13 febbraio 2019

L'EROINA ANTI PAS E ANTI VIOLENZA MASCHILE SBEFFEGGIATA DALLE ALTRE FEMMINISTE.
FORSE QUELLE VERE...

Come tutti ben sanno, c'è un blog schiattoso e a cultura a km 0 che vorrebbe ciantarle chiare ai Padri Separati, e alla loro (inesistente) organizzazione internazionale, che a suo dire trama sempre nell'ombra per far trionfare il prepotere e la prepotenza maschile e patriarcale, e opprimere donne e bambini a suon di schieffoni e/o PAS.

Un blog di competenze fai da te, in cui il vero curriculum dello schiattoso che scrivo si impernia irrimediabilmente sulla descrizione di sagre paesane, di eventi a dimensione (forse, e nemmeno) provinciale, e via dicendo.

Coadiuvata da "esperti" sulla cui competenza qualcuno esprime molti dubbi,  questa competente penna (vedasi oltre il curriculum), vocifera sempre contro la PAS, che ritiene -non si sa quanto equivocando in buona fede- strumento della già citata Internazionale dei Padri, volta a opprimere le madri e i bambini e nel caso a difendere loro dalla accusa di pedofilia.

Della cosa abbiamo già parlato qui, e ci ha dato non poche soddisfazioni.

Come si sa la signora ha toni apodittici, sicuri, stentorei nella logica e nella certezza di avere sempre ragione, accompagnata com'è da uno stuolo di supporter che a volte sono più schiattosi della schiattosa.

Per questo ci ha sorpreso leggere, una bella e intelligente sorpresa, ci ha sorpreso leggere, dicevamo, una pagina di critica al rasoio portata contro la schiattosa in questione, e firmata da un gruppo di femministe che sembra avere -per i gusti di chi scrive- intelligenza fulminante e logica al rasoio.

L'articolo è del blog Femminismo a Sud: purtroppo da un po' non ospita più scritti, il che è un dispiacere, perché è una voce intelligentemente fuori da coro, da cui si può dissentire ma che esprime comunque un punto di vista alternativo e creativo rispetto agli stereotipi e al correct cui spesso ci costringono.

Questo tuttavia ci è piaciuto ripescarlo, e lo si propone qui perché fa benissimo il punto contro una critica stereotipata, saccente, e spesso priva di contenuti veri.



LO TROVATE A QUESTO INDIRIZZO (dove è molto più divertente leggerlo, perché ci aggancia altri articoli sul tema e sulla tipa!):




Santa Il Ricciocorno e la “donna vittima in quanto donna”!

Ad accompagnarsi – politicamente – all’indefesso (finché non perisci sotto la sua scure virtuale) Massimo Lizzi (10 articoli, uno di seguito all’altro, tutti contro Maschile Plurale e sono sicura che non abbia finito) c’è la santa Il Ricciocorno che ci illumina, a noi donne tutte, il cammino.

E’ una di quelle blogger che soffrono di empatia e miopia selettiva. Non vede e non critica il sessismo quando ce l’ha alla sua corte, non vede l’omofobia dei gruppi pro/mamme ai quali si accompagna, non vede neppure la violenza che praticano, abitualmente sul web, alcune sue fanatiche supporters, anzi, diciamo che accoglie sul suo blog e sulla sua pagina facebook (e se lo fai notare lei casca dal pero) commenti ingiuriosi di persone che hanno la diffamazione sulla punta dei polpastrelli, commenti livorosi di chi ha rosicamenti di culo per varie ed eventuali problematiche inerenti la psichiatria (lo dico senza stigmatizzazione ma, temo, che in certi casi la psichiatria c’entri). Diciamo che nel gruppo di cui Il Ricciocorno fa parte le rosicanti e squadriste sono, sicuramente malgrado lei, l’arma di punta che sfronda la psiche delle “nemiche” di modo che poi arriva la voce composta della santa. E’ anche possibile che le squadriste, immagino, becchino fior di denunce, per ingiuria, per diffamazione, e le sante ovviamente no. Le sante hanno ampio e legittimo diritto di critica (figuriamoci!) e comunque sono sante e basta.

Santa Ricciocorno è conosciuta perché il suo blog gronda sangue, martirio e sacrificio (materno). E’ la dea dell’indignazione e, soprattutto, è quella che evangelizza il prossimo su come debba essere considerata la “vittima”. A lei piace la vittima, donna, senza se e senza ma. Ed è talmente concentrata nella definizione, puramente scolastica, del concetto di vittima che dimentica come attorno alla vittima si possano realizzare molteplici forme di sciacallaggio. Primo tra tutti quello di chi aumenta l’audience con l’impostazione melodrammatica dei propri articoli. Più scopri le viscere ed esponi lividi e più click avrai. Così funziona il web. Poi c’è la totale incapacità di pensare le vittime al di là della dimensione puramente narcisista e personale, perché se Il Ricciocorno spostasse davvero lo sguardo altrove, invece che cercare continuamente, forse, il riflesso irrisolto di se’, vedrebbe che le vittime non sono solo quelle di cui parla lei o, talvolta, non sono proprio quelle di cui parla lei.

Poi c’è la sua maniera di presentare le donne al mondo. Quello che lei fa è apparecchiare una buona tavola e piazzarci sopra il corpo derelitto di una donna così da solleticare l’ego di maschilisti che aspirano a diventare controllori e protettori di quel corpo. Grazie a quel corpo massacrato lei trae strumentalmente quei vantaggi di chi si pone dietro o a fianco della “vittima”: è vittima lei stessa per effetto translato, è inattaccabile, non può essere soggetta a critiche e, come ha scritto una sua supporter (giuro!), è una santa (cit: che noi non saremmo neanche degne di nominare – LoL), con tutto quel che ne consegue.

Lei segue un copione prestampato, senza un’oncia di creatività e senza la capacità di allontanarsi, neppure per un attimo, dalla definizione di donna in quanto vittima per la sua connotazione biologica. Perché vedi, cara Il Ricciocorno (potrei chiamarti per nome e cognome, ma noi tuteliamo la privacy e non siamo come le fasciste del tuo fan club), se tu dici “donna vittima in quanto donna” hai schiacciato quella donna al ruolo di genere che il patriarcato ha scelto per lei. La donna, vittima da salvare, e l’uomo, il suo salvatore. L’hai praticamente relegata in un angolo di socialmente passiva inattività e mi spiace dirtelo, sinceramente, perché vedo lo sforzo che fai, sicuramente in buona fede, animata da una fervore ideologico che a volte si tramuta in fanatismo ma pazienza, però l’acume si dimostra quando ti allontani dalla narrazione dominante per cercare risposte e non quando ti inserisci nella corrente antiviolenza recitando a memoria parole già scritte. Perché è quello che tu fai. Ripeti parole a memoria. Non ti stacchi mai dalla narrazione dominante. E quella narrazione è funzionale alla cultura patriarcale.

La vittima, credimi, è un’altra cosa. La tua retorica sdegnata e nazional/populista è quella che serve al governo per fare leggi emergenziali in nome delle donne che in realtà non servono alle donne. La tua incapacità di usare una visione critica d’insieme, quando parli di donne, la tua indisponibilità all’ascolto, a volte, ti rende, che tu lo voglia o no, funzionale a logiche repressive, securitarie, più o meno fasciste, senza che tu aiuti a scardinare alcunché. Sei anche pavida, nella tua maniera di praticare militanza virtuale, perché immagini di fare opinione ma in realtà sei una perfettamente allineata che cambia idea, o aggiusta quel che ha da dire, a seconda di quello che dicono persone più autorevoli di te. Finché i centri antiviolenza non hanno scritto, chiaramente, che la legge sul femminicidio fa schifo e che i lividi nell’occhio di una vittima illustrata nelle campagne antiviolenza fanno altrettanto schifo, tu hai segnato con la tua matita rossa i post di quelle, soprattutto una, che dicevano, prima di altre, proprio questo. Perché in realtà sei una conformista, subisci, forse, il fascino della logica istituzionale ed emergenziale, ti piace immaginare che più cadaveri metti sul tuo blog e più le cose andranno meglio e invece no, non è così. Non è così che aiuti le donne.

