Un medico, psichiatra e primario di un Cim, ha cominciato da tempo su Facebook una propria personalissima campagna "contro la PAS".
Sostiene che la PAS "non esiste", e che "serve ai padri pedofili" per difendersi dalle accuse delle mamme separate. Dando di fatto per scontato -con chi lo legge- che le accuse di “abuso sessuale” rivolte dalle mamme ai padri in corso di separazione genitoriale siano sempre vere e fondate.
Una posizione pericolosa, perché ingenera nell'opinione pubblica -in quella larga fetta cioè che non conosce il problema- l'erroneo convincimento che ciò sia vero. Il collega è uno specialista in psichiatria, e dunque il suo parere ha un accredito automatico. E ciò dovrebbe però corrispondere ad un grande senso di responsabilità deontologica nell'informare.
Quella del collega, peraltro un collega molto apprezzato e stimabile, è poi la posizione di qualcuno che vuole ignorare i dati specifici: il collega cioè, ignora, speriamo in buona fede (ma quando un medico parla dovrebbe prima documentarsi!) che in una ricerca del 2007, “su cinquantatre casi di separazioni conflittuali, nei quali erano stati presentati una denuncia di abuso sessuale (bambini coinvolti: sessantadue) la denuncia è seguita da una condanna dell'imputato in soli 3 casi . Negli altri quarantanove casi la denuncia era infondata. La percentuale di false denunce, nel campione in esame, è stata dunque del 92,4%.. E su quarantotto casi il denunciato era stato il padre”. (CESI S., MASINA E, CAMERINI G.B. (2007), Vere e False denunce di abuso sessuale: studio di una casistica in separazioni conflittuali, 13° International Congress of the ESCAP, "Bridging the gaps", Firenze, 25-29 agosto 2007.)
Esprimere un parere quale quello espresso dal collega in questione, equivale ad occultare all'opinione pubblica i dati di questa (e altre, che hanno generato risultati simili) ricerca. Compresa quella che ha indagato i risultati sui bambini di queste false accuse: nei quali “aumenta significativamente la probabilità di sviluppare veri e propri sintomi psicopatologici (presenza di disturbi dell'asse I del DSM IV TR nel 65% dei casi).” (Camerini GB., Berto D., Rossi L., Zanali M.: “Disturbi psicopatologici e fattori di stress in procedimenti penali relativi all’abuso sessuale”. Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza,
vol.77, 127-137, 2010.)
Personalmente, riteniamo che il collega in questione abbia perlomeno peccato deontologicamente in leggerezza, nascondendo questi dati a chi lo leggeva, e ingenerando così – il che è più grave di una leggerezza- anche un allarme nelle madri e in chi è coinvolto in vicende separative. O in chi ne viene a conoscenza.
Immaginiamo infatti che colleghi e amici di un separato che abbia ricevuto una simile denuncia, leggano l'articolo del collega in questione: la loro prima e tendenzialmente definitiva opinione sarà quella di pensare che il loro familiare o conoscente è colpevole di abusi sul proprio figlio, e che se per difendersi parla di “PAS” ai suoi danni, è ancor più una prova del suo esser pedofilo contro il proprio figlio. Una posizione ignobile, anche perché bisognerebbe chiarire che una persona, quando denunciata (e soprattutto quando denunciata in casi del genere) è innocente fino a che chi lo accusa non ne dimostri la colpevolezza.
Una posizione pubblica, quella del suddetto psichiatra, che dunque dovrebbe forse essere valutata dal suo Ordine di appartenenza, specie per il discredito che ha gettato, in tal modo, sui colleghi che ritengono la “PAS” un paradigma importante per intervenire nei conflitti separativi e per spiegare un certo tipo di false accuse.
Parlando nei termini suddetti, egli ha -a nostro avviso- leso l'onorabilità e la dignità professionale dei colleghi che si occupano di PAS, ingenerato nei conoscenti di chi ha ricevuto una accusa di abuso sul figlio da parte dell'ex coniuge il sospetto di una colpevolezza espressa anticipatamente, e nei partner in separazione motivi di grave allarme (portandoli a ritenere per “provati” piccoli sospetti coltivati nel caso patologicamente ma in buona fede – e questo senza escludere che in piccole percentuali di casi le accuse di abuso possano esser fondate).
Non sappiamo perché uno psichiatra si comporti in tal modo: senza per questo voler far diagnosi assurde e improponibili, e parlando in linea assolutamente generica e non riferita al caso specifico, ci potrebbero essere dei motivi personali profondi dietro un comportamento del genere: conflitti non risolti con un padre violento, una relazione non risolta con la propria madre, un odio latente verso la figura maschile, e via di seguito. Tutte ipotesi, intendiamoci, che -lo ripetiamo- facciamo senza alcun riferimento al caso specifico, ma solo per pura volontà di teorizzare su una ipotesi di comportamento che ci desta perplessità non solo culturali.
La cosa però più grave del comportamento in questione, un qualcosa a nostro avviso di censurabile, e legittimatrice di interventi in sede penale e non solo relativamente alla adeguatezza deontologica del comportamento in questione, è quanto avvenuto un paio di giorni orsono.
Nelle esternazioni, cioè, che questo collega ha avuto qualche giorno fa, in una pagina di Facebook (a dire il vero seguita da pochissime persone), e dedicata alla lotta contro la Sindrome di Alienazione Genitoriale “e la pedofilia” (pagina nella quale, cioè, si equipara -incredibilmente e vergognosamente, aggiungiamo- chi lavora con il concetto di PAS a chi difende la pedofilia).
In questa pagina, il collega in questione - che fra l'altro si fa chiamare "professore" senza però averne il titolo- l'altro giorno ha espresso un parere quanto meno vergognoso.
Riprendendo una “NOTA” comparsa in altra pagina di Facebook, nella quale si sosteneva che la Sindrome di Alienazione Genitoriale è uno strumento concettuale utile che permette di comprendere il perché di certe false accuse di abuso sessuale sui minori, il collega in questione ha attribuito agli estensori della nota affermazioni gravissime.
Di fatto producendosi in quella che è una vera e propria diffamazione, ancorché rivolta ad un individuo non identificato (la nota non era firmata, come usualmente avviene sulle pagine di Facebook).
Il dato riprovevole è che il collega sembrerebbe (usiamo il condizionale per la delicatezza della situazione e perché il suo scritto è stato rimosso insieme alla pagina che lo ospitava), sembrerebbe, dicevamo, aver agito in modo dichiaratamente doloso.
Stando a quel che ha affermato un admin della pagina “diffamata”, infatti, lo psichiatra in questione avrebbe agito ...:
“in un modo diffamatorio e intimidatorio, e con una tecnica molto semplice:
1) Ha preso uno "screen shot" di una nota di questa pagina;
2) lo ha "tagliato" artatamente in un punto ben preciso, cancellando il testo sottostante;
3) ne ha riassunto il restante contenuto, attribuendoci opinioni e concetti diffamatori nei nostri confronti, perché del tutto opposti a quelli realmente espressi.”
Prosegue poi la nota della Pagina “diffamata”:
“QUESTO E' QUANTO IL DR. *** FALSAMENTE CI ATTRIBUISCE RELATIVAMENTE ALLA NOTA DEL 5 DICEMBRE:
"Dicono nell titolo che la nostra lotta contro la pas è un potenziale aiuto per i veri pedofili; esisterebbero quindi, per loro, due categorie di pedofili, i veri ed i falsi (per me ne esiste una sola, ma seguiamo il loro ragionamento).
La PAS è utilizzata, di solito, dai padri contro le madri che, venute a conoscenza di abusi sessuali compiuti sui propri figli, chiedono la separazione coniugale.
Secondo la loro logica, quindi, gli abusi sessual sui propri figli sarebbero falsa pedofilia.
In un tribunale una frase del genere porterebbe direttamente alla condanna per pedofilia; se ne rendono conto?
Sostanzialmente si autoaccusano ma non si considerano veri pedofili, solo una cosa "così e così", appena appena pedofili, come la storia della violenza sessuale lieve.
