Uccisa bimba 5 anni, madre confessa
E' stato il convivente della donna
Ha confessato la madre della bimba di 5 anni morta nel reparto di rianimazione dell' ospedale romano Sant'Andrea, dopo essere arrivata al pronto soccorso domenica notte. Ad ucciderla, dopo averla legata e picchiata, sarebbe stato il convivente della donna, un ex assicuratore, già in stato di fermo. La piccola era stata trovata sul tavolo del soggiorno di casa in fin di vita dal medico del 118 chiamato dalla madre.
L'uomo, che ha 39 anni, è accusato di omicidio volontario. La donna, 29 anni, interrogata dai carabinieri, ha inizialmente tentato di difendere il convivente, dicendo che la figlia era caduta dalle scale. Poi ha rivelato che l'uomo domenica sera aveva picchiato la figlia, che lei aveva avuto da una precedente relazione. Una coppia tranquilla, quella che descrivono i vicini di casa di quell'appartamento in via Magnano in Riviera, nel quartiere Labaro.
Lui, M.B., separato da un anno e mezzo e con una figlia di 15 anni a lui affidata dal giudice, aveva conosciuto la donna e se ne era innamorato a tal punto che tre mesi addietro l'aveva convinta ad andare a vivere con lui insieme alla bambina. Mai il sentore di un litigio tra i due, mai un urlo fuori posto, dicono nel palazzo, dove si stenta a credere che in quella casa c'è stata una tragedia. Una coppia modello, a detta di quegli stessi vicini che lunedì a tarda sera sono intervenuti per dare aiuto all'uomo, che lavora per una società di riscossione crediti, che disperato bussava alla loro porta. "E' stato lui - ha detto la vicina di casa - a dirmi che la bambina stava poco bene. Dall'uscio ho visto la piccola in braccio alla madre. La donna piangeva, era seduta sul divano e diceva "bambina mia, non mi lasciare". Poi il consiglio da parte della donna di chiamare un'ambulanza e l'intervento di suo marito che, tornato in casa da una festa, ha trovato i medici davanti al portone e li ha ccompagnati al sesto piano del palazzo. Proprio lì, in quell'appartamento, dove la bambina era stata adagiata sul tavolo.
Inutile la corsa in ospedale; l'ambulanza davanti e la coppia a seguirli. L'inchiesta della magistratura romana è stata avviata immediatamente dopo la segnalazione dei medici del Sant'Andrea per le ecchimosi che aveva la bambina. Punto di partenza sono state le prime dichiarazioni dei conviventi, i quali in un primo momento avrebbero detto agli investigatori dei carabinieri della compagnia Cassia che la bambina si era fatta male cadendo dalle scale. Poi, nel corso di un lungo interrogatorio, la donna ha ammesso che domenica notte, così come altre volte nei mesi passati, il suo convivente avrebbe picchiato la bambina. L'uomo è stato fermato e messo a disposizione del magistrato. Dall'esame esterno sul cadavere sarebbe emerso che la bambina sarebbe stata legata prima di essere colpita violentemente, forse con un corpo contundente. Non sono nemmeno escluse fratture.
Per saperne di più occorrerà aspettare l'autopsia, programmata per martedì mattina. Saranno gli esperti dell'Istituto di medicina legale dell'università La Sapienza di Roma a verificare se sulla bambina ci possano essere tracce di violenza sessuale. Gli inquirenti avrebbero accertato che M.B., ora rinchiuso a Regina Coeli, sarebbe stato solito alzare le mani in famiglia. L'uomo ha finora escluso agli inquirenti qualsiasi sua responsabilità e per tutta la giornata ha continuato a dire che quelle ecchimosi erano dovute a una disgrazia, a una caduta dalle scale. La casa della coppia è stata messa sotto sequestro
Roma, Alice è morta per asfissia
Eseguito l'accertamento: impossibile stabilire se ci sia stata violenza
L'uomo accusato si difende: "Non volevo la sua morte, mi è scivolata"
Il convivente: "Sembrava indemoniata"
L'autopsia: strangolamento per la pressione fatta sulla gola
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/bimba-ospedale-roma/il-convivente/il-convivente.html
Roma, Alice è morta per asfissia
Il convivente: "Sembrava indemoniata"
ROMA - "La bambina non dormiva, piangeva, era posseduta dal demonio. La madre me l'ha passata ed io per sostenerla l'ho presa per il collo". Si è giustificato così Mauro Bronchi, accusato di omicidio volontario per la morte della piccola Alice. La bambina di cinque anni deceduta nella notte tra il due e il tre luglio al centro di rianimazione dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, dove era stata portata da una ambulanza del 118 dalla mamma e dallo stesso Mauro Bronchi.
Sentito dal gip Luciano Pugliese e dal sostituto procuratore Caterina Caputo, l'uomo, che non è padre della piccola, ha negato che fosse sua intenzione uccidere la bimba. "Era in braccio alla madre - ha detto -, piangeva, si divincolava, non riusciva a tenerla, me l'ha passata e istintivamente l'ho presa stringendola al collo ma non volevo la sua morte. L'ho afferrata per non farla cadere a terra".
Una ricostruzione che non ha convinto i magistrati e che dovrà ora essere verificata anche attraverso una serie di consulenze tecniche. Per ora di certo c'è l'esito dell'autopsia fatta dal medico legale Vincenzo Pascali che ha confermato quanto già emerso da un primo esame: Alice è morta per strangolamento provocato dalla pressione fatta sul suo collo.
Il medico legale non ha ancora potuto accertare se la bambina abbia subito violenza sessuale, per quello sono necessari ulteriori esami di laboratorio. Ha invece accertato che sul corpo ci sono segni vecchi di percosse, che fanno pensare che la bambina fosse maltrattata da tempo. Poi i medici hanno anche rilevato segni di un soffocamento molto forte, come se Alice avesse avuto una mano davanti alla bocca, uno schiacciamento del torace ed un trauma cranico. Tutti questi elementi saranno ora vagliati dal pubblico ministero che presto tornerà in carcere per sentire ulteriormente l'indagato.
(5 luglio 2006)
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