Abbiamo
ricevuto da un nostro fedele -e sfortunato- lettore, la lettera che
segue.
Ci
racconta, con i suoi toni e le sue espressioni (che in
gran parte abbiamo lasciato
integre) una tragedia che è quella di molti.
Ci
siamo limitati a modificare quei particolari che
rendevano in qualche modo riconoscibile
la vicenda.
Per
motivi di privacy, non pubblichiamo ovviamente il
suo nome.
Vogliamo
evitargli altri guai, perché qualcuno potrebbe restare
indispettito, e non domo, da certe affermazioni.
Soprattutto se
consapevole che il nostro amico dice, né più né meno, la verità.
QUANDO
LA GIUSTIZIA E’ COMPLICE E LE ISTITUZIONI SE NE LAVANO LE MANI
Noi
italiani siamo convinti di essere fortunati e di far parte di uno dei
Paesi più civili del mondo.
La
Costituzione italiana garantisce i diritti, l’uguaglianza e la
libertà.
Il
primo comma dell’art. 3 recita testualmente: “ Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione , di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali. “.
Ma
è realmente cosi ? Ci sono seri dubbi almeno per quanto
concerne l’uguaglianza tra i sessi.
E’innegabile
che, con l’attuale “sistema” vigente, se una donna vuole
“rovinare” il consorte e costituirsi una vera e propria RENDITA
VITALIZIA E PARASSITARIA ai danni dell’ex le sarà sufficiente
“inventare” qualche paginetta di evidentissime falsità e
menzogne, con la complicità di qualche legale “senza scrupoli” ,
con cui chiedere la separazione di tipo giudiziale ed ottenere
nell’ordine : collocazione dei figli presso di lei, assegnazione
della casa coniugale e consistenti mantenimenti che, magari, potrà
“godere” con un nuovo compagno.
C’è
solo da augurarsi di non avere a che fare con una moglie che, dopo
alcuni decenni di normalissimo matrimonio,
all’improvviso e senza alcun preavviso, decide di cambiare
il percorso della propria vita ; prende la macchina e se ne
va di casa per circa un mese abbandonando tetto e letto
coniugale e persino un minore. Poi, rientra , si
rifiuta di parlare ed avere contatti con il marito ed arriva a
chiedere la separazione inventandosi di tutto e di più con la
complicità dei suoi parenti più stretti e di uno studio legale e
per il malcapitato consorte sono guai veramente seri, nonostante la
sua intenzione di ricucire il rapporto e/o quantomeno di arrivare ad
una separazione consensuale.
Alla
donna , ormai, gli hanno fatto capire che può assicurarsi una vita
agiata a danno del consorte che “ ormai ha un’ età avanzata e
qualche problema di salute “ e la facilità di raggiungere
l’obiettivo con il quale possono trarne vantaggi in parecchi ,
visto il consistente patrimonio familiare ( diversi immobili in
comproprietà ed uno stipendio da dipendente statale ). Non a caso
viene inspiegabilmente ed in tutta
fretta depositata in tribunale una richiesta di separazione
per le vie giudiziali, sebbene vi sia una comunicazione a mezzo
missiva con la quale viene comunicata la piena disponibilità a
definire il tutto in via bonaria. Evidentemente, la consapevolezza di
poter ottenere gli scopi prefissati ( intera casa coniugale e
consistenti mantenimenti ) già in sede di udienza presidenziale
invoglia a tale scelta.
Con
l’attuale legislazione, infatti, e le consolidate consuetudini
giuridiche il cosiddetto “sesso debole” ha la facoltà di far
“buttare fuori di casa”e portare alla rovina la controparte
impadronendosi praticamente di tutto ( figli, immobili, stipendio del
marito, risparmi e quant’altro ).
Poi, specialmente
se la donna è casalinga, può assicurarsi il futuro a spese di
chi ha sempre lavorato e dovrà continuare a farlo per
il resto della vita per mantenerla (e chi glie la fa fare di andare
a lavorare ??? Eppure , lei è un’esperta commerciante che, tra
l’altro, in passato è stata titolare di una propria attività
svolta per diversi anni e, tutt’ora, percepisce redditi propri tali
che gli garantiscono di essere perfettamente autonoma ed in
grado di mantenersi. Eppure, con il suo mestiere gli sarebbe
molto facile trovare un lavoro da dipendente oppure riaprire la sua
ex attività disponendo ancora dello stesso locale di prima con
relativi arredi ).
Non
importa di chi sono le colpe del fallimento del matrimonio (
sicuramente il marito si è adoperato e sacrificato per assicurare
alla famiglia in cui credeva un buon futuro ed ha cercato di essere
un buon padre e un buon marito ) ; l’ importante è fare la “
vittima “ ed anche se non ci sono prove concrete e persino in
presenza di evidenti e documentate falsità potrà avere la
“Giustizia” dalla sua parte, la quale, in pochi minuti ( con il
cosiddetto “provvedimento presidenziale”), non esiterà ad
ordinare l’allontanamento del marito dalla casa coniugale
acquistata con sacrifici , nonché, a disporre, inspiegabilmente, il
versamento di un cospicuo mantenimento per lei ed il figlio , sebbene
in affido condiviso, ( ben 3/4 dello
stipendio, corrispondenti a quasi il doppio di un normale salario
corrisposto alla maggior parte dei lavoratori italiani ), violando in
modo evidente i principi costituzionali e la legge 54/2006, poi si
vedrà.
Con
quale criterio/principio e/o ragionamento logico il giudice assegna
alla donna i 3/4 dello stipendio dell’uomo, più l’intera casa
coniugale composta da due distinti ed autonomi appartamenti,
costringendo l’uomo ad andare via di casa e a trovare un alloggio
in affitto, non è dato sapere.
Al
marito che si alza tutte le mattine per andare a svolgere un duro
lavoro gli rimarrà una modesta cifra ( meno di quanto deve versare
mensilmente per il solo figlio ed in alcuni mesi le sue competenze si
riducono persino a meno di 60 euro e di 2 euro con cui dover
vivere e pagare un consistente affitto di casa ) e se non dovesse
provvedere a corrispondere tutto quanto è stato deciso , verrà pure
emesso un “decreto penale di condanna” per violazione dell’
art. 570 c.p. e si procederà persino con il pignoramento delle
competenze; tanto, per la cosiddetta “ giustizia “ bisogna
assicurare lo stesso tenore di vita alla donna e c’ è un
“provvedimento” al quale bisogna attenersi, tutto il resto non
conta ( non importa nemmeno se il malcapitato nei suoi primi
50 anni di vita si è sempre comportato bene e non ha mai avuto a che
fare con la Giustizia, perché, tanto, improvvisamente, gli
piomberanno addosso tante di quelle azioni legali da superare
abbondantemente anche i più conosciuti personaggi mafiosi ).
Ma
poi, qualcuno si chiede se anche il marito può mantenere lo stesso
tenore di vita ???
Qualcuno
si vuole rendere conto che il malcapitato è costretto ad andare a
vivere in affitto e viene ingiustamente umiliato, denigrato ed offeso
e non potrà che vivere in condizioni di assoluto disagio pur non
avendo fatto nulla ???
Non
conta neppure se la casa coniugale è composta di due grandi
e distinti appartamenti per due famiglie, perché, tanto,
verrà comunque assegnata esclusivamente tutta a lei sebbene è
documentato che quest’ultima ha altre possibilità alloggiative
(vuole così , il marito potrà arrangiarsi andando a vivere altrove
e se dovrà pagare un esoso affitto e vivere il resto dei suoi giorni
in condizioni di precarietà saranno problemi suoi ).
Anche
se poi le figlie saranno diventate maggiorenni, la Giustizia farà in
modo che la donna continui a disporre a suo
piacimento del mantenimento per lui stabilito ( con
prelievo diretto dallo stipendio del malcapitato consorte e
contestuale versamento sul conto corrente esclusivo della
donna ) e poco importa se le figlie hanno raggiunto la
maggiore età già da alcuni anni ed abbiano chiesto al Giudice di
avere ciò che è un suo diritto, comunicando le coordinate
del proprio C/C appositamente aperto.
Ma
non basta…. per decisione della “Giustizia”, lei continuerà a
disporre, comunque, anche della intera casa coniugale e la
motivazione addotta sarà che le figlie non sono economicamente
autosufficienti. Cosa importa se a mantenerle entrambi,
più che ventenni ed impiegate con un posto fisso (Ministero) è il
padre, e abbiano esplicitamente manifestato la
volontà di volere il padre vicino ???
Dopo
anni di durissime e COSTOSISSIME battaglie legali, l’uomo dopo vari
anni, riesce a rientrare nella ex casa coniugale, che condividerà
con le figlie, ed il mantenimento alla donna viene revocato
perché la “giustizia” è costretta a prendere atto della realtà
dei fatti poiché la donna detiene immobili propri dati in affitto e
quindi possiede redditi idonei e sufficienti al proprio
sostentamento.
Persino
il Decreto penale di condanna viene revocato ( dopo aver cagionato
molti danni ) poiché l’ uomo viene assolto perché “il
fatto non sussiste”. L’uomo viene scagionato da
qualsiasi addebito di colpa, ma tutte le denunce/querele presentate
per calunnia, ecc. nei confronti della ex, caso strano, vengono
puntualmente archiviate ( eppure di qualcuno deve pur essere la colpa
di quanto accaduto !!! ).
Si
scopre, poi, che la donna svolge pure lavoro “in nero”,
ma, sebbene le segnalazioni fatte, nessuno interviene al riguardo.
Anzi, l’uomo viene pure preso di mira dal “Fisco” perché,
ovviamente aveva portato in deduzione dal reddito gli importi
effettivi corrisposti a titolo di mantenimento ed ampiamente
documentati per effetto dell’avvenuto pignoramento dello stipendio
disposto in virtù dell’assurdo Decreto Penale di condanna di cui
sopra e, cosi, subisce un nuovo pignoramento dello stipendio (questa
volta da parte del “fisco” ), sebbene vi sia un ricorso alla
Commissione Tributaria in atto, per il quale detto Organo non si è
neppure ancora pronunciato ( strano, però, il “fisco” non entra
nel merito del lavoro in nero svolto dalla donna e si limita a
prendere per buone le dichiarazioni della donna ).
Ma
non finisce ancora qui !!!
Infatti,
dove non arriva l’ex consorte subentra la ex suocera, la
quale dopo circa 10 anni ( quindi persino oltre il termini
di prescrizione previsto )
richiede esclusivamente all’ex genero una somma da
lei volutamente elargita per l’acquisto della casa coniugale della
quale è proprietario il nipote per espressa volontà della stessa.
L’elargizione a titolo di “regalia” risulta anche
dall’autorizzazione rilasciata dal giudice tutelare ad ENTRAMBI gli
ex coniugi per l’acquisto dell’immobile in nome e per conto del
figlio all’epoca minore. Nonostante all’epoca dell’acquisto
dell’immobile i coniugi erano in costanza di matrimonio, in regime
di comunione dei beni e che la casa fosse intestata al nipote, la ex
suocera dell’uomo pretende, a distanza di dieci anni e SOLTANTO
DOPO L’AVVENUTA SEPARAZIONE DALLA FIGLIA, la
restituzione della cifra esclusivamente dall’ex
genero. Quindi, improvvisamente e senza alcun preavviso
avvia l’azione legale ed ottiene l’emissione di un decreto
ingiuntivo al riguardo, sebbene vi sia una dichiarazione di rinuncia
alla restituzione della grossa cifra elargita ( ovviamente, poi ,
disconosciuta ) e non considerando che la somma sia pari quasi ad ad
1/3 di quella totale spesa dall’uomo per l’acquisto
dell’immobile.
Nonostante l’evidenza dei fatti, l’uomo viene condannato a pagare la grossa cifra e così ove non era riuscita la ex moglie a raggiungere l’obbiettivo prefissato ( portarlo alla rovina ) ci riesce la ex suocera con l’ausilio della “malagiustizia”. A nulla serve neppure il ricorso in appello avverso il decreto ingiuntivo emesso, alla mancata ammissione delle prove a proprio favore, al comportamento della CTU, alla vistosa “sentenza punitiva” che sembra avere tutto il sapore di una vera e propria “vendetta giudiziaria”, ecc. ecc..
