Nel
2002 una donna e un uomo, genitori di due minori, decidono di
separarsi avanzando al Tribunale di Roma reciproche richieste di
addebito.
Nel
procedimento si inserisce, con un ricorso, anche il nonno paterno
dichiarando non solo la propria disponibilità ad ottenere in
affidamento i due nipoti, ma nello stesso tempo, chiedendo una
precisa regolamentazione degli incontri futuri con i minori.
Il
nonno in questione si è proposto, dunque, al Giudice come “parte”
in causa avente potenziali diritti di tutela sui nipoti.
La
Corte ha tuttavia ricusato tale ricorso, sostenendo innanzitutto che
“i nonni non possono agire nel giudizio di separazione per
regolare il loro diritto di visita con i nipoti”.
Il
diritto dei minori, figli di coniugi separati, prevede la
conservazione e la tutela dei rapporti significativi con i parenti di
ciascun ramo genitoriale, al fine di promuovere la crescita serena ed
equilibrata dei bambini.
Tuttavia
la Corte in questione ha messo in evidenza che il ruolo dei parenti
prossimi non può incidere sulla natura e sull’oggetto dei giudizi
di separazione, di divorzio e sulle posizioni e i diritti delle parti
coinvolte ed ancora che “l’intervento dei nonni o di altri
familiari, non può sostenere le ragioni di una delle parti, in
maniera tale da costituire un intervento “ad adiuvandum” ai sensi
dell’articolo 105, comma secondo”.
(Sentenza
28902, sezione Prima, del 27/12/2011)
In
sintesi con questa sentenza la Corte ribadisce che i genitori dei
minori sono gli unici soggetti aventi diritto di esercitare la
richiesta di affidamento congiunto, non riconoscendo così il ruolo
basilare dei nonni per la crescita serena e stabile dei bambini,
soprattutto nel momento in cui questi ultimi si ritrovano stretti
nella morsa di gravi dispute genitoriali.
La speranza
per il futuro è che le tematiche del diritto di famiglia e dei
minori possano progressivamente accogliere ed integrare gli aspetti
di natura psicologica su cui si fonda lo sviluppo del bambino: i
nonni sono una parte fondamentale nella vita di un bambino, perché
regalano stabilità e serenità alla vita dei figli dei propri figli.
Questo è un dato ormai acclarato da ogni corpus di conoscenza
psicologica, e nella nostra opinione l'attuale orientamento della
Cassazione in tema di partecipazione dei nonni alla vita dei figli
dovrebbe essere rivisto: dire che un nonno di per sé non ha motivo
di esistere nella vita di un nipote, è forse davvero un po' troppo
in contraddizione con tutto quello che si sa e si sente circa le
necessità dei nostri figli.