30 ottobre 2016

QUANDO LA GIUSTIZIA E’ COMPLICE E LE ISTITUZIONI SE NE LAVANO LE MANI

Abbiamo ricevuto da un nostro fedele -e sfortunato- lettore, la lettera che segue.

Ci racconta, con i suoi toni e le sue espressioni (che in gran parte abbiamo lasciato integre) una tragedia che è quella di molti.

Ci siamo limitati a modificare quei particolari che rendevano in qualche modo riconoscibile la vicenda.
Per motivi di privacy, non pubblichiamo ovviamente il suo nome.
Vogliamo evitargli altri guai, perché qualcuno potrebbe restare indispettito, e non domo, da certe affermazioni.
Soprattutto se consapevole che il nostro amico dice, né più né meno, la verità.


QUANDO LA GIUSTIZIA E’ COMPLICE E LE ISTITUZIONI SE NE LAVANO LE MANI


Noi italiani siamo convinti di essere fortunati e di far parte di uno dei Paesi più civili del mondo.
La Costituzione italiana garantisce i diritti, l’uguaglianza e la libertà.
Il primo comma dell’art. 3 recita testualmente: “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione , di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. “.
Ma è realmente cosi ? Ci sono seri dubbi almeno per quanto concerne l’uguaglianza tra i sessi.
E’innegabile che, con l’attuale “sistema” vigente, se una donna vuole “rovinare” il consorte e costituirsi una vera e propria RENDITA VITALIZIA E PARASSITARIA ai danni dell’ex le sarà sufficiente “inventare” qualche paginetta di evidentissime falsità e menzogne, con la complicità di qualche legale “senza scrupoli” , con cui chiedere la separazione di tipo giudiziale ed ottenere nell’ordine : collocazione dei figli presso di lei, assegnazione della casa coniugale e consistenti mantenimenti che, magari, potrà “godere” con un nuovo compagno.

