Si:
vorrei che Veronica andasse al funerale del figlio che forse ha
ucciso.
Credo
che sarebbe un gesto di amore e serenità per tutti: primo fra tutti
per Loris.
Perché,
d'altra parte, negarglielo, a questa donna?
Per
farla soffrire di più?
Perché il nostro compito è farla soffrire di più?
Perché crediamo che "giustizia" significhi impedire ad una madre assassina di piangere sulla bara del figlio?
Perché il nostro compito è farla soffrire di più?
Perché crediamo che "giustizia" significhi impedire ad una madre assassina di piangere sulla bara del figlio?
E'
vero: forse
è lei che lo ha ammazzato, in
modo
atroce ed inconcepibile.
E
può sembrare assurdo “premiarla” con il permesso di uscire dal
carcere e accompagnare la bara del piccolo Lorys fino all'estremo
saluto da noi che ci diciamo “vivi”.
Ma
siamo sicuri che accompagnare la bara del proprio
figlio sia davvero un premio, per una madre che forse ha commesso un
delitto così
orrendo -un figlicidio?
Forse
sarebbe uno strazio ancora peggiore del restare sola in cella.
Forse,
una donna in quelle condizioni troverebbe lì la forza di arrendersi
ad una propria
verità: quella a cui -secondo noi che la riteniamo con ogni
probabilità colpevole- sembra voler sfuggire.
Forse
troverebbe lì la forza di ammettere -in
quel momento, e almeno con sé stessa- quello che non
riesce ad ammettere. Nemmeno con sé stessa, a quanto ritengo
personalmente.
Forse,
potrebbe iniziare da lì un percorso di sofferenza e consapevolezza,
di pentimento e amore: un riavvicinamento con Loris, che in qualche
parte del nostro “esistere” forse aspetta che la mamma torni a
lui come mamma.
Forse,
poi, troverebbe una sofferenza ancora maggiore, stando lì. Guardando
la bara scendere per sempre nella Madre Terra, una madre più pietosa
e tenera di lei come di tutti noi, potrebbe comprendere pienamente
l'orrore di quello che crediamo abbia commesso, e una volta
per tutte trovare la forza ed il coraggio di confrontarcisi. Ed
ammetterlo.
No.
credo proprio
che non abbia un gran senso -se
non
in
un
attacco di vendetta ed invidia da parte di chi si sente sempre
dalla parte giusta- vietare alla madre di Loris di andare al funerale
del figlio.
Cosa
ci può togliere, a noi che ci crediamo giusti e innocenti, la sua
presenza a quella cerimonia?
Cosa
può togliere ancora al figlio?
E
se lei ne ricavasse un briciolo di serenità e pace in più, sarebbe
un male? E per chi?
Veronica
potrebbe trovare lì la forza di arrendersi e confessare, o scovare
-in qualche zolla della terra che coprirà il figlio- il seme di un
cambiamento, di una propria
verità, di un potersi confrontarsi con sé stessa.
E
se così
non fosse, se continuasse quella che sembra una recita prima di tutto
con sé stessa, il male che ha fatto non andrebbe certo oltre, ma
tornerebbe comunque in lei. Non certo a noi, che le abbiamo dato
ancora una possibilità.
Senza trascurare l'altra, forse remota, ipotesi: e se fosse innocente? E se qualcuno l'avesse coinvolta in un insieme di circostanze dalle quali non è più riuscita ad uscire?
L'attitudine tutta umana di cercare vendetta chiamandola giustizia dovrebbe sempre, in questi casi, arrendersi ad una pausa di riflessione venata di compassione, e chiedersi cosa si vuole davvero. E perché: quale lato della nostra Ombra condanniamo cioè con tanta determinazione.
Senza trascurare l'altra, forse remota, ipotesi: e se fosse innocente? E se qualcuno l'avesse coinvolta in un insieme di circostanze dalle quali non è più riuscita ad uscire?
L'attitudine tutta umana di cercare vendetta chiamandola giustizia dovrebbe sempre, in questi casi, arrendersi ad una pausa di riflessione venata di compassione, e chiedersi cosa si vuole davvero. E perché: quale lato della nostra Ombra condanniamo cioè con tanta determinazione.
E
se poi il piccolo Loris esiste ancora sotto forma di una qualche
consapevolezza che a noi che ci sentiamo “vivi” sfugge, e in
qualche dimensione del nostro infinito esistere, esiste anche “lui”,
forse troverebbe un attimo di pace in più, nel vedere sua madre
cercarlo e volersi ricongiungere in lui.