Nonostante l’evidenza dei fatti, l’uomo viene condannato a pagare la grossa cifra e così ove non era riuscita la ex moglie a raggiungere l’obbiettivo prefissato ( portarlo alla rovina ) ci riesce la ex suocera con l’ausilio della “malagiustizia”. A nulla serve neppure il ricorso in appello avverso il decreto ingiuntivo emesso, alla mancata ammissione delle prove a proprio favore, al comportamento della CTU, alla vistosa “sentenza punitiva” che sembra avere tutto il sapore di una vera e propria “vendetta giudiziaria”, ecc. ecc..
La
definizione della causa viene rinviata a distanza i oltre tre
anni dopo e viene intanto confermato il pagamento di
quanto stabilito in decreto ingiuntivo con aggravio di spese ed
interessi ( e così si arriva a circa 250.000, oo
€. ed il gioco è fatto !!! ). L’uomo sarà,
cosi, costretto a pagare subito ( quindi rovinato ) e non
avrà neppure la possibilità di poter ricorrere in Cassazione perché
la causa non è stata neppure definita dalla Corte d’Appello ( se
tutto va bene se ne parlerà tra 4 anni ; anzi, la causa in appello
viene addirittura ulteriormente rinviata al 2018 e cosi il povero
sventurato è costretto a perdere pure l’intero TFS poiché deve
lasciare il lavoro per raggiunti limiti di età e così anche il
sacrificio di aver prolungato il servizio di oltre tre anni oltre il
limite massimo raggiunto per cercare di salvaguardare almeno la
liquidazione va in fumo – e non si venga a dire
che la cosa non è “manovrata”- ) ed ogni commento al riguardo
appare più che superfluo.
All’uomo
non resta altro da fare che rivolgersi alla Corte Europea per i
Diritti dell’ Uomo perché è inutile intentare azioni legali
contro appartenenti alla magistratura, i quali, godono della più
ampia IMPUNITA’e non risponderanno mai in prima persona per il
proprio operato. INTANTO, AL MALCAPITATO GLI VIENE TOLTO TUTTO :
DIGNITA’, STIPENDIO ( pignorato ) , BENI, ECC. E GLI VIENE
ADDIRITTURA BLOCCATO IL CONTO CORRENTE, TANTO
DA IMPEDIRGLI DI FARE LA SPESA, PAGARE LE BOLLETTE, E PROVVEDERE ALLE
ESIGENZE PERSONALI ( trattato come il peggiore
dei delinquenti !!! ).
TALE
SITUAZIONE SI PROTRAE PER DIVERSO TEMPO E, QUINDI, L’ UOMO E’
PRIVATO DI QUALSIASI MEZZO DI SOSTEMNTAMENTO. OGNI COMMENTO AL
RIGUARDO APPARE, QUNDI, PIU’ CHE SUPERFLUO.- Una sera
nell’accingersi a fare un prelievo bancomat per fare poi benzina,
l’uomo scopre che l’operazione era impossibilitata.
La
mattina seguente, recatosi in banca scopre che gli erano stati
pignorati addirittura i propri conti correnti con prelievo forzato di
tutte le somme depositate ( circa 35.000 €., ossia i risparmi di
una vita ). La situazione si protrae per diverso tempo e soltanto la
generosità di alcuni amici hanno evitato il peggio, poiche’,
essendo l’uomo un dipendente statale, ha l’obbligo dell’accredito
dello stipendio. Dopo anni il malcapitato ha ancora difficoltà per
fare qualsiasi operazione bancaria, non potendo detenere somme
depositate ( bonifici, pagamenti vari, ecc. ). In pratica viene
trattato come il peggiore dei delinquenti. Tutto ciò è
a dir poco vergognoso !
Ma
ancora non basta ! L’uomo propone ricorso in Appello per ottenere
il riconoscimento dell’addebito di colpa dell’avvenuta
separazione alla ex moglie atteso che è documentato era stata lei ad
abbandonare IMPROVVISAMENTE E SENZA ALCUN PREAVVISO il tetto
coniugale e persino un minore. La Corte di Appello, però,
inspiegabilmente, si schiera nettamente a favore della donna e con
una nuova -incredibile- sentenza, addirittura ripristina il
mantenimento per la donna e condanna l’uomo a pagare anche tutti
gli arretrati sin dalla data in cui gli erano stati tolti con la
sentenza di separazione di primo grado.
Il
tutto viene motivato con la necessità di dover garantire lo stesso
tenore di vita alla donna ma, stranamente, la Corte di Appello
trascura il fatto che la donna dispone ed è proprietaria di ben 4
appartamenti più due ettari di terreno ( il tutto ricevuto a seguito
della separazione dei beni coniugali e, quindi, tolti al marito che
li aveva acquistati con enormi sacrifici ).
La
corte di Appello trascura addirittura che due dei citati appartamenti
risultano regolarmente locati ad uso ufficio e dai quali la donna
ricava un consistente reddito che gli consente di vivere agiatamente
considerato che un terzo immobile è adibito ad abitazione della
donna che, pertanto, non paga neppure l’affitto.
Ancora
più incredibile è il fatto che la Corte di Appello non vuole
neppure tenere conto che la donna svolge con continuità lavoro “in
nero” regolarmente rilevato ed attestato con una “relazione ”
con foto e filmati , nonché con una testimonianza resa da un’Agenzia
Investigativa alla quale l’uomo si era rivolto per i mezzi di prova
necessari.
In
pratica, la Corte di Appello, arriva a non tener conto del lavoro in
“ nero”, il quale come tutti sanno dovrebbe essere perseguito per
legge.
Al
malcapitato non resta che fare ricorso in Cassazione, affrontando
ulteriori ed ingenti spese legali e giudiziarie nella speranza di
poter, un giorno ottenere giustizia ma, purtroppo, ancora una volta,
si vede negare l’auspicata giustizia. Infatti la Corte di
Cassazione -VI Sez: Civile - con la SCONCERTANTE Sentenza n. 20469/15
del 12.10.2015 , pubblicata sulla rivista Diritto e Giustizia, non fa
altro che rigettare l’addebito di colpa richiesto per la donna e
confermare il giudizio espresso in precedenza dalla Corte di Appello.
Perché
la Corte d’Appello non tiene conto del lavoro in nero svolto dalla
donna e dei redditi di affitto da lei percepiti e non dichiarati?
La
citata sentenza contrasta nettamente con precedenti Sentenze emesse
dalla Corte di Cassazione. Intanto, le condizioni di indigenza si
aggravano sempre di più non potendo l’uomo disporre neppure di un
conto corrente poichè gli viene tutto prontamente pignorato e tolto
tutto e, pur avendo maturato tutti i requisiti, non può neppure
permettersi di andarsene in pensione perché gli verrebbe
addirittura prelevato l’intero TFR a causa dei
pignoramenti subiti.
Si
può, pertanto serenamente asserire che l’uomo è vittima di un
percorso che sembra disegnato anzitempo e che ha raggiunto il
risultato di spogliarlo di ogni suo bene, assicurasi così una vera e
propria RENDITA VITALIZIA E PARASSITARIA.
In
tal modo le donne conseguono contemporaneamente due vantaggi : quello
di assicurarsi il futuro e quello di “rovinare” per il resto dei
suoi giorni il loro ex ( grande risultato !!! ).
E
tutto questo in nome della civiltà e della Giustizia di questo
Paese.
In
materia di separazioni matrimoniali, poi, difficilmente si troverà
un giudice disposto a modificare i provvedimenti assunti in
precedenza dai colleghi ed a far emergere le eventuali responsabilità
di questi ultimi, per cui il povero uomo sarà costretto ad avviare
tutta una serie di azioni legali per cercare di difendere la propria
persona ed i propri interessi. Passeranno anni per cercare di
rimettere a posto le cose e verrà spesa una vera fortuna per spese
legali e giudiziarie ( OLTRE TRECENTOCINQUANTAMILA €., per
i quali il malcapitato deve indebitarsi per anni, e……..
non è ancora finita !!!!! ).