Piuttosto che cadaveri bisogna mettere senso critico e una rilettura delle narrazioni dominanti che sia autonoma e sganciata dalle logiche che praticamente consegnano le donne in mano a istituzioni e governi affinché questi le usino per legittimarsi. Ma poi sei anche inutilmente competitiva, oltreché complottista (ma questo è tipico del gruppo di cui fai parte), pensi che le persone che scrivono di violenza fuori dai tuoi codici narrativi lo facciano con chissà quali oscuri intenti e, mentre vedi o costruisci mostri ovunque, non ti rendi neppure conto che le persone vogliono solo pensare, liberamente, con lucidità, prendendo distanza, dall’isteria collettiva, dalla logica emergenziale, vogliono pensare con lentezza, su quel che succede, senza dover subire e seguire l’onda dell’emotività.

Il tuo è un linguaggio perfettamente funzionale al sistema. Tu costruisci quel sistema, lo giustifichi, lo garantisci, ti opponi a qualunque dissenso, tu applichi repressione contro il dissenso, e anche se ti piace pensare, e capisco sia brutto sentirselo dire, che la tua lotta sia una vera rivoluzione di rivoluzionario non ha proprio niente. Tu non scardini e non rimetti in discussione niente. Principalmente non rimetti in discussione, politicamente parlando, te. Di più non ho da dirti in risposta al tuo post perché, scusami, ma non ti considero una interlocutrice interessante. Al più, quando e se ti leggo, e capita soltanto quando hai deciso che la tua penna rossa deve passare dalle nostre parti, provo una enorme noia e qualche volta un po’ di tristezza. Quanti bit sprecati per rendere un servizio al patriarcato. Quanta mancanza di creatività e senso critico nel recitare un copione da femminismo addomesticato al volere delle istituzioni. Quanta indignazione pedante e paracula, da personcina compita che manifesta ordinata (attenta all’acconciatura!) e che solleva il sopracciglio e fa la faccia sdegnata per moralizzare le vite altrui. Vuoi farci credere che tu stai nelle barricate ma non ti ci vedo a praticare resistenza, a beccare manganellate e fare a botte con i tutori dell’ordine in nome di un’idea. Perdonami, ma ti vedo più come quella che si accompagna, casomai, ai tutori dell’ordine per chiederne l’intervento per dare addosso all’altra manifestante, quella che parla un linguaggio un po’ più originale del tuo, perché lei non cammina esattamente come cammini tu e non marcia secondo i tuoi parametri di camminamento.

Allora pace. Continua a ritenerti una ribelle anche se sei punto di riferimento di squadriste fanatiche. Quando e se, però, qualcuno ti dice che tu esalti le folle di forcaiole, spendi due neuroni in più per pensarci, perché non è un’accusa, e neppure un insulto, è una critica politica, è tempo speso in uno sforzo di considerazione nei tuoi confronti e non è nemmento detto che lo meriti. Non è scontato che io spenda tempo per dirti queste cose che considero un valido contributo, se ne capirai il valore, ma dubito che apprezzerai quello che ho scritto. In generale, poi, il web è grande, e io sono per la libertà di opinione. Vale anche per te, e però, ti prego, non pensare che questo significhi che tu c’entri qualcosa con i miei interessi.

Cordiali Saluti

La Strega

Ps: mi raccomando, a voi del fun club, di minacciare querele a più non posso, perché Lizzi e Ricciocorno possono criticare chiunque ma noi no, noi non possiamo.