Perché
pensiamo che il nostro compito di esseri umani è perseguire ancora
una separazione, una divisione, una tragedia? Perché se l'orrore di
questa
madre è stato separarsi in modo così atroce dal figlio, noi
vogliamo assumerci ancora il compito di proseguire in questa
separazione?
Se
Loris è, o ha, ancora una forma di coscienza più o meno vicina ai fatti
“umani”, se ha ancora la possibilità di avere una relazione col
nostro mondo e con quella che fu sua madre, credo che il vederla lì,
a cercarlo, piena di quello strazio che comunque la pervade, non
possa che far del bene a lui, che ormai è
-comunque- una parte di tutti noi e della nostra coscienza di noi.
Come
credo che non possa che portargli ancora più infinito dolore -in
quell'infinito in cui forse esiste come coscienza- sentire che anche
noi impediamo a sua madre, che già lo ha distrutto, di riavvicinarsi
-come può, come è capace- a lui.
Credo
che bisognerebbe consentire a Veronica di andare al funerale del
figlio.
Credo che farebbe bene a noi tutti, avere questo coraggio.
Farebbe
bene a lei -e non vedo perché il nostro compito è farla soffrire
ancora di più, condannata com'è al proprio
strazio- farebbe bene a noi,
perché troveremmo la pace del dare una chance in più alla pace, e
farebbe bene a Lorys, che
ritroverebbe sua mamma così come doveva essere: vicina a lui nel
momento dell'addio.
Perché
il nostro compito non è dividerli ancora, desiderare e portare
ancora più sofferenza e dolore dove già c'è sin troppa sofferenza
e dolore. Nostro compito è far si che in
qualche
modo si ritrovino.
Ancora
una riflessione sulla colpa terribile di questa
donna, Veronica.
Stiamo
parlando di una ragazza di venticinque anni che sin da quando era
piccola -dice sua madre- “era violenta e aggressiva”.
Bene:
qualcuno ha provato a pensare cosa significa crescere con una madre
che ti dice che sei “violenta e aggressiva” fin da quando sei piccola?
Qualcuno
crede che non
ci sia nessuna responsabilità psicologica, in una madre del
genere, in
una
madre che dice: «Violenta
già quando aveva sette anni. Adesso basta, la famiglia Panarello non
vuole dare nessuna mano a questa signora. È stato gettato troppo
fango su di noi»?
Solo
ad immaginarsela, una madre del genere,
viene paura: se la piccola Veronica era “violenta” sin da quando
aveva
sette anni, sua madre ha -da
un punto
di vista
psicologico- una grande responsabilità per come questa
bambina (violenta? Ma come fa una bambina
di sette anni ad essere
violenta, e a restare violenta per tutta la vita, se qualcuno non la
cresce in questa certezza?), per come questa
bambina,
dicevamo, è venuta su.
E,
a sancire un rinnegarla che non è certo cominciato con questa
intervista, la madre di Veronica chiama la figlia “signora”. Come
se non fosse sua figlia.
Parliamo dunque di una bambina che “Veronica che si è sempre sentita rifiutata dalla madre, Carmela, che le ha detto di non averla mai voluta, di essere il frutto di una gravidanza indesiderata nata da un rapporto con un uomo che non è il padre che poi l'ha riconosciuta. Veronica che per l'ennesima relazione clandestina della madre (cinque figli da tre uomini diversi) ha tentato di uccidersi a 14 anni stringendosi al collo un laccio e provando ad impiccarsi.” (come da articolo su Repubblica.it).
Una
vita che è stata un inferno, dunque.
E il cui inferno peggiore, adesso, è di aver creato altri inferni.
E il cui inferno peggiore, adesso, è di aver creato altri inferni.
Perché qualcuno può cercare di capire cosa significa vivere la propria infanzia in un mondo affettivo del genere? Con -ce lo si passi- una madre che ti etichetta come "violenta" sin da quando hai sette anni?
Meglio
non
aggiungere altro: se non l'invito ad approfondire il ruolo che la
madre di una bambina
ha nel determinare l'incapacità a non
essere
“violenta”.
Chi
lo sa che non si scopra che è troppo facile trovare il colpevole
dove noi vediamo “un” colpevole.
Sono
convinto che Loris, e quello che della sua consapevolezza di sé
forse vive in qualche parte di quello che è il nostro vero “universo”,
troverebbe serenità e pace dal vedere la mamma al suo funerale.
Come se fosse l'inizio di un loro nuovo esistere insieme. E di una nuova, infinita, pace.
Quella
che quaggiù non ha avuto.
Ciao,
Loris, ti portiamo tutti con noi.