C’è solo da augurarsi di non avere a che fare con una moglie che, dopo alcuni decenni di normalissimo matrimonio, all’improvviso e senza alcun preavviso, decide di cambiare il percorso della propria vita ; prende la macchina e se ne va di casa per circa un mese abbandonando tetto e letto coniugale e persino un minorePoi, rientra , si rifiuta di parlare ed avere contatti con il marito ed arriva a chiedere la separazione inventandosi di tutto e di più con la complicità dei suoi parenti più stretti e di uno studio legale e per il malcapitato consorte sono guai veramente seri, nonostante la sua intenzione di ricucire il rapporto e/o quantomeno di arrivare ad una separazione consensuale.
Alla donna , ormai, gli hanno fatto capire che può assicurarsi una vita agiata a danno del consorte che “ ormai ha un’ età avanzata e qualche problema di salute “ e la facilità di raggiungere l’obiettivo con il quale possono trarne vantaggi in parecchi , visto il consistente patrimonio familiare ( diversi immobili in comproprietà ed uno stipendio da dipendente statale ). Non a caso viene inspiegabilmente ed in tutta fretta depositata in tribunale una richiesta di separazione per le vie giudiziali, sebbene vi sia una comunicazione a mezzo missiva con la quale viene comunicata la piena disponibilità a definire il tutto in via bonaria. Evidentemente, la consapevolezza di poter ottenere gli scopi prefissati ( intera casa coniugale e consistenti mantenimenti ) già in sede di udienza presidenziale invoglia a tale scelta.
Con l’attuale legislazione, infatti, e le consolidate consuetudini giuridiche il cosiddetto “sesso debole” ha la facoltà di far “buttare fuori di casa”e portare alla rovina la controparte impadronendosi praticamente di tutto ( figli, immobili, stipendio del marito, risparmi e quant’altro ).
Poi, specialmente se la donna è casalinga, può assicurarsi il futuro a spese di chi ha sempre lavorato e dovrà continuare a farlo per il resto della vita per mantenerla (e chi glie la fa fare di andare a lavorare ??? Eppure , lei è un’esperta commerciante che, tra l’altro, in passato è stata titolare di una propria attività svolta per diversi anni e, tutt’ora, percepisce redditi propri tali che gli garantiscono di essere perfettamente autonoma ed in grado di mantenersi. Eppure, con il suo mestiere gli sarebbe molto facile trovare un lavoro da dipendente oppure riaprire la sua ex attività disponendo ancora dello stesso locale di prima con relativi arredi ).
Non importa di chi sono le colpe del fallimento del matrimonio ( sicuramente il marito si è adoperato e sacrificato per assicurare alla famiglia in cui credeva un buon futuro ed ha cercato di essere un buon padre e un buon marito ) ; l’ importante è fare la “ vittima “ ed anche se non ci sono prove concrete e persino in presenza di evidenti e documentate falsità potrà avere la “Giustizia” dalla sua parte, la quale, in pochi minuti ( con il cosiddetto “provvedimento presidenziale”), non esiterà ad ordinare l’allontanamento del marito dalla casa coniugale acquistata con sacrifici , nonché, a disporre, inspiegabilmente, il versamento di un cospicuo mantenimento per lei ed il figlio , sebbene in affido condiviso, ( ben 3/4 dello stipendio, corrispondenti a quasi il doppio di un normale salario corrisposto alla maggior parte dei lavoratori italiani ), violando in modo evidente i principi costituzionali e la legge 54/2006, poi si vedrà.
Con quale criterio/principio e/o ragionamento logico il giudice assegna alla donna i 3/4 dello stipendio dell’uomo, più l’intera casa coniugale composta da due distinti ed autonomi appartamenti, costringendo l’uomo ad andare via di casa e a trovare un alloggio in affitto, non è dato sapere.
Al marito che si alza tutte le mattine per andare a svolgere un duro lavoro gli rimarrà una modesta cifra ( meno di quanto deve versare mensilmente per il solo figlio ed in alcuni mesi le sue competenze si riducono persino a meno di 60 euro e di 2 euro con cui dover vivere e pagare un consistente affitto di casa ) e se non dovesse provvedere a corrispondere tutto quanto è stato deciso , verrà pure emesso un “decreto penale di condanna” per violazione dell’ art. 570 c.p. e si procederà persino con il pignoramento delle competenze; tanto, per la cosiddetta “ giustizia “ bisogna assicurare lo stesso tenore di vita alla donna e c’ è un “provvedimento” al quale bisogna attenersi, tutto il resto non conta ( non importa nemmeno se il malcapitato nei suoi primi 50 anni di vita si è sempre comportato bene e non ha mai avuto a che fare con la Giustizia, perché, tanto, improvvisamente, gli piomberanno addosso tante di quelle azioni legali da superare abbondantemente anche i più conosciuti personaggi mafiosi ).
Ma poi, qualcuno si chiede se anche il marito può mantenere lo stesso tenore di vita ???
Qualcuno si vuole rendere conto che il malcapitato è costretto ad andare a vivere in affitto e viene ingiustamente umiliato, denigrato ed offeso e non potrà che vivere in condizioni di assoluto disagio pur non avendo fatto nulla ???
Non conta neppure se la casa coniugale è composta di due grandi e distinti appartamenti per due famiglie, perché, tanto, verrà comunque assegnata esclusivamente tutta a lei sebbene è documentato che quest’ultima ha altre possibilità alloggiative (vuole così , il marito potrà arrangiarsi andando a vivere altrove e se dovrà pagare un esoso affitto e vivere il resto dei suoi giorni in condizioni di precarietà saranno problemi suoi ).
Anche se poi le figlie saranno diventate maggiorenni, la Giustizia farà in modo che la donna continui a disporre a suo piacimento del mantenimento per lui stabilito ( con prelievo diretto dallo stipendio del malcapitato consorte e contestuale versamento sul conto corrente esclusivo della donna ) e poco importa se le figlie hanno raggiunto la maggiore età già da alcuni anni ed abbiano chiesto al Giudice di avere ciò che è un suo diritto, comunicando le coordinate del proprio C/C appositamente aperto.
Ma non basta…. per decisione della “Giustizia”, lei continuerà a disporre, comunque, anche della intera casa coniugale e la motivazione addotta sarà che le figlie non sono economicamente autosufficienti. Cosa importa se a mantenerle entrambi, più che ventenni ed impiegate con un posto fisso (Ministero) è il padre, abbiano esplicitamente manifestato la volontà di volere il padre vicino ???
Dopo anni di durissime e COSTOSISSIME battaglie legali, l’uomo dopo vari anni, riesce a rientrare nella ex casa coniugale, che condividerà con le figlie, ed il mantenimento alla donna viene revocato perché la “giustizia” è costretta a prendere atto della realtà dei fatti poiché la donna detiene immobili propri dati in affitto e quindi possiede redditi idonei e sufficienti al proprio sostentamento.
Persino il Decreto penale di condanna viene revocato ( dopo aver cagionato molti danni ) poiché l’ uomo viene assolto perché “il fatto non sussiste”. L’uomo viene scagionato da qualsiasi addebito di colpa, ma tutte le denunce/querele presentate per calunnia, ecc. nei confronti della ex, caso strano, vengono puntualmente archiviate ( eppure di qualcuno deve pur essere la colpa di quanto accaduto !!! ).
Si scopre, poi, che la donna svolge pure lavoro “in nero”, ma, sebbene le segnalazioni fatte, nessuno interviene al riguardo. Anzi, l’uomo viene pure preso di mira dal “Fisco” perché, ovviamente aveva portato in deduzione dal reddito gli importi effettivi corrisposti a titolo di mantenimento ed ampiamente documentati per effetto dell’avvenuto pignoramento dello stipendio disposto in virtù dell’assurdo Decreto Penale di condanna di cui sopra e, cosi, subisce un nuovo pignoramento dello stipendio (questa volta da parte del “fisco” ), sebbene vi sia un ricorso alla Commissione Tributaria in atto, per il quale detto Organo non si è neppure ancora pronunciato ( strano, però, il “fisco” non entra nel merito del lavoro in nero svolto dalla donna e si limita a prendere per buone le dichiarazioni della donna ).
Ma non finisce ancora qui !!!
Infatti, dove non arriva l’ex consorte subentra la ex suocera, la quale dopo circa 10 anni ( quindi persino oltre il termini di prescrizione previsto ) richiede esclusivamente all’ex genero una somma da lei volutamente elargita per l’acquisto della casa coniugale della quale è proprietario il nipote per espressa volontà della stessa. L’elargizione a titolo di “regalia” risulta anche dall’autorizzazione rilasciata dal giudice tutelare ad ENTRAMBI gli ex coniugi per l’acquisto dell’immobile in nome e per conto del figlio all’epoca minore. Nonostante all’epoca dell’acquisto dell’immobile i coniugi erano in costanza di matrimonio, in regime di comunione dei beni e che la casa fosse intestata al nipote, la ex suocera dell’uomo pretende, a distanza di dieci anni e SOLTANTO DOPO L’AVVENUTA SEPARAZIONE DALLA FIGLIA, la restituzione della cifra esclusivamente dall’ex genero. Quindi, improvvisamente e senza alcun preavviso avvia l’azione legale ed ottiene l’emissione di un decreto ingiuntivo al riguardo, sebbene vi sia una dichiarazione di rinuncia alla restituzione della grossa cifra elargita ( ovviamente, poi , disconosciuta ) e non considerando che la somma sia pari quasi ad ad 1/3 di quella totale spesa dall’uomo per l’acquisto dell’immobile.
Nonostante l’evidenza dei fatti, l’uomo viene condannato a pagare la grossa cifra e così ove non era riuscita la ex moglie a raggiungere l’obbiettivo prefissato ( portarlo alla rovina ) ci riesce la ex suocera con l’ausilio della “malagiustizia”. A nulla serve neppure il ricorso in appello avverso il decreto ingiuntivo emesso, alla mancata ammissione delle prove a proprio favore, al comportamento della CTU, alla vistosa “sentenza punitiva” che sembra avere tutto il sapore di una vera e propria “vendetta giudiziaria”, ecc. ecc..
La definizione della causa viene rinviata a distanza i oltre tre anni dopo e viene intanto confermato il pagamento di quanto stabilito in decreto ingiuntivo con aggravio di spese ed interessi ( e così si arriva a circa 250.000, oo €. ed il gioco è fatto !!! ). L’uomo sarà, cosi, costretto a pagare subito ( quindi rovinato ) e non avrà neppure la possibilità di poter ricorrere in Cassazione perché la causa non è stata neppure definita dalla Corte d’Appello se tutto va bene se ne parlerà tra 4 anni ; anzi, la causa in appello viene addirittura ulteriormente rinviata al 2018 e cosi il povero sventurato è costretto a perdere pure l’intero TFS poiché deve lasciare il lavoro per raggiunti limiti di età e così anche il sacrificio di aver prolungato il servizio di oltre tre anni oltre il limite massimo raggiunto per cercare di salvaguardare almeno la liquidazione va in fumo – e non si venga a dire che la cosa non è “manovrata”- ) ed ogni commento al riguardo appare più che superfluo.

All’uomo non resta altro da fare che rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’ Uomo perché è inutile intentare azioni legali contro appartenenti alla magistratura, i quali, godono della più ampia IMPUNITA’e non risponderanno mai in prima persona per il proprio operato. INTANTO, AL MALCAPITATO GLI VIENE TOLTO TUTTO : DIGNITA’, STIPENDIO ( pignorato ) , BENI, ECC. E GLI VIENE ADDIRITTURA BLOCCATO IL CONTO CORRENTETANTO DA IMPEDIRGLI DI FARE LA SPESA, PAGARE LE BOLLETTE, E PROVVEDERE ALLE ESIGENZE PERSONALI ( trattato come il peggiore dei delinquenti !!! ).

TALE SITUAZIONE SI PROTRAE PER DIVERSO TEMPO E, QUINDI, L’ UOMO E’ PRIVATO DI QUALSIASI MEZZO DI SOSTEMNTAMENTO. OGNI COMMENTO AL RIGUARDO APPARE, QUNDI, PIU’ CHE SUPERFLUO.- Una sera nell’accingersi a fare un prelievo bancomat per fare poi benzina, l’uomo scopre che l’operazione era impossibilitata.  

La mattina seguente, recatosi in banca scopre che gli erano stati pignorati addirittura i propri conti correnti con prelievo forzato di tutte le somme depositate ( circa 35.000 €., ossia i risparmi di una vita ). La situazione si protrae per diverso tempo e soltanto la generosità di alcuni amici hanno evitato il peggio, poiche’, essendo l’uomo un dipendente statale, ha l’obbligo dell’accredito dello stipendio. Dopo anni il malcapitato ha ancora difficoltà per fare qualsiasi operazione bancaria, non potendo detenere somme depositate ( bonifici, pagamenti vari, ecc. ). In pratica viene trattato come il peggiore dei delinquenti. Tutto ciò è a dir poco vergognoso !
Ma ancora non basta ! L’uomo propone ricorso in Appello per ottenere il riconoscimento dell’addebito di colpa dell’avvenuta separazione alla ex moglie atteso che è documentato era stata lei ad abbandonare IMPROVVISAMENTE E SENZA ALCUN PREAVVISO il tetto coniugale e persino un minore. La Corte di Appello, però, inspiegabilmente, si schiera nettamente a favore della donna e con una nuova -incredibile- sentenza, addirittura ripristina il mantenimento per la donna e condanna l’uomo a pagare anche tutti gli arretrati sin dalla data in cui gli erano stati tolti con la sentenza di separazione di primo grado.

Il tutto viene motivato con la necessità di dover garantire lo stesso tenore di vita alla donna ma, stranamente, la Corte di Appello trascura il fatto che la donna dispone ed è proprietaria di ben 4 appartamenti più due ettari di terreno ( il tutto ricevuto a seguito della separazione dei beni coniugali e, quindi, tolti al marito che li aveva acquistati con enormi sacrifici ).

La corte di Appello trascura addirittura che due dei citati appartamenti risultano regolarmente locati ad uso ufficio e dai quali la donna ricava un consistente reddito che gli consente di vivere agiatamente considerato che un terzo immobile è adibito ad abitazione della donna che, pertanto, non paga neppure l’affitto.
Ancora più incredibile è il fatto che la Corte di Appello non vuole neppure tenere conto che la donna svolge con continuità lavoro “in nero” regolarmente rilevato ed attestato con una “relazione ” con foto e filmati , nonché con una testimonianza resa da un’Agenzia Investigativa alla quale l’uomo si era rivolto per i mezzi di prova necessari.

In pratica, la Corte di Appello, arriva a non tener conto del lavoro in “ nero”, il quale come tutti sanno dovrebbe essere perseguito per legge.
Al malcapitato non resta che fare ricorso in Cassazione, affrontando ulteriori ed ingenti spese legali e giudiziarie nella speranza di poter, un giorno ottenere giustizia ma, purtroppo, ancora una volta, si vede negare l’auspicata giustizia. Infatti la Corte di Cassazione -VI Sez: Civile - con la SCONCERTANTE Sentenza n. 20469/15 del 12.10.2015 , pubblicata sulla rivista Diritto e Giustizia, non fa altro che rigettare l’addebito di colpa richiesto per la donna e confermare il giudizio espresso in precedenza dalla Corte di Appello.

Perché la Corte d’Appello non tiene conto del lavoro in nero svolto dalla donna e dei redditi di affitto da lei percepiti e non dichiarati?

La citata sentenza contrasta nettamente con precedenti Sentenze emesse dalla Corte di Cassazione. Intanto, le condizioni di indigenza si aggravano sempre di più non potendo l’uomo disporre neppure di un conto corrente poichè gli viene tutto prontamente pignorato e tolto tutto e, pur avendo maturato tutti i requisiti, non può neppure permettersi di andarsene in pensione perché gli verrebbe addirittura prelevato l’intero TFR a causa dei pignoramenti subiti.

Si può, pertanto serenamente asserire che l’uomo è vittima di un percorso che sembra disegnato anzitempo e che ha raggiunto il risultato di spogliarlo di ogni suo bene, assicurasi così una vera e propria RENDITA VITALIZIA E PARASSITARIA.
In tal modo le donne conseguono contemporaneamente due vantaggi : quello di assicurarsi il futuro e quello di “rovinare” per il resto dei suoi giorni il loro ex ( grande risultato !!! ).
E tutto questo in nome della civiltà e della Giustizia di questo Paese.
In materia di separazioni matrimoniali, poi, difficilmente si troverà un giudice disposto a modificare i provvedimenti assunti in precedenza dai colleghi ed a far emergere le eventuali responsabilità di questi ultimi, per cui il povero uomo sarà costretto ad avviare tutta una serie di azioni legali per cercare di difendere la propria persona ed i propri interessi. Passeranno anni per cercare di rimettere a posto le cose e verrà spesa una vera fortuna per spese legali e giudiziarie ( OLTRE TRECENTOCINQUANTAMILA €., per i quali il malcapitato deve indebitarsi per anni, e…….. non è  ancora finita !!!!! ).
Intanto i “media”, la stampa, la TV ed i politici continuano a parlare di “violenza” e di “ingiustizie” che riguardano esclusivamente il sesso femminile, trascurando totalmente l’altro sesso.
Tutti i giorni assistiamo ad intere trasmissioni televisive ed articoli di stampa in materia di violenza alle donne e di disparità verso il sesso debole , ma delle violenze subite dagli uomini (e tali si potrebbero definire anche quelle che emergono da siffatte vicende), chi osa parlarne ???
I politici prendano atto di vicende del genere, che sono ormai innumerevoli, e si assumano le loro responsabilità; trovino il coraggio per cambiare le leggi in materia di separazioni che, allo stato attuale dei fatti e con la corresponsabilità della Giustizia, sono nettamente di parte ( e …..non si venga a dire che il tutto viene fatto per tutelare i figli, perché anche i padri separati hanno il sacrosanto diritto ad esercitare la patria potestà e ad amare la prole, esattamente come le madri ).
Occorre sicuramente togliere alle donne “furbe” l’“interesse economico di separarsi( casa coniugale e mantenimento che spesso restano alla donna a vita ).
Solo così si potranno salvare moltissimi matrimoni e FARE DAVVERO GLI INTERESSI DEI MINORI I QUALI HANNO DIRITTO AD AVERE UN PADRE.
Da discutere poi la questione della valutazione e dei controlli sull’operato della Magistratura, valutazioni e controlli che dovrebbero essere ancor più rigorosi di quanto non siano ora e prendere come riferimento la vasta statistica offerta da casi del genere.
Alcune statistiche evidenziano che negli ultimi dieci anni le separazioni anno causato circa un migliaio di suicidi/omicidi e nel 93 % dei casi chi si toglie la vita è il padre. C’è da domandarsi:
a)- Quanti altri morti ci dovranno essere prima che le Istituzioni si decidono ad intervenire per cambiare la legislazione?
b)- E’mai possibile che si debba continuare a rovinare la gente per bene dietro falsità e calunnie di chi agisce in evidente in malafede ???
c)- E’normale che per buttare fuori di casa un uomo ( spesso senza alcuna colpa ) e per togliergli tutto (casa, stipendio, affetto dei figli, dignità, ecc. ecc.) basta solo qualche mese ed una udienza Presidenziale che dura solo pochissimi minuti, ma poi, per rimettere a posto le cose in qualche modo occorrono moltissimi anni e tanti soldi ( nel caso di chi scrive quasi QUATTROCENTOMILA €.) e, nel frattempo, la donna continua a mantenere la sua posizione di comodo ed a percepire una vera e propria rendita vitalizia a danno dell’ex consorte ??? Intanto, il malcapitato è costretto ad indebitarsi per sostenere le spese legali necessarie a difendersi dalle evidenti falsità, menzogne e cause varie avviate dalla ex con i suoi legali, che comunque, per anni, si è goduta la casa coniugale utilizzandola a “mò di albergo” per parenti ed amici per diversi anni ( la madre, pur avendo un proprio appartamento poco distante, si era sistemata quasi stabilmente nella medesima casa coniugale con la figlia ).
Tutto ciò deve certamente far riflettere, visto che, a questo punto, le separazioni causano più vittime di tutte le organizzazioni criminali messe insieme.
Non occorre certo creare Ministeri e/o numeri verdi (es. 1522) dedicati esclusivamente alle donne ove gli uomini non possono accedere e non è necessario neppure creare “quote rosa” ( A modesto avviso di chi scrive, che assicura si è sempre battuto in difesa delle donne ed è sempre stato contro il “ maschilismo”, ciò è offensivo per le stesse donne. ).
Il successo va conquistato sul campo e per meriti, senza fare “vittimismo sfrenato”.
Ci si auspica che qualcuno si decida ad intervenire al più presto per far cambiare le cose e la soluzione alle problematiche potrebbero essere raggiunte con :
1)- L’ abolizione di ogni forma di mantenimento a favore di uno dei coniugi (quasi sempre la
donna ) con conseguente istituzione del MANTENIMENTO DIRETTO ED
OBBLIGATORIO DEI FIGLI DA PARTE DI ENTRAMBI I GENITORI, in
percentuale e sulla base del loro reddito accertato ( salvo accordi diversi o casi eccezionali
da motivare e documentare in sentenza ) ;
2)- L’ ASSEGNAZIONE DELLA CASA CONIUGALE A CHI E’ IL LEGITTIMO
PROPRIETARIO ( qualora l’immobile sia di entrambi i coniugi andrebbe diviso se
possibile e/o venduto per suddividerne il ricavato );
3)- Tempi di permanenza paritetici dei figli presso entrambi i genitori, con conseguente istituzione
della doppia residenza per i minori ( salvo accordi diversi e/o trasferimento di uno dei genitori
in diversa città e/o per comprovati e giustificati motivi ) ;
4)- Certezza della pena per chi inventa falsità e menzogne allo scopo di conseguire i propri
obbiettivi a discapito della controparte;
5)- Responsabilità dirette per gli eventuali legali che danno assistenza a clienti scorretti e/o che
forniscono il proprio operato con coscienza e volontà e “senza scrupoli” e/o che
fomentano gli animi dei separandi aiutandoli a fornire versioni distorte dalla realtà alle
competenti Autorità Giudiziarie per ricavarne lucro ;
6)- Responsabilità civile per i magistrati che emettono provvedimenti con colpa grave e/o
dolo, con conseguente abolizione dell’attuale diffuso concetto di “intoccabilità”, affinchè
rispondano per le proprie responsabilità come tutti gli altri cittadini italiani per gli
eventuali danni arrecati a terzi.
Per le responsabilità di cui ai precedenti punti 5 e 6 non possono essere sufficienti semplici “polizze assicurative”, ma occorre la cessione del quinto dello stipendio e la confisca dei beni quantomeno nei casi di responsabilità gravi ed eclatanti.
Le citate soluzioni “a costo zero”, a quanto pare, però, non sono ben accette da chi, magari, ha interesse a tenere alto il tasso di conflittualità ed a lasciare inalterato l’attuale assurdo ”sistema” in atto ( il “divorzificio” in atto, fa comodo a molti per poter lucrare sulle disgrazie altrui ed è questo che bisogna eliminare per salvare molte famiglie e tantissimi bambini ).
Gli interessi economici che ruotano intorno alle separazioni sono tantissimi e vistosissimi.
Senza voler minimamente generalizzare, sono tante le donne “furbe” ed “in malafede” che ricorrono volutamente alla separazione di tipo giudiziale per potersi costituire la rendita ( casa e lauti mantenimenti ) a discapito dell’ex marito.
Ciò costituisce senza dubbio IL VERO INCENTIVO alla separazione conflittuale che va eliminato con un’adeguata ed urgente riforma legislativa.
I “ PADRI SEPARATI” DEVONO AVERE GLI STESSI DIRITTI E GLI STESSI DOVERI DELLE MADRI , QUINDI ANCHE PARI DIGNITA’, e non si venga ancora a sostenere che il tutto viene fatto nell’ “interesse per la tutela dei minori” perché cosi non è ( anche i padri hanno il diritto di amare ed assistere nella crescita la prole e non si comprendono le ragioni per le quali dovrebbero essere esclusi/emarginati ).
Con l’attuale sistema, infatti, i figli troppo spesso diventano “ LO STRUMENTO” per arrivare all’obbiettivo da raggiungere e non a caso diventano “ contesi “ dai genitori con le conseguenti problematiche che ne derivano.
Pertanto, se davvero si vuole l’auspicata “ BIGENITORIALITA’ “ e fare gli interessi dei figli è necessario correre ai ripari con urgenza.