Sul blog de "Il Manifesto"
IL MANIFESTO BLOG
Prima donne e bambine. A cura di Luisa Betti
(http://blog.ilmanifesto.it/antiviolenza/ )
è in corso un dibattito abbastanza sostenuto sulla PAS (Parental Alienation Syndrome)
(a questo indirizzo: http://blog.ilmanifesto.it/antiviolenza/2012/06/21/pas-no-mobbing-genitoriale-2/)
Il confronto è stato abbastanza aspro.
Ci sono state le solite accuse a Gardner, e i soliti punti di vista sulla PAS.
E' stato sostenuto che Gardner era un impostore nemmeno laureato in medicina, e che -come per esempio chi scrive- quanti "credono" alla PAS o "propagandano la PAS" propagandano una "falsa malattia" e danno credito ad un impostore, dal momento che non è dimostrato che Gardner fosse laureato.
Se la questione della PAS come sindrome nosografica autonoma ha una sua dignità epistemologica e nosografica (ma per questo è un tema sul quale solo specialisti ben competenti possono dire validamente la propria, gli altri limitandosi a poter esprimere opinioni da supporter o fan di questa o quella fazione, perché per dirimerla occorre conoscer bene la psichiatria e l'epistemologia della psichiatria, materie non certo accessibili ad un "Mario Rossi" qualsiasi), il contendere sulla laurea di Gardner è quanto meno risibile, e chi lo pone come pietra fondamentale per discutere della PAS, fa una serie di errori talmente marchiani da autodenunciarsi come vero e proprio incompetente del settore.
Gardner non avrebbe mai potuto scrivere su riviste scientifiche che sottoponevano i suoi articoli ai referee della commissione scientifica (82 suoi lavori risultano accreditati da Comitati Scientifici di riviste internazionali), e non avrebbe mai potuto esercitare come esperto di psichiatria e come testimone in circa quattrocento cause nei tribunali americani, perché se il suo curriculum non avesse contenuto laurea e specializzazione i suoi scritti e le sue testimonianze sarebbero stati bloccati dai controlli delle Riviste e dei Tribunali americani, senza considerare cosa avrebbero potuto dire e fare i legali delle parti contro cui Gardner si presentava (lo avrebbero distrutto prima di comparire in aula).
Opinioni del genere esprimono una grande puerilità argomentativa, ma soprattutto la volontà di offendere e delegittimare Gardner e colpire con accuse offensive e prive di argopmentazioni chi lavora alle sue teorie(non necessariamente condividendole tutte), perché è come accusare il professionista che le utilizza di essere un truffatore che spaccia malattie false inventate ad arte da uno che non era nemmeno un medico.
Offese, dunque.
Ed è proprio questo il punto.
Perché
- spostiamoci un attimo di notizia- di questo blog de Il Manifesto si
è parlato anche sul sito di Adiantum.it.
In
termini certo molto critici, verso la dottoressa
Betti e verso il blog da lei gestito, accusati di essere di parte e
di privilegiare la tutela delle bambine e delle donne vittime di
violenza, ignorando che anche i bambini e gli uomini sono vittime di
violenza.
Premetto che, per quanto mi riguarda e sino ad ora, la dr.ssa Laura Betti, amministratrice del blog, ha sino ad ora lasciato ampia libertà a chiunque scrivesse.
Premetto che, per quanto mi riguarda e sino ad ora, la dr.ssa Laura Betti, amministratrice del blog, ha sino ad ora lasciato ampia libertà a chiunque scrivesse.
Adiantum ha però una sua visione di tale blog e così intitola il pezzo contro la dr.ssa Betti:
E così
scrive:
"Chi
è Luisa Betti ? Teorica del Femminicidio e sostenitrice della bufala
del "ritorno alla patria potestà" che albergherebbe nel
DDL 957 (c.d. Condiviso bis), dal suo stesso sito leggiamo che è
"una
giornalista esperta di Diritti Umani su donne e minori, e per Il
Manifesto scrive su argomenti che riguardano violenza di genere,
diritti dei minori, discriminazione e trafficking sessuale".
Il suo blog è,come
lei stessa scrive,
"una
finestra sulla violazione dei diritti delle donne e dei minori, un
contributo e un tentativo di dare voce e visibilità a chi non riesce
a difendersi, scoperchiando quel vaso di Pandora che riguarda la
discriminazione di genere dove il silenzio incombe come una cappa
indistruttibile e regna incontrastato in questo Paese. Ci sono
notizie che riguardano la violenza sulle donne che non è solo
violenza sessuale ma anche violenza psicologica, economica, fisica,
fatta non solo da uomini “sconosciuti” ma anche a casa, nelle
istituzioni, nei posti di lavoro, nelle scuole, tra la gente, in
strada, ovunque. Ci sono approfondimenti sulla violenza assistita dai
minori all’interno delle mura familiari e dei danni che causa, si
parla di spose bambine, di stupri di guerra, del traffico di esseri
umani che costringe minorenni di tutto il mondo a prostituirsi dopo
essere state sottoposte a sevizie e violenze inaudite, di leggi che
non tutelano e non salvano queste donne, di discriminazione a scuola,
nel lavoro, nella politica, a casa, mentre cammini e mentre respiri,
insomma da quando una donna viene al mondo".
Dio,
viene l'ansia a leggerla. Di fronte a quanto scritto nell'ultimo rigo
I 7.000.000 di donne vittime di violenza in Italia - che è un altra
bufalona, questa volta dell'ISTAT - si mettono a ridere di gusto,
tanto è pesante lo scenario che ha ritratto. A parte il fatto che in
Italia di spose bambine non ne vediamo da qualche secolo, vuole
spiegare la Betti che fine fanno i bambini (maschi) vittime del
traffiking sessuale nel Sud-Est asiatico ? Lo sa la Betti che questi
bambini vengono sfruttati esattamente come le bambine ? Lo sa o fa
finta di non saperlo ?
Non
importa, prima vengone le bimbe.
E
i bimbi, i minori maschi vittime di pedofilìa e stupro ?
"Fatti
loro", il suo blog non li contempla. Sono maschi e vengono
"dopo". "
Argomentazioni
che hanno un loro spessore, e sulle quali ci si potrebbe confrontare.
Personalmente
non so chi abbia firmato l'articolo, e non ho alcun rapporto con
Adiantum, ma
se fossi nella dr.ssa Betti avrei risposto dal suo blog all'articolo,
spiegando le mie ragioni.
La
dottoressa Betti si è invece limitata ad esternare il proprio
sentimento di offesa per la critica che a suo parere l'articolo
contiene contro la sua professionalità e correttezza. Così
scrivendo sul blog in questione:
"G.li
lettori e lettrici, mi duole apprendere che mentre ospito sul mio
blog e pubblicamente il dibattito sulla Pas e sul mobbing genitoriale
senza neanche intervenire per lasciare piena libertà di espressione
a tutti e tutte, sia i pro che i contro, sul sito di adiantum – in
cui molti di quelli che qui sono intervenuti a favore della Pas e del
ddl 957 scrivono e intervengono – apprendo che si mette in dubbio
la mia professionalità, svilendo la mia persona e i temi di cui mi
occupo, accusandomi di discriminazione e di incompetenza. Non so come
leggere un tale comportamento, fatto sta che di certo non va a vostro
favore. Pensavo si potesse interloquire con un dialogo costruttivo e
non offensivo. Ma forse sono stata troppo ottimista. Grazie"
Si
può obiettare molto a questo intervento. Sostanzialmente
argomentando su due punti:
-
la critica di Adiantum è una critica, condivisibile o meno, e non
certo un'offesa. Adiantum si è limitato a scrivere che il blog in
questione, e la dottoressa Betti, esprimono una posizione molto di
parte, che pretendono di tutelare le donne e le bambine ma non uomini
e bambini. Cosa c'è di tanto grave e tanto falso?
Ci si può offendere subito, appena si riceve una critica?
Da questo punto di vista, la cosa può sembrare quanto meno vessatoria: non esiste il diritto di critica, perché basta definire "una offesa" l'argomentazione che non piace. Comodo, no?
Ci si può offendere subito, appena si riceve una critica?
Da questo punto di vista, la cosa può sembrare quanto meno vessatoria: non esiste il diritto di critica, perché basta definire "una offesa" l'argomentazione che non piace. Comodo, no?
-
la dr.ssa Betti ha lasciato correre sul suo blog molte offese alla
professionalità e all'onestà verso alcuni intervenuti: primo fra
tutti a chi scrive. Non si è mai indignata e non ha mai pensato di
dover intervenire a tutela mia e della onestà delle mie
affermazioni. Anche se di fatto a me hanno detto di peggio: che
spacciavo malattie false, truffando di fatto la credulità popolare,
e davo credito ad un impostore senza laurea.
Questo
era scritto da interventi chiaramente anonimi o con nomi ...di
fantasia, e sono affermazioni che fatte contro un medico come me sono
pesanti e offensive.
Ma
la dr.ssa Betti non è mai intervenuta, non si è offesa affatto, non le ha considerate affatto delle offese, e non ha pensato di dover tutelare la professionalità
di nessuno.
E
di certo non gliel'ho chiesto io.
Il
punto diventa allora un altro.
Siamo
in presenza -per caso?- di una delle tante prove per cui il pensiero
"femminista" opera sempre con due pesi e due misure?
Quando
le offese e le accuse di truffaldineria sono state fatte a me, cioè
al "maschio maschilista", al professionista che (secondo
chi mi criticava) difendeva le tesi "maschiliste", nessuno
si deve offendere, nessuno si inalbera per le professionalità
denigrate, nessuno interviene a lamentarsi ed invocare correttezza.