Intanto
i “media”, la stampa, la TV ed i politici continuano a parlare di
“violenza” e di “ingiustizie” che riguardano esclusivamente
il sesso femminile, trascurando totalmente l’altro sesso.
Tutti
i giorni assistiamo ad intere trasmissioni televisive ed articoli di
stampa in materia di violenza alle donne e di disparità verso il
sesso debole , ma delle violenze subite dagli uomini (e
tali si potrebbero definire
anche quelle che
emergono da siffatte vicende), chi osa parlarne ???
I
politici prendano atto di vicende del
genere, che sono ormai innumerevoli,
e si assumano le loro responsabilità; trovino il coraggio per
cambiare le leggi in materia di separazioni che, allo stato attuale
dei fatti e con la corresponsabilità della Giustizia, sono
nettamente di parte ( e …..non si venga a dire che il
tutto viene fatto per tutelare i figli, perché anche i padri
separati hanno il sacrosanto diritto ad esercitare la patria potestà
e ad amare la prole, esattamente come le madri ).
Occorre
sicuramente togliere alle donne “furbe” l’“interesse
economico di separarsi” ( casa coniugale e mantenimento
che spesso restano alla donna a vita ).
Solo
così si potranno salvare moltissimi matrimoni e FARE DAVVERO GLI
INTERESSI DEI MINORI I QUALI HANNO DIRITTO AD AVERE UN PADRE.
Da
discutere poi la questione della valutazione e dei controlli
sull’operato della Magistratura, valutazioni e controlli che
dovrebbero essere ancor più rigorosi di quanto non siano
ora e prendere come riferimento la vasta statistica offerta da
casi del
genere.
Alcune
statistiche evidenziano che negli ultimi dieci anni le separazioni
anno causato circa un migliaio di suicidi/omicidi e nel 93
% dei casi chi si toglie la vita è il padre. C’è da
domandarsi:
a)-
Quanti altri morti ci dovranno essere prima che le Istituzioni si
decidono ad intervenire per cambiare la legislazione?
b)-
E’mai possibile che si debba continuare a rovinare la gente per
bene dietro falsità e calunnie di chi agisce in evidente in malafede
???
c)- E’normale
che per buttare fuori di casa un uomo ( spesso senza alcuna colpa ) e
per togliergli tutto (casa, stipendio, affetto dei figli, dignità,
ecc. ecc.) basta solo qualche mese ed una udienza Presidenziale che
dura solo pochissimi minuti, ma poi, per rimettere a posto le cose in
qualche modo occorrono moltissimi anni e tanti soldi ( nel caso di
chi scrive quasi QUATTROCENTOMILA €.)
e, nel frattempo, la donna continua a mantenere la sua posizione di
comodo ed a percepire una vera e propria rendita vitalizia a danno
dell’ex consorte ??? Intanto, il malcapitato è
costretto ad indebitarsi per sostenere le spese legali necessarie a
difendersi dalle evidenti falsità, menzogne e cause varie avviate
dalla ex con i suoi legali, che comunque, per anni, si è goduta la
casa coniugale utilizzandola a “mò di albergo” per parenti ed
amici per diversi anni ( la madre, pur
avendo un proprio appartamento poco distante, si era sistemata
quasi stabilmente nella medesima casa coniugale con la figlia ).
Tutto
ciò deve certamente far riflettere, visto che, a questo punto, le
separazioni causano più vittime di tutte le organizzazioni criminali
messe insieme.
Non
occorre certo creare Ministeri e/o numeri verdi (es. 1522) dedicati
esclusivamente alle donne ove gli uomini non possono accedere e non è
necessario neppure creare “quote rosa” ( A modesto avviso di chi
scrive, che assicura si è sempre battuto in difesa delle donne ed è
sempre stato contro il “ maschilismo”, ciò è offensivo per le
stesse donne. ).
Il
successo va conquistato sul campo e per meriti, senza fare
“vittimismo sfrenato”.
