25 dicembre 2014

"VIOLENZA IN FAMIGLIA"? "MARITI VIOLENTI"? "PADRI DELINQUENTI"?
ECCO I RISULTATI...

ENNESIMO FIGLICIDIO DA MADRE


http://www.corriere.it/cronache/14_dicembre_25/san-severino-donna-uccide-figlio-13enne-la-cena-natale-049ff444-8bca-11e4-9698-e98982c0cb34.shtml

MA NON PREOCCUPATEVI: GLI STUDI DICONO CHE VIOLENTO E' IL MASCHIO.

E QUELLO DI QUESTA MAMMA -LO DICE PURE IL GIORNALE- ERA "STRESS DA DIVORZIO".

PERCHE'?

PERCHE' QUANDO AMMAZZA UNA MADRE E' PER COLPA DELLO STRESS E DI UNA PATOLOGIA.

MENTRE QUANDO AD AMMAZZARE SONO UN PADRE O UN MARITO, E' PERCHE' E' L'UOMO IN QUANTO MASCHIO AD ESSER VIOLENTO DