva di autonomia, identità, libertà.
Una Grande Madre nella sua polarità divorante


Non è un caso che per spiegare l’allontanamento di una figlia dalla famiglia, lo si spieghi con il suo “odio” per il “padre”.

Che ad usare questa spiegazione sia una dittatura, dunque, è qualcosa che non sorprende: avviene anche qui, quando in una famiglia c'è una dittatura.

https://www.quotidiano.net/esteri/figlia-ambasciatore-nordcoreano-1.4455883

17 febbraio 2019

MAMMA GLUTEN E... FATHER FREE RINVIATA A GIUDIZIO SU RICHIESTA DEL POOL ANTIVIOLENZE DI ROMA

La dr.ssa Monteleone è il PM che ha richiesto il rinvio a giudizio.
Dirige il pool antiviolenze della Procura di Roma, ed è in prima linea per la difesa dei soggetti deboli.
Ed è evidente che questa richiesta di rinvio a giudizio ha un significato ben preciso: la mamma non è sempre una mamma.

Dal Corriere.it
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_febbraio_17/bimbo-celiaco-perizia-smentisce-mamma-processo-5a36860e-3222-11e9-852c-5b9cfb7b87c6.shtml

IL CASO
«Il bimbo è celiaco», perizia la smentisce. Mamma a processo
Per anni la donna, 46 anni, ha imposto al figlio una dieta tarata sulla presunta intolleranza alimentare. Ora è accusata di maltrattamenti e il ragazzino, oggi 11enne e che la madre non aveva neanche voluto vaccinare, è stato affidato ai nonni materni
di Giulio De Santis
«Il bimbo è celiaco», perizia la smentisce. Mamma a processo shadow
Mai una fetta di torta. Pizza e piadine eliminate. Via anche gli spaghetti. È la dieta imposta per anni da una mamma al figlio nella convinzione che il piccolo fosse celiaco. Certezza granitica smentita da una perizia del Tribunale, che ha comportato il rinvio a giudizio dell’imputata 46enne con l’accusa di maltrattamenti. Stesso provvedimento nei confronti del suo compagno, un avvocato di 80 anni.
La decisione è successiva al provvedimento con cui il Tribunale per i minori ha dichiarato la decadenza della potestà genitoriale per la signora, stabilendo allo stesso tempo di revocare la sospensione della potestà al papà, assistito dagli avvocati Giuseppe Falvo e Federica Mondani.
All’interno della coppia, separata, i conflitti sono esplosi nel 2012, anno in cui la donna ha cominciato a sollevare dubbi intorno alla presunta celiachia del figlio. Peraltro la signora, convinta no vax, non lo ha fatto vaccinare fino all’anno scorso, quando aveva 11 anni. Ora il ragazzino, dopo essere stato vaccinato, va a scuola in una località della Toscana ed è affidato alle cure dei nonni materni. Che sono costretti, ancora adesso, a barcamenarsi tra trucchi e fandonie con il nipote, pure lui certo di essere celiaco.
La nonna materna ha raccontato ai pm Gabriella Neri ed Elena Fazi: «Mio nipote ormai è convinto di essere celiaco e lo imbroglio dicendogli che fa la dieta voluta dalla mamma». Bugie che l’anziana signora – lodata dalla Corte d’appello per come educa il piccolo - è costretta a dire pure a sua figlia perché «se venisse a saperlo (che il nipote mangia il glutine, ndr), si arrabbierebbe molto».

17 febbraio 2019 | 09:17

da Il Gazzettino

https://www.ilgazzettino.it/italia/cronaca_bianca/roma_alimenti_celiaci_roma-4306002.html

di Adelaide Pierucci
Ha perso la patria potestà del figlio per la fissazione del gluten free. E dopo aver allontanato il padre del piccolo con false accuse, sostenendo che fosse un violento e avvelenasse il figlio col glutine, è finita pure a giudizio con l’accusa di maltrattamenti. Dietro all’ossessione che il bambino, ora dodicenne, fosse celiaco (pur non essendolo) si celava, secondo la procura, la volontà di imporgli un rapporto esclusivo, fusionale, coltivato in maniera alienante, che ha comportato la «negazione della bigenitorialità». L’apertura del processo a carico della donna, una professionista romana di 40 anni, è stato disposta, ieri, su sollecito del procuratore aggiunto Maria Monteleone e i pm Maria Gabriella Fazzi e Elena Neri. La mamma a giudizio per maltrattamenti, per lo più psicologici, nei confronti del figlio, - un caso raro in ambito giudiziario - non sarà sola sul banco degli imputati. Il gip Francesco Patrone ha disposto il giudizio anche per l’ex difensore, l’avvocato Carlo P., a cui è contestata pure la diffamazione: avrebbe perseguitato con raffiche di denunce e offese anche sul web i magistrati, gli specialisti e gli operatori della casa famiglia che si sono occupati del caso o del piccolo. «Un bimbo messo al carcere duro». «È impressionante che, come la madre, il bambino si consideri celiaco pur non essendolo», aveva scritto il tribunale per i minori nel decreto che aveva disposto l’inserimento a Villa Betania. I dieci a scuola, la frequentazione di un circolo sportivo esclusivo, le lezioni private di inglese e di tennis (il piccolo ha giocato anche con Fiorello), la casa in un complesso con piscina, non bastavano, secondo i giudici, ad assicurargli serenità. Il bambino parlava del padre indicandolo come «quello» o lo «stupido», ritenedolo pericoloso in quanto colpevole di proporgli panini e pasta. L’uomo, bersagliato da decine di denunce risultate infondate, assistito dagli avvocati Giuseppe Falvo e Federica Mondani, ora sta seguendo un percorso di riavvicinamento al figlio. 

13 febbraio 2019

L'EROINA ANTI PAS E ANTI VIOLENZA MASCHILE SBEFFEGGIATA DALLE ALTRE FEMMINISTE.
FORSE QUELLE VERE...

Come tutti ben sanno, c'è un blog schiattoso e a cultura a km 0 che vorrebbe ciantarle chiare ai Padri Separati, e alla loro (inesistente) organizzazione internazionale, che a suo dire trama sempre nell'ombra per far trionfare il prepotere e la prepotenza maschile e patriarcale, e opprimere donne e bambini a suon di schieffoni e/o PAS.

Un blog di competenze fai da te, in cui il vero curriculum dello schiattoso che scrivo si impernia irrimediabilmente sulla descrizione di sagre paesane, di eventi a dimensione (forse, e nemmeno) provinciale, e via dicendo.

Coadiuvata da "esperti" sulla cui competenza qualcuno esprime molti dubbi,  questa competente penna (vedasi oltre il curriculum), vocifera sempre contro la PAS, che ritiene -non si sa quanto equivocando in buona fede- strumento della già citata Internazionale dei Padri, volta a opprimere le madri e i bambini e nel caso a difendere loro dalla accusa di pedofilia.

Della cosa abbiamo già parlato qui, e ci ha dato non poche soddisfazioni.

Come si sa la signora ha toni apodittici, sicuri, stentorei nella logica e nella certezza di avere sempre ragione, accompagnata com'è da uno stuolo di supporter che a volte sono più schiattosi della schiattosa.

Per questo ci ha sorpreso leggere, una bella e intelligente sorpresa, ci ha sorpreso leggere, dicevamo, una pagina di critica al rasoio portata contro la schiattosa in questione, e firmata da un gruppo di femministe che sembra avere -per i gusti di chi scrive- intelligenza fulminante e logica al rasoio.

L'articolo è del blog Femminismo a Sud: purtroppo da un po' non ospita più scritti, il che è un dispiacere, perché è una voce intelligentemente fuori da coro, da cui si può dissentire ma che esprime comunque un punto di vista alternativo e creativo rispetto agli stereotipi e al correct cui spesso ci costringono.

Questo tuttavia ci è piaciuto ripescarlo, e lo si propone qui perché fa benissimo il punto contro una critica stereotipata, saccente, e spesso priva di contenuti veri.



LO TROVATE A QUESTO INDIRIZZO (dove è molto più divertente leggerlo, perché ci aggancia altri articoli sul tema e sulla tipa!):




Santa Il Ricciocorno e la “donna vittima in quanto donna”!

Ad accompagnarsi – politicamente – all’indefesso (finché non perisci sotto la sua scure virtuale) Massimo Lizzi (10 articoli, uno di seguito all’altro, tutti contro Maschile Plurale e sono sicura che non abbia finito) c’è la santa Il Ricciocorno che ci illumina, a noi donne tutte, il cammino.

E’ una di quelle blogger che soffrono di empatia e miopia selettiva. Non vede e non critica il sessismo quando ce l’ha alla sua corte, non vede l’omofobia dei gruppi pro/mamme ai quali si accompagna, non vede neppure la violenza che praticano, abitualmente sul web, alcune sue fanatiche supporters, anzi, diciamo che accoglie sul suo blog e sulla sua pagina facebook (e se lo fai notare lei casca dal pero) commenti ingiuriosi di persone che hanno la diffamazione sulla punta dei polpastrelli, commenti livorosi di chi ha rosicamenti di culo per varie ed eventuali problematiche inerenti la psichiatria (lo dico senza stigmatizzazione ma, temo, che in certi casi la psichiatria c’entri). Diciamo che nel gruppo di cui Il Ricciocorno fa parte le rosicanti e squadriste sono, sicuramente malgrado lei, l’arma di punta che sfronda la psiche delle “nemiche” di modo che poi arriva la voce composta della santa. E’ anche possibile che le squadriste, immagino, becchino fior di denunce, per ingiuria, per diffamazione, e le sante ovviamente no. Le sante hanno ampio e legittimo diritto di critica (figuriamoci!) e comunque sono sante e basta.

Santa Ricciocorno è conosciuta perché il suo blog gronda sangue, martirio e sacrificio (materno). E’ la dea dell’indignazione e, soprattutto, è quella che evangelizza il prossimo su come debba essere considerata la “vittima”. A lei piace la vittima, donna, senza se e senza ma. Ed è talmente concentrata nella definizione, puramente scolastica, del concetto di vittima che dimentica come attorno alla vittima si possano realizzare molteplici forme di sciacallaggio. Primo tra tutti quello di chi aumenta l’audience con l’impostazione melodrammatica dei propri articoli. Più scopri le viscere ed esponi lividi e più click avrai. Così funziona il web. Poi c’è la totale incapacità di pensare le vittime al di là della dimensione puramente narcisista e personale, perché se Il Ricciocorno spostasse davvero lo sguardo altrove, invece che cercare continuamente, forse, il riflesso irrisolto di se’, vedrebbe che le vittime non sono solo quelle di cui parla lei o, talvolta, non sono proprio quelle di cui parla lei.

Poi c’è la sua maniera di presentare le donne al mondo. Quello che lei fa è apparecchiare una buona tavola e piazzarci sopra il corpo derelitto di una donna così da solleticare l’ego di maschilisti che aspirano a diventare controllori e protettori di quel corpo. Grazie a quel corpo massacrato lei trae strumentalmente quei vantaggi di chi si pone dietro o a fianco della “vittima”: è vittima lei stessa per effetto translato, è inattaccabile, non può essere soggetta a critiche e, come ha scritto una sua supporter (giuro!), è una santa (cit: che noi non saremmo neanche degne di nominare – LoL), con tutto quel che ne consegue.

Lei segue un copione prestampato, senza un’oncia di creatività e senza la capacità di allontanarsi, neppure per un attimo, dalla definizione di donna in quanto vittima per la sua connotazione biologica. Perché vedi, cara Il Ricciocorno (potrei chiamarti per nome e cognome, ma noi tuteliamo la privacy e non siamo come le fasciste del tuo fan club), se tu dici “donna vittima in quanto donna” hai schiacciato quella donna al ruolo di genere che il patriarcato ha scelto per lei. La donna, vittima da salvare, e l’uomo, il suo salvatore. L’hai praticamente relegata in un angolo di socialmente passiva inattività e mi spiace dirtelo, sinceramente, perché vedo lo sforzo che fai, sicuramente in buona fede, animata da una fervore ideologico che a volte si tramuta in fanatismo ma pazienza, però l’acume si dimostra quando ti allontani dalla narrazione dominante per cercare risposte e non quando ti inserisci nella corrente antiviolenza recitando a memoria parole già scritte. Perché è quello che tu fai. Ripeti parole a memoria. Non ti stacchi mai dalla narrazione dominante. E quella narrazione è funzionale alla cultura patriarcale.

La vittima, credimi, è un’altra cosa. La tua retorica sdegnata e nazional/populista è quella che serve al governo per fare leggi emergenziali in nome delle donne che in realtà non servono alle donne. La tua incapacità di usare una visione critica d’insieme, quando parli di donne, la tua indisponibilità all’ascolto, a volte, ti rende, che tu lo voglia o no, funzionale a logiche repressive, securitarie, più o meno fasciste, senza che tu aiuti a scardinare alcunché. Sei anche pavida, nella tua maniera di praticare militanza virtuale, perché immagini di fare opinione ma in realtà sei una perfettamente allineata che cambia idea, o aggiusta quel che ha da dire, a seconda di quello che dicono persone più autorevoli di te. Finché i centri antiviolenza non hanno scritto, chiaramente, che la legge sul femminicidio fa schifo e che i lividi nell’occhio di una vittima illustrata nelle campagne antiviolenza fanno altrettanto schifo, tu hai segnato con la tua matita rossa i post di quelle, soprattutto una, che dicevano, prima di altre, proprio questo. Perché in realtà sei una conformista, subisci, forse, il fascino della logica istituzionale ed emergenziale, ti piace immaginare che più cadaveri metti sul tuo blog e più le cose andranno meglio e invece no, non è così. Non è così che aiuti le donne.

Piuttosto che cadaveri bisogna mettere senso critico e una rilettura delle narrazioni dominanti che sia autonoma e sganciata dalle logiche che praticamente consegnano le donne in mano a istituzioni e governi affinché questi le usino per legittimarsi. Ma poi sei anche inutilmente competitiva, oltreché complottista (ma questo è tipico del gruppo di cui fai parte), pensi che le persone che scrivono di violenza fuori dai tuoi codici narrativi lo facciano con chissà quali oscuri intenti e, mentre vedi o costruisci mostri ovunque, non ti rendi neppure conto che le persone vogliono solo pensare, liberamente, con lucidità, prendendo distanza, dall’isteria collettiva, dalla logica emergenziale, vogliono pensare con lentezza, su quel che succede, senza dover subire e seguire l’onda dell’emotività.

Il tuo è un linguaggio perfettamente funzionale al sistema. Tu costruisci quel sistema, lo giustifichi, lo garantisci, ti opponi a qualunque dissenso, tu applichi repressione contro il dissenso, e anche se ti piace pensare, e capisco sia brutto sentirselo dire, che la tua lotta sia una vera rivoluzione di rivoluzionario non ha proprio niente. Tu non scardini e non rimetti in discussione niente. Principalmente non rimetti in discussione, politicamente parlando, te. Di più non ho da dirti in risposta al tuo post perché, scusami, ma non ti considero una interlocutrice interessante. Al più, quando e se ti leggo, e capita soltanto quando hai deciso che la tua penna rossa deve passare dalle nostre parti, provo una enorme noia e qualche volta un po’ di tristezza. Quanti bit sprecati per rendere un servizio al patriarcato. Quanta mancanza di creatività e senso critico nel recitare un copione da femminismo addomesticato al volere delle istituzioni. Quanta indignazione pedante e paracula, da personcina compita che manifesta ordinata (attenta all’acconciatura!) e che solleva il sopracciglio e fa la faccia sdegnata per moralizzare le vite altrui. Vuoi farci credere che tu stai nelle barricate ma non ti ci vedo a praticare resistenza, a beccare manganellate e fare a botte con i tutori dell’ordine in nome di un’idea. Perdonami, ma ti vedo più come quella che si accompagna, casomai, ai tutori dell’ordine per chiederne l’intervento per dare addosso all’altra manifestante, quella che parla un linguaggio un po’ più originale del tuo, perché lei non cammina esattamente come cammini tu e non marcia secondo i tuoi parametri di camminamento.

Allora pace. Continua a ritenerti una ribelle anche se sei punto di riferimento di squadriste fanatiche. Quando e se, però, qualcuno ti dice che tu esalti le folle di forcaiole, spendi due neuroni in più per pensarci, perché non è un’accusa, e neppure un insulto, è una critica politica, è tempo speso in uno sforzo di considerazione nei tuoi confronti e non è nemmento detto che lo meriti. Non è scontato che io spenda tempo per dirti queste cose che considero un valido contributo, se ne capirai il valore, ma dubito che apprezzerai quello che ho scritto. In generale, poi, il web è grande, e io sono per la libertà di opinione. Vale anche per te, e però, ti prego, non pensare che questo significhi che tu c’entri qualcosa con i miei interessi.

Cordiali Saluti

La Strega

Ps: mi raccomando, a voi del fun club, di minacciare querele a più non posso, perché Lizzi e Ricciocorno possono criticare chiunque ma noi no, noi non possiamo.

08 febbraio 2019

IL CAZZIATONE AGLI PSICOLOGI ITALIANI DI LINDA NIELSEN, ESPERTA DI AFFIDO CONDIVISO

Linda Nielsen, della Wake Forest University, e grande esperta di affido condiviso (e dell'importanza dei contatti padre-figlio) ha diffidato il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi perché nel documento presentato in Senato contro il DDL 735, avrebbe travisato il suo reale parere.

Leggi qui sotto dal sito FIGLI PER SEMRE:

http://www.figlipersempre.com/res/site39917/res715906_Linda-Nielsen-diffida.pdf?fbclid=IwAR1vaZB_Se2TRZfO_sCvx7laCoU1rfW05exx9Tz5BDfJ-zpn31cyefXP8z8

Il sito di Linda Nielsen:
http://users.wfu.edu/nielsen/


QUELLO CHE PRESA DIRETTA NON HA PRESO NE' IN DIRETTA NE' IN DIFFERITA

E' l'intervista al dr. Vezzetti, pediatra e uno dei più competenti studiosi italiani delle conflittualità genitoriali.Ovviamente a PRESA DIRETTA tutto quello che c'è qui è stato tagliato.Amen

03 febbraio 2019

IL PADRE BIOLOGICO E' LA MIGLIOR TUTELA PER UN BAMBINO

R.I.P. PER IL PICCOLO GIUSEPPE, UCCISO A SETTE ANNI DAL CONVIVENTE DELLA MADREhttps://www.ilmessaggero.it/italia/bimbo_ucciso_cardito_funerali_diretta_ultima_ora-4273199.html

Episodi come questo di Cardito, in cui un bambino di sette anni è stato ucciso dal convivente della madre, confermano l'assunto secondo il quale la presenza del padre biologico rappresenta una tutela maggiore per un bambino, rispetto ai vantaggi che potrebbe dare la presenza nel nucleo familiare di una figura maschile estranea al piccolo.


VEDI, PER TUTTI, CHIARA DI CRISTOFARO NE IL SOLE 24ORE:https://alleyoop.ilsole24ore.com/2017/04/20/la-vita-e-piu-facile-se-si-vive-col-papa-biologico/

La vita è più facile se si vive col papà (biologico)?In una famiglia composta da una madre single con figli, l’arrivo del padre biologico nel nucleo familiare ha effetti positivi per i bambini in termini di salute fisica, psicologica e capacità cognitive. Se però a unirsi alla famiglia è un padre non biologico, per i bambini i benefici sono nettamente inferiori. E’ l’esito di un’ampia ricerca realizzata dalla London School of Economics su oltre 7mila famiglie

Un'altra tragedia provocata da un nuovo partner:
https://www.ilmessaggero.it/roma/news/bambina_22_mesi_picchiata_compagno_madre_ariccia_grave-4299851.html