22 luglio 2011

Il caporale Parolisi ed il suo "imbuto": chi lo ha fabbricato?


Cominciamo subito con una premessa che vuole indicare la chiave di lettura di questo intervento. E, soprattutto, che vuole delegittimarne da subito altre.

Quello che stiamo scrivendo non implica in alcun modo, e sottolineiamo in alcun modo, una deresponsabilizzazione personale, o giudiziaria, dell'eventuale responsabile della tragedia della povera Melania Rea, trucidata in maniera agghiacciante.

Al momento, secondo la procura di Ascoli Piceno, gravi indizi di colpevolezza (tanto gravi al punto da richiedere la custodia cautelare) si addensano sul marito della povera vittima, il caporale Salvatore Parolisi.

Questo articolo -lo ripetiamo- non nasce dunque per limitare in alcun modo la sua eventuale responsabilità personale e giudiziaria, qualora -dopo tre gradi di giudizio, ma certo non dopo qualche semplice trasmissione televisiva o svisceramento massmediatico che dir si voglia- la magistratura ne ravvisasse la colpevolezza.

Dal nostro punto di vista, però, non possiamo non chiederci qual è stato, in tutta questa drammatica e disperata vicenda, il peso avuto dai problemi legati alla soluzione giudiziaria che sarebbe stata data alla separazione del caporale e della moglie.

Basta leggere, al proposito, tre dei messaggi che la coppia Parolisi-Ludovica si sono scambiati su Facebook (evidenziazione nostra):


LUDOVICA 2011-03-10 22:29:04 UTC
...TI PENSO SEMPRE..VOGLIO LA MIA VITA CON TE..MA LA VOGLIO FATTA PER BENE...SENZA PI- DOVERSI NASCONDERE..TI IMMAGINO CON ME SEMPRE..SPERO CHE TU RIESCA A FARE TUTTO QUELLO CHE MI HAI DETTO..E SPERO CHE L'AVVOCATO PROTEGGA SUBITO LA TUA POSIZIONE..MA SOPRATTUTTO SPERO CHE TU TRA POCHISSIMO SIA LIBERO DI ESSERE SOLO MIO...

VECIO ALPINO 2011-03-16 22:03:31 UTC...HAI RAGIONE QUANDO MI DICI CHE BASTAVA FARE LE VALIGIE E TUTTO FINISCE MA NON E' PROPRIO COSI I LEGALI SONO DEI PEZZI DI MERDA PER NON DIRE I GIUDICI O DI CHI HA FATTO QUESTO SCHIFO DI LEGGE DEL CAZZO CHE SONO TUTTE PER LA DONNA E NESSUNA PER L'UOMO....MI TOCCA DAGLI ANCHE ALTRI SOLDI CHE TU SAI CHE MI DOVEVANO ARRIVARE E CI SONO VISTO LA COMUNIONE DEI BENI CHE HO FATTO......IN PIU NON C'E' L'IMMEDIATEZZA DI ACCETTARLO DA PARETE SUA QUINDI DOVRA' PURE ACCUDIRLA FINO ALLA SEPARAZIONE SEMPRE SE POI LEI ACCETTEREBBE ALLORA HO ABBASSATO LA TESYA ED HO TROVATO UN ACCORDO CON LEI MOLTO PIU TRANQUILLO......

LUDOVICA 2011-03-16 22:07:55 UTCA ME NN ME NE FREGA NIENTE NE' DEI SOLDI NE' DEGLI ACCORDI NE' DELLA LEGGE CHE TU E IL TUO AVVOCATO NEMMENO CONOSCETE XKE' TU NN GLI DEVI UNA LIRA ED ORA CHE QUESTA SI TROVI UN LAVORO!!!!!!!O TU TE NE VAI DI CASA SUBITO O E' FINITA PER SEMPRE BASTA NN CI SONO ALTERNATIVE.

Quanto fosse tranquillo” l'accordo che Salvatore aveva potuto trovare con la moglie, si è -nel caso sia lui il colpevole- potuto ben vedere.
C'è dunque -per l'ennesima volta- da chiedersi cosa sarebbe accaduto se Salvatore Parolisi (nella ipotetica e indimostrata ipotesi che sia lui il colpevole) avesse “visto” davanti a sé un iter legale in cui la sua separazione da Melania non fosse stata così drammaticamente distruttiva della sua vita e delle sue possibilità di rifarsi un'esistenza dignitosa e autonoma.

C'è poi da chiedersi quale prospettiva aveva offerto la povera Melania al marito, quando -eventualmente- avevano parlato della loro separazione.
Sembra di intuirsi che le cose non fossero semplici, e che Melania accampasse pretese che Ludovica considerava ingenerose.
Vedasi, al proposito, quanto riportiamo da un articolo di Repubblica:


"... 
Melania mi umiliava - confida allo zio della donna Gennaro Rea che lo accompagna ad un interrogatorio, così come riportano le carte - mi aveva perdonato il tradimento con Ludovica ma non aveva dimenticato. Ludovica invece per me era la comprensione". In mezzo alle pressioni delle due donne ci sono le bugie raccontate a Ludovica per prendere tempo ("Sto trattando un accordo. Hai ragione quando mi dici che basta fare le valigie tutto finisce ma non è proprio così. I legali sono dei pezzi di merda per non dire dei giudici o di chi ha fatto questo schifo di leggi che sono tutte per la donna e nessuna per l'uomo...") e i sotterfugi adottati con la legittima consorte (il cellulare nascosto sotto la ruota di scorta dell'auto, i messaggi su Facebook sotto il nome di Vecio Alpino). 
È un uomo sull'orlo della crisi di nervi Parolisi. Un testimone che, come scrive il gip, "ha avuto modo di notare quasi tutti i pomeriggio intorno alle 17,30 del mese di marzo sino ai primi giorni di aprile 2011 una persona certamente identificabile con Salvatore Parolisi (ragazzo di circa 30 anni, in divisa mimetica, all'interno di una Megane Scenic nera) fermo in auto intento in lunghe conversazioni telefoniche di 30,40 minuti", in un'occasione lo vede "piangere come un bambino". Cerca comprensione da Ludovica che lo assedia affinché lasci la moglie e il 18 marzo le scrive: "Sono nervoso, come te la notte non dormo..."
Per il gip (come per il pm) l'inferno sentimentale che Parolisi sta vivendo tra marzo e aprile è all'origine del delitto che scrive: "Va comunque anche valutata e approfondita la possibilità di un'azione violenta omicidiaria improvvisa, non preceduta da specifico litigio, ma determinata dalla sedimentazione della inconciliabilità tra la storia con Ludovica e il perdurare del rapporto matrimoniale con Melania Rea...".
...  
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/07/21/news/parolisi_sfogo-19400224/ 
".  
Emblematiche dunque anche le parole del GIP sulla inconciliabilità in cui si trovava ormai Parolisi. 
E sul fatto che il giornalista (o anche i giudici?) definiscano "inferno sentimentale" quello che invece è un inferno tanto sentimentale quanto giudiziario - se lo pensiamo dalla parte di chi progetta un futuro (impossibile) attraverso una separazione "giudiziaria".

Dal nostro punto di vista, tutto questo non ha alcuna importanza per quanto riguarda l'eventuale – personale e penale- responsabilità di Parolisi, qualora se ne ravvisasse la colpevolezza.

Un punto però c'è da chiederselo.

I PM che lo hanno indicato come colpevole hanno detto che ha ucciso perché “finito in un imbuto”.
Una metafora estremamente efficace per indicare la percezione che ha una persona quando non ha più vie di uscita.

Però, allora, c'è da chiedersi come è stato costruito questo terribile “imbuto”.
E cosa ha generato a sua volta nel cervello di queste tre persone, e perché.
Soprattutto perché.

Perché l'”imbuto” di cui parlano i PM è un oggetto, ed è dunque semplice da “maneggiare”: nei discorsi, però.

Ma nella realtà quell'imbuto non è affatto un oggetto: è ben altro. E' una situazione generatasi per un concorso di tanti fattori.

E allora non ci sembra assurdo pretendere una riflessione su come si sia costruito, e che effetto ha fatto in chi se lo è visto davanti.


Anche perché ci domandiamo: le altre coppie -quelle che vogliono rifarsi una vita, e non vogliono esplodere in tragedie simili- che futuro vedono -e davvero hanno!- davanti a é?

I brani citati da Facebook sono stati presi dall'indirizzo:
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-0ce27825-fb25-4141-b56c-f1f9ff48558a.html?refresh_ce





dr. Gaetano GIORDANO

- Medico-chirurgo
- Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni
- Criminologo
- Psicoterapeuta