I padri valgono meno?
Se lo chiede Pierluigi Panza sul Corriere della Sera del 22 luglio 2011, in un articolo nel quale affronta da una prospettiva tanto insolita quanto coraggiosa la tragedia di Melania Rea. Partendo da una citazione.
Sono passati più di settanta anni da quando de Rougemont, filosofo francese, scrisse (in: “L’amore e l’Occidente”) che, nella società di allora, “il matrimonio e l’amore-passione divergevano e il secondo, per sopravvivere, doveva trasgredire le regole e consegnarsi alla morte.”
Adesso, un uomo che precipita l’amore folle è ritenuto una malattia da curare, quando non è una molla irrefrenabile verso il crimine.
Altre volte -però- lo relega nell’emarginazione e nel bando dalla società.
E qui lo scritto di Panza inventa un volo che sino ad ora pochi (se non nessuno) hanno avuto il coraggio di tentare.
“Sono 32 mila” scrive Panza “i padri italiani separati tra i nuovi poveri, l’ 89%dei padri separati subisce minacce o azioni finalizzate a non far vedere i figli e il 67%subisce molestie finalizzate a provocare reazioni durante la convivenza. Quanto sarebbe utile una non conformista riflessione femminile per una nuova consapevolezza in queste situazioni?”
E’ vero.
Quanto sarebbe utile una riflessione vera?
E’ proprio impossibile -cioè- una riflessione non banale, non violenta, non stereotipata, non (diciamolo francamente) non razzista, su queste cifre di una nuova emarginazione?
“Nell’ultimo battere di ciglia l’homo-sapiens ha superato questa condizione vietando la bigamia (nelle società cristiane e occidentali)” continua Panza.
E poi prosegue: “Ma i geni non hanno cancellato 200 milioni di anni. Quanto sarebbe utile un intervento di una biologa non conformista per spiegare ai giovani le difficoltà della costruzione culturale della monogamia in un mammifero evolutivamente poligamo? Infine, non c’è alcuna libera giurista che riesca a tematizzare perché è stata scarcerata Stefania Citterio, condannata per l’omicidio del tassista Luca Massari, in quanto madre con figlio di età inferiore ai 3 anni, ed invece può essere arrestato un padre di una bambina con meno di 3 anni (senza madre) prima del processo?”
Ed è qui la domanda centrale, quella che andrebbe rivolta a magistrati e carcerieri.
“I padri valgono meno?” si chiede -finalmente!- il Corriere della Sera attraverso Panza.
Perché il problema adesso esce dalla metafora e dalla teoria, e si annoda lungo il futuro di due bambine.
Facciamolo dire al coraggioso articolo del Corsera, qual è allora il punto concreto:
“Se il processo [contro Parolisi, N.d.R.] non riuscisse ad arrivare alla condanna (vedi il caso di Garlasco), chi andrà a spiegare alla piccola Parolisi che suo padre è stato arrestato «ingiustamente» mentre la piccola Citterio aveva sua madre a casa pur essendo (per i giudici) un’assassina?”
Già: chi lo spiega a queste due bambine che meritavano vite differenti perché in un caso l’omicida era madre e nell’altra era padre?
“Se il processo [contro Parolisi, N.d.R.] non riuscisse ad arrivare alla condanna (vedi il caso di Garlasco), chi andrà a spiegare alla piccola Parolisi che suo padre è stato arrestato «ingiustamente» mentre la piccola Citterio aveva sua madre a casa pur essendo (per i giudici) un’assassina?”
Già: chi lo spiega a queste due bambine che meritavano vite differenti perché in un caso l’omicida era madre e nell’altra era padre?
Si faranno loro la stessa domanda: i padri valgono meno?
E cosa si risponderanno?
Gaetano Giordano
Gaetano Giordano