Quando
invece le critiche sono state rivolte alla "femminista",
subito la dottoressa si è sentita vittima, e se ne è lagnata sul
blog, invocando ovviamente il dato che lei è stata liberale e
democratica, ed in cambio ha ricevuto offese e accuse gratuite su
Adiantum.
A
parte il fatto che l'articolo su Adiantum poteva esser benissimo
percepito solo come critiche cui rispondere con molti argomenti,
siamo sempre in presenza dell'ideologia che si autoafferma, secondo
cui vengono prima le donne e le bambine, e agli uomini e ai bambini
si può dire (e fare) di tutto e nessuno interviene?
Ho
scritto dunque una risposta sul blog.
Dopo
un giorno e mezzo non è stata approvata. In genere, gli interventi
dei "contrari alla PAS" vengono pubblicati dopo pochissime
ore.
Pubblico
dunque qui la mia risposta.
Che
sicuramente sarà approvata dopo la pubblicazione di questo post...
Egregia dr.ssa
Betti,
ha tutta la mia solidarietà.
Però, volendo fare l’avvocato del diavolo, vorrei esporre un mio punto di vista.
Premetto che non ho alcun rapporto di alcun tipo con Adiantum, che non so chi abbia firmato quel pezzo e che non condivido nemmeno tutte le impostazioni di Adiantum (ad es., sull’affido condiviso nicchio un po’: ritengo non sia possibile una algebrizzazione dei contatti, ma che occorra instaurare una cultura della relazione vs la cultura del diritto dei singoli).
ha tutta la mia solidarietà.
Però, volendo fare l’avvocato del diavolo, vorrei esporre un mio punto di vista.
Premetto che non ho alcun rapporto di alcun tipo con Adiantum, che non so chi abbia firmato quel pezzo e che non condivido nemmeno tutte le impostazioni di Adiantum (ad es., sull’affido condiviso nicchio un po’: ritengo non sia possibile una algebrizzazione dei contatti, ma che occorra instaurare una cultura della relazione vs la cultura del diritto dei singoli).
Il mio punto di
vista è che anche io sono stato oggetto -insieme ad altri- di
attacchi alla persona.
A me personalmente hanno contestato una professionalità truffaldina (spaccerei per malattia una frode), mi hanno tacciato di dar credito e propagandare le teorie di un impostore, e di essere maschilista dalla parte dei padri.
A me personalmente hanno contestato una professionalità truffaldina (spaccerei per malattia una frode), mi hanno tacciato di dar credito e propagandare le teorie di un impostore, e di essere maschilista dalla parte dei padri.
Non mi è
sembrato di sentire nessuna voce che si levava a tutela del mio
diritto a non passare per un professionista scorretto, che spaccia
teorie false e propaganda quelle di un impostore.
Lei ha si
permesso il dialogo, ma ha permesso che si dicesse anche questo, di
me (e di altri). E ha in sostanza permesso che svilissero me, la mia
professionalità, il mio impegno.
Però io non ho
detto niente, l’ho considerato parte di un confronto aspro, e non
mi sono lamentato: l’ho buttata anzi sull’ironia, alla fine.
Mi permetta
dunque una brutta provocazione -credo che lei se lo può permettere
proprio perché capace di accettare un dibattito anche urticante e a
volte offensivo.
Ma non sarà
questa, a volte se non spesso, l’essenza di un “femminismo” che
allorché lo svilimento e l’offesa -la violenza- colpiscono la
donna, la identifica subito come vittima, ma lascia poi correre senza
alcuna remora, quando colpito è il maschio?
Grazie e mi
scusi… l’ardire!”
Ovviamente,
attendo una risposta dalla dr.ssa Betti.
Ai
due punti principali della questione:
1)
Perché considera "offese" quelle di Adiantum, e non
critiche cui rispondere?
2)
Perché non è mai intervenuta quando le offese e le accuse di
truffaldineria e spaccio delle teorie di un impostore hanno aggredito
la mia professionalità e trasparenza di medico e professionista?
MORALE:
proprio questa uscita della dr.ssa Betti sembra dar ragione all'articolo di Adiantum.
Il suo intervento ed il suo precedente comportamento sembrano dimostrare che, per lei, le donne e le giornaliste non possono essere criticate: con la scusa che ogni critica è una offesa mettono a tacere la legittimità delle critiche.
Degli uomini si può invece dire di tutto.
Amen, allora...
Qui sotto, l'immagine del mio commento ancora in attesa di pubblicazione...
proprio questa uscita della dr.ssa Betti sembra dar ragione all'articolo di Adiantum.
Il suo intervento ed il suo precedente comportamento sembrano dimostrare che, per lei, le donne e le giornaliste non possono essere criticate: con la scusa che ogni critica è una offesa mettono a tacere la legittimità delle critiche.
Degli uomini si può invece dire di tutto.
Amen, allora...
Qui sotto, l'immagine del mio commento ancora in attesa di pubblicazione...