NOTA
Il profilo che ha pubblicato questa nota è uno dei trecento falsi profili esistenti su Facebook, clone del profilo ufficiale; i falsi profili servono a fare mis-informazione (mio neologismo che sta per informazione mistificata) su temi come pedofilia e violenza di genere. Il loro scopo è quello di determinare una sorta di mitridizzazione della società verso questi orrori, fare in modo che non suscitino più indignazione, giungere ad una sorta di "pedofilizzazione" (passatemi il termine) della società italiana." “
Ovviamente, la reazione dell'estensore della nota era indignata:
“ATTRIBUIRCI UNA VOLONTA' DI PEDOFILIZZARE LA SOCIETA' ATTRAVERSO UNA "MIDRIZZAZIONE" PORTATA AVANTI ATTRAVERSO NOTE DEL GENERE, NON SOLO E' FALSO: E' ANCHE GRAVISSIMAMENTE DIFFAMATORIO. O DELIRANTE
E' gravissimo che il dr. *** abbia dunque attribuito queste opinioni a questa Lista: daremo dunque immediatamente incarico ai nostri legali di procedere nei confronti suoi e nei confronti di chiunque abbia commentato positivamente le sue disgustose affermazioni.
Nostra opinione, abbondantemente espressa e alla base di tutti i nostri scritti, è che:
1) UN GENITORE CHE COMPIE ATTI PEDOFILI SUI PROPRI FIGLI E' UN VERO PEDOFILO E VA CONDANNATO COME TALE E SENZA ALCUNA ATTENUANTE;
2) PER "FALSO PEDOFILO" SI INTENDE UNA PERSONA INGIUSTAMENTE ACCUSATA DI ATTI PEDOFILI, VERSO I PROPRI FIGLI O VERSO ALTRI: NON UN GENITORE CHE ABUSA DEL FIGLIO, VERSO IL QUALE NON C'E' NESSUNA ATTENUANTE;
3) LA LOTTA DELLE "MAMME CORAGGIO" CONTRO LA PAS E' UNA LOTTA TENDENZIOSA E POTENZIALMENTE ABUSANTE, PERCHE' HA LO SCOPO DI DEMONIZZARE LA FIGURA PATERNA, DI DEMONIZZARE CHI DIFENDE I BAMBINI ABUSATI MEDIANTE "PAS" DA MADRI E PADRI;
4) LA PERCENTUALE DI CONDANNE PER ABUSO SESSUALE DENUNCIATO IN CORSO DI CONTENZIOSO SEPARATIVO E' RIDICOLMENTE BASSA E PER QUESTO LA LOTTA CHE DEFINISCE IL SOSTEGNO PAS COME SOSTEGNO ALLA PEDOFILIA E' GRAVEMENTE DISINFORMANTE: "In una ricerca del 2007 su cinquantatre casi di separazioni conflittuali, nei quali erano statipresentati una denuncia di abuso sessuale (bambini coinvolti: sessantadue) la denuncia è seguita dauna condanna dell'imputato in soli 3 casi . Negli altri quarantanove casi la denuncia era infondata.La percentuale di false denunce, nel campione in esame, è stata dunque del 92,4%.. E su quarantotto casi il denunciato era stato il padre"
(CESI S., MASINA E, CAMERINI G.B. (2007), Vere e False denunce di abuso sessuale:studio di una casistica in separazioni conflittuali, 13° International Congress of the ESCAP,"Bridging the gaps", Firenze, 25-29 agosto 2007.).
5) EQUIPARARE LA PAS ALLA DIFESA DELLA PEDOFILIA E' GRAVEMENTE MISTIFICATORIO PERCHE' SPOSTA DUNQUE L'ATTENZIONE E L'ALLARME DAI VERI PEDOFILI A QUELLI CHE - PADRI O MADRI CHE SIANO - SONO FALSAMENTE ACCUSATI DI ABUSO.
6) LA PAS E' UN ABUSO GRAVE QUANTO LA PEDOFILIA
Chi ci attribuisce pareri opposti, e soprattutto quelli attribuitici dal dr. ***, sarà perseguito penalmente.
Per leggere la nota volutamente mistificata dal dr. ***, questo è il link:http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150326791295005”
La cosa ancora più grave è però accaduta successivamente.
Qualcuno ha tentato di postare questa nota di chiarimento nella Pagina in cui il collega in questione esprimeva i suoi pareri.
E nella quale, tra minacce vere e proprie (anche verso il sottoscritto, indicato come un “Geordie” cui mettere una corda al collo), si equiparava sempre chi utilizza la PAS ad un sostenitore della pedofilia.
In sostanza, qualcuno ha “postato” il link verso la nota che permetteva di chiarire definitivamente, a quelle persone, che nessuno difende i pedofili, e che nessuno ritiene che i padri pedofili non siano veri pedofili, e che utilizzare la PAS come paradigma concettuale non ha nulla a che vedere con la difesa teorica della pedofilia. Ipotesi quanto mai ignobile solo a prospettarsi.
Tutto il contrario, semmai. Il padre pedofilo e abusante va condannato senza indulgenza alcuna verso il suo ruolo di padre. Anzi: a parere di chi scrive il ruolo paterno è una aggravante, nei casi di abuso.
Il dato gravissimo è che per ben tre volte da quella pagina hanno cancellato quel link.
Impedendo dunque una doverosa rettifica.
Impedendo vergognosamente una doverosa rettifica.
Dopo poche ore, la pagina veniva oscurata: a parere di chi scrive, perché i suoi admin si erano definitivamente resi conto di aver mostrato le loro vere intenzioni. Dopo ventiquattro ore la penosa pagina veniva riaperta.
Con una dicitura altrettanto penosa e che riportiamo più in basso.
Con una dicitura altrettanto penosa e che riportiamo più in basso.
Che, appunto, non sono affatto quelle di difendere i bambini dai possibili pericoli dei pedofili.
Perché gli admin di quella pagina hanno dimostrato, con questo comportamento, di non avere alcun interesse a una battaglia contro la pedofilia condotta insieme ad altre persone.
Se il loro interesse alla tutela dei minori dalla pedofilia fosse vero e genuino, avrebbero infatti accolto con soddisfazione e serenità la nota in questione.
Perché avrebbero dovuto prender atto che avevano degli alleati in più contro i pedofili.
Gente che se c'è da condannare un padre per abuso, su motivi certi e comprovati, non fa nessuno sconto, insomma.
Se la loro “mission” fosse stata questa, avrebbero dovuto insomma gioire di un simile chiarimento.
L'averlo occultato dimostra che le cose stanno esattamente al contrario.
Il vero interesse di quelle persone non è la tutela dei bambini dai pedofili, ma -al contrario- proprio l'esistenza di pedofili, che giustifichi la “loro” battaglia contro la PAS.
Se così non fosse, lo ripetiamo, avrebbero accolto con grande sollievo la precisazione della pagina in questione, che chiariva un punto fondamentale: nessuno vuol far sconti ad alcun tipo di pedofilo, che sia un padre o un vicino di casa.
Ma a loro sapere questo non interessa proprio, perché distrugge l'argomento forte della loro lotta alla PAS: che questa cioè serva alla difesa dei padri abusanti.
Quando è stato chiarito tutto questo, hanno cancellato il link che permetteva il chiarimento in questione.
Impedendo così a quelle persone di chiarire che la posizione vergognosa e ignobile loro attribuita era frutto di pura menzogna.
Quando poi, sulla pagina in questione, è stato fatto notare che proprio questo comportamento indicava un assoluto disinteresse alla tutela dei minori (e, semmai, un interesse alla circolazione di “amici dei pedofili” da poter utilizzare a sostegno delle proprie tesi), hanno dapprima cancellato la pagina suddetta.
Poi l'hanno riaperta: sostenendo di non voler avere rapporti con pagine che si occupano di PAS.
Giocando dunque ancora una volta sull'equivoco e la mistificazione: perché nessuno di quelli diffamati vuole un contatto con loro, ma solo una rettifica a diffamazioni così gravi.
Rettifica che loro ben si guardano dal permettere, perché smonterebbe ogni loro meschino e diffamatorio tentativo di accusare gli altri di cose ignobili.
Poi l'hanno riaperta: sostenendo di non voler avere rapporti con pagine che si occupano di PAS.
Non intendiamo avere alcun contatto nè scambio di opinioni con varie associazioni o gruppi pro PAS. Credo sia chiara la nostra posizione in merito e il nostro obiettivo è dare l'informazione corretta per svelare cosa si cela dietro questa bufala. Quindi il continuo postare link per noi è SPAM. Chi non la pensa in quest...o modo può tranquillamente iscriversi alle innumerevoli pagine di questi personaggi
Giocando dunque ancora una volta sull'equivoco e la mistificazione: perché nessuno di quelli diffamati vuole un contatto con loro, ma solo una rettifica a diffamazioni così gravi.
Rettifica che loro ben si guardano dal permettere, perché smonterebbe ogni loro meschino e diffamatorio tentativo di accusare gli altri di cose ignobili.
Vergognoso e incredibile.
A quella gente la lotta alla pedofilia non interessava proprio.
Interessava proprio il contrario: a queste persone interessa avere qualcuno che sia un pedofilo vero, per poter così giustificare la loro lotta alla Sindrome di Alienazione Genitoriale.
Lotta che, in assenza di ipotetici padri e specialisti "collusi" con i pedofili, non ha alcun argomento a proprio sostegno.
Queste persone non combattono dunque i pedofili e la pedofilia.
Al contrario, ne hanno concettualmente bisogno. Altrimenti, come detto, avrebbero appunto accolto con gioia la smentita in questione.
Vergognoso e ignobile, dunque.
E DA CODICE PENALE.
Dr. Gaetano GIORDANO
Medico-chirurgo
Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni
Psicoterapeuta
NOTA: Il concetto di "collusione" è qui desunto dalla psicologia e psicoterapia. Vedasi al proposito quanto sostiene P. Watzlawick in "Istruzioni per rendersi infelici":
"Si scoprirà così che il coraggioso pompiere è in realtà un piromane represso; che l'eroico soldato sfoga il suo inconscio impulso suicida, il suo istinto di morte; che il poliziotto si occupa dei delitti degli altri per non diventare egli stesso un criminale; che il famoso detective ha un mal lato atteggia mento paranoide; che ogni chirurgo è un sadico camuffato; che il ginecologo e un voyeur; che lo psichiatra vuoi far la parte di Dio. È così semplice smascherare il marciume del mondo!
Ma anche la persona soccorrevole che non si preoccupa di scoprire i "veri" moventi del suo comportamento può fare dell'aiuto a qualcuno una specie di inferno, incredibile per profani.
...
Ecco quindi la ricetta: si cerchi un partner che con il suo esser-così permetta e ratifichi il propria voler-essere-così. Ma anche qui ci si guardi dall'arrivare alla meta.
Nella teoria della comunicazione questo modello di rapporto si chiama collusione.
Con questo si intende un sottile accomodamento, un quid pro quo, un'intesa a livello relazionale (talvolta del tutto inconscia), con cui ci si fa confermare e ratificare dall'altro l'immagine che si ha di se stessi. Il profano potrebbe giustamente chiedersi per quale motivo si abbia in questo caso bisogno di un partner. La risposta è semplice: immaginatevi una madre senza figlio, un medico senza ammalati, un capo di stato senza stato. Sarebbero per così dire soltanto ombre, uomini provvisori. Solo attraverso quel partner che svolge nei nostri confronti un tale ruolo, noi siamo « veramente" ; senza di lui siamo abbandonati ai nostri sogni, e i sogni, come si sa, sono bolle di sapone."
Detto in altri termini, queste persone hanno bisogno di avere persone da indicare e condannare come pedofili.
Perché così trovano dei nemici, la cui esistenza legittima l'eroismo e la santità delle posizioni di quei bravi combattenti.
Perché così trovano dei nemici, la cui esistenza legittima l'eroismo e la santità delle posizioni di quei bravi combattenti.
Che, dopo essersene magari -sposato un pedofilo vero, adesso hanno bisogno di quelli finti.
Collusione, appunto.
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