La Giustizia familiare crea da anni sacche di illegalità e sopraffazione.
Sull'"interesse" del minore agisce un sistema che pretende di gestire il conflitto attraverso il conflitto, cioè con una logica schizofrenica capace solo di perpetuare all'infinito il conflitto.
IL SISTEMA SOCIOGIUDIZIARIO DELLE SEPARAZIONI DIVENTA COSì UN SISTEMA CHE DI FATTO ABUSA DEI MINORI
Dr. Gaetano Giordano
www.psicoterapia.clinic
30 marzo 2012
26 marzo 2012
"Mi vuoi sposare?": lui rifiuta e lei lo picchia. Il punto di vista come costruzione della realtà
“Cose
che capitano, povera ragazza dal vestito azzurro” o"Mi vuoi
sposare?": lui rifiuta e lei lo picchia?: Il punto di vista come
costruzione della realtà.
Il
dott. Marco Muffolini, Dottore in scienze e tecniche psicologiche,
ci spiega come avviene che uno stesso avvenimento ci può essere
presentato in modi assolutamente differenti a seconda delle
prospettive di chi ce lo racconta.
Nel
caso specifico, una persona che non accetta di sposarsi viene
malmenata.
Se
fosse stato un uomo a picchiare, ovviamente i commenti sarebbero
stati di sdegno.
Dato
che a picchiare è una donna, il commento è ironico, e tutto sommato
indifferente ad un comportamento che di norma è considerato
riprovevole.
Una
differenza di valutazione che, a sua volta, "costruisce" realtà ben diverse (pensate
a cosa accade in Tribunale!): sentiamone l'esperto.
La
prima parte del titolo di questo articolo, ad una prima lettura,
sembrerebbe fare riferimento a due argomenti distinti, separati, con
ogni probabilità che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro e
invece sono due estratti da altrettanti articoli riguardanti lo
stesso episodio
(http://www.giornalettismo.com/archives/215109/la-proposta-di-matrimonio-andata-male-malissimo/ e http://www.cronacaqui.it/gossip/23713_mi-vuoi-sposare-lui-rifiuta-e-lei-lo-picchia-video.html).
In questa sede non ci interessa approfondire se questo video - che
sta facendo scalpore in rete - sia “autentico” o creato ad arte,
ma vorremmo utilizzarlo come spunto di riflessione a partire non da
"cosa si vede" ma di come in questo caso i vari giornalisti
(quindi l’osservatore esterno), riportino il contenuto ai loro
lettori, agendo inevitabilmente non esclusivamente da veicolo di
informazioni ma, di fatto, contribuendo attivamente alla costruzione
di significato, attuando una - più o meno consapevolmente - pratica
di "messa in evidenza" goodwiniana, a ciò che siamo
abituati a definire “fatto”. Come accennato, e lungamente
esplorato da molteplici autori in altrettante discipline, già il
solo narrare un episodio, chiunque sia il narratore, risente di vari
aspetti: da quello culturale a quello ideologico, passando attraverso
le esperienze di colui che, come detto, agisce spesso
inconsapevolmente una costruzione di significato coerente al
proprio modo di intendere sé e conseguentemente l’esterno, il
tutto filtrato ulteriormente dal fine di colui che narra e il
desiderio di andare incontro all’aspettativa di colui che legge.
Ogni
giorno siamo abituati a ricevere informazioni di ogni genere dai
media e questa stessa assuefazione rischia di farci esercitare quella
che Sonu Shamdasani (2005) ha definito un’"interpre-fazione"
e cioè l’assunzione come realtà delle costruzioni e delle
interpretazioni contenute in una narrazione. In altre parole non
assumiamo l’insieme di informazioni che definiscono un “fatto”
ma anche il punto di vista e l’alterazione derivante dalla pratica
di messa in evidenza operata da chi comunica.
Cosa
c’è in questo video dunque, qual è la notizia? Perché i siti che
la riportano l’hanno inserita come notizia di “gossip” o
“curiosità”?
E
se fosse stato l'uomo a fare la proposta di matrimonio, a ricevere il
rifiuto e ad aggredire, sia verbalmente che fisicamente, la ragazza?
In che categoria giornalistica avremmo trovato la notizia?
Marco Muffolini
Dottore in scienze e tecniche psicologiche
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