14 luglio 2012

Lupi e Agnelli. Un thriller perfetto ambientato tra i disservizi e le atrocità dei Servizi Sociali


"La giustizia minorile, così come è strutturata, non può funzionare.
È proprio la giurisdizionalizzazione del conflitto genitoriale in sede di affidamento dei minori, la cui soluzione dovrebbe essere affidata come regola a professionisti in grado di gestire e non giudicare il conflitto, a creare i primi danni. Subito dopo, sono i modelli giudiziari adottati dal legislatore, privi della regola del necessario contraddittorio, a crearne di altri.

A ciò si aggiungono inefficienze delle strutture giudiziarie e amministrative, pressappochismo, incompetenze professionali e non ultimo un ruolo esercitato a volte come potere sovrano e assoluto. Certi assistenti sociali credono di essere, e in concreto lo diventano, i padroni despoti della coppia e dei minori."
Diego Giordano
il pezzo è tratto dall'intervista di Diego Giordano, Autore di Lupi e Agnelli, Todaro Editore, 2012, a http://theblogaroundthecorner.it/2012/07/lupi-e-agnelli-di-diego-giordano/

Diego Giordano è nato a Roma, ove vive, nel 1954.

È un Avvocato dello Stato e attualmente si occupa prevalentemente di diritto tributario e di diritto della privacy.

Si è occupato anche di pubblico impiego, di legislazione in materia di accesso, legislazione ambientale, espropriazioni e appalti. Ha avuto esperienze nel campo penale in processi contro la criminalità organizzata di stampo mafioso e per fatti di terrorismo. È stato consulente di qualche Ministro. Nel 2003 ha pubblicato con Editori Riuniti “E io ti aspetto, ricordalo”.

Nel suo nuovo romanzo -un giallo tutto da leggere- affronta il problema dell'inconcludenza e dei terribili disservizi che si annidano nell'operato di molti Servizi Sociali.

Dall'intervista di Alessandra Buccheri, del Blog "The Blog Around The Corner"

AB – Che genesi ha Lupi e agnelli ? Quanto tempo è rimasto nella tua testa, quanto nel cassetto?
DG – Sinceramente, proprio non la ricordo, la genesi di Lupi e agnelli. Rammento che ho cominciato a pensare a un’organizzazione criminale di rango internazionale. Però non mi interessava tanto descrivere i suoi meccanismi di azione, i delitti, i responsabili. Volevo soprattutto capire le connessioni che una criminalità ad altissimo livello può intessere con i meccanismi istituzionali. Credo che uno dei più gravi problemi delle grandi civiltà burocratiche sia proprio che, molto spesso, fatti che sicuramente avrebbero rilevanza penale, riescono invece a essere travestiti da azioni, provvedimenti, formalmente del tutto legittimi, contro i quali non si può fare niente, nessun Giudice può intervenire. E poi, mi interessava l’assoluta indifferenza verso la persona umana, che diventa merce di scambio, come se fosse un oggetto. Una specie di rivisitazione moderna di quella che è stata chiamata la “banalità del male” in relazione alla tragedia della Shoah. Alla fine, si è aggiunto, ed è stata la naturale conseguenza delle meditazioni, il problema del “se” del rispetto della legge, della convenzionalità della legge statale rispetto a valori etici che forse sono molto, molto più importanti.
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AB – In che modo ti sei documentato?
DG – In gran parte è stata la mia esperienza professionale a suggerirmi domande e risposte, soprattutto per il mondo della burocrazia. Per quanto riguarda i servizi di assistenza sociale – e qui chiarisco, se mai ce ne fosse bisogno, che la scelta di ambientare i fatti a Vibo è unicamente una finzione letteraria – li ho presi dalla mia esperienza per così dire para-professionale nell’ambito di una vicenda familiare, non personale per fortuna, che ho dovuto affrontare. Ho visto cose inaccettabili in una società civile. La giustizia minorile, così come è strutturata, non può funzionare. È proprio la giurisdizionalizzazione del conflitto genitoriale in sede di affidamento dei minori, la cui soluzione dovrebbe essere affidata come regola a professionisti in grado di gestire e non giudicare il conflitto, a creare i primi danni. Subito dopo, sono i modelli giudiziari adottati dal legislatore, privi della regola del necessario contraddittorio, a crearne di altri. A ciò si aggiungono inefficienze delle strutture giudiziarie e amministrative, pressappochismo, incompetenze professionali e non ultimo un ruolo esercitato a volte come potere sovrano e assoluto. Certi assistenti sociali credono di essere, e in concreto lo diventano, i padroni despoti della coppia e dei minori. In un attimo possono decidere, con un bagaglio culturale e professionale che, se posso permettermi, in certi casi è realmente modesto ed è privo perfino di buon senso, che un bambino o una bambina non rivedranno mai più i genitori. Dopo dieci, venti, trent’anni, quei genitori biologici non saranno più nessuno per quei bambini e le protesi artificiali che erano state date a questi ultimi solo raramente saranno riuscite a colmare il vuoto, che sarà invece una ferita aperta per sempre.
Un’amministrazione mediocre, che tira a campare. Salva qualche eccezione, dentro ci sta gente che alle spalle ha solo meriti elettorali o concorsi di comodo. Gente che passa la vita a cercare il modo di lavorare meno possibile. Siamo nella burocrazia dell’ignavia, della poca voglia di lavorare, del piccolo favore personale. (pagina 67)
Un volume avvincente.
Uno squarcio su una realtà molto più probabile di quanto non sembri.
Una denuncia piena e completa sulle inefficienze e le orride superficialità di Servizi troppo spesso indolenti e incapaci. Quando non peggio

Lupi e agnelli (Todaro, 2012) di Diego Giordano
http://www.todaroeditore.com/lupi-e-agnelli-2/