Ci
si auspica che qualcuno si decida ad intervenire al più presto per
far cambiare le cose e la soluzione alle problematiche potrebbero
essere raggiunte con :
1)- L’
abolizione di ogni forma di mantenimento a favore di uno dei coniugi
(quasi sempre la
donna
) con conseguente istituzione del MANTENIMENTO DIRETTO ED
OBBLIGATORIO
DEI FIGLI DA PARTE DI ENTRAMBI I GENITORI, in
percentuale
e sulla base del loro reddito accertato ( salvo accordi diversi o
casi eccezionali
da
motivare e documentare in sentenza ) ;
2)- L’ ASSEGNAZIONE
DELLA CASA CONIUGALE A CHI E’ IL LEGITTIMO
PROPRIETARIO (
qualora l’immobile sia di entrambi i coniugi andrebbe diviso se
possibile
e/o venduto per suddividerne il ricavato );
3)- Tempi
di permanenza paritetici dei figli presso entrambi i genitori, con
conseguente istituzione
della
doppia residenza per i minori ( salvo accordi diversi e/o
trasferimento di uno dei genitori
in
diversa città e/o per comprovati e giustificati motivi ) ;
4)- Certezza
della pena per chi inventa falsità e menzogne allo scopo di
conseguire i propri
obbiettivi
a discapito della controparte;
5)- Responsabilità
dirette per gli eventuali legali che danno assistenza a clienti
scorretti e/o che
forniscono
il proprio operato con coscienza e volontà e “senza scrupoli”
e/o che
fomentano
gli animi dei separandi aiutandoli a fornire versioni distorte dalla
realtà alle
competenti
Autorità Giudiziarie per ricavarne lucro ;
6)- Responsabilità
civile per i magistrati che emettono provvedimenti con colpa grave
e/o
dolo,
con conseguente abolizione dell’attuale diffuso concetto di
“intoccabilità”, affinchè
rispondano
per le proprie responsabilità come tutti gli altri cittadini
italiani per gli
eventuali
danni arrecati a terzi.
Per
le responsabilità di cui ai precedenti punti 5 e 6 non possono
essere sufficienti semplici “polizze assicurative”, ma occorre la
cessione del quinto dello stipendio e la confisca dei beni quantomeno
nei casi di responsabilità gravi ed eclatanti.
Le
citate soluzioni “a costo zero”, a quanto pare, però, non sono
ben accette da chi, magari, ha interesse a tenere alto il tasso di
conflittualità ed a lasciare inalterato l’attuale assurdo
”sistema” in atto ( il “divorzificio” in atto, fa comodo a
molti per poter lucrare sulle disgrazie altrui ed è questo che
bisogna eliminare per salvare molte famiglie e tantissimi bambini ).
Gli
interessi economici che ruotano intorno alle separazioni sono
tantissimi e vistosissimi.
Senza
voler minimamente generalizzare, sono tante le donne “furbe” ed
“in malafede” che ricorrono volutamente alla
separazione di tipo giudiziale per potersi
costituire la rendita ( casa e lauti mantenimenti ) a discapito
dell’ex marito.
Ciò
costituisce senza dubbio IL VERO INCENTIVO alla
separazione conflittuale che va eliminato con un’adeguata
ed urgente riforma legislativa.
I
“ PADRI SEPARATI” DEVONO AVERE GLI STESSI DIRITTI E GLI STESSI
DOVERI DELLE MADRI , QUINDI ANCHE PARI
DIGNITA’, e non si venga ancora a sostenere che il tutto
viene fatto nell’ “interesse per la tutela dei minori” perché
cosi non è ( anche i padri hanno il diritto di amare ed assistere
nella crescita la prole e non si comprendono le ragioni per le quali
dovrebbero essere esclusi/emarginati ).
Con
l’attuale sistema, infatti, i figli troppo spesso diventano “ LO
STRUMENTO” per arrivare all’obbiettivo da raggiungere e non a
caso diventano “ contesi “ dai genitori con le conseguenti
problematiche che ne derivano.
Pertanto,
se davvero si vuole l’auspicata “ BIGENITORIALITA’ “ e fare
gli interessi dei figli è necessario correre ai ripari con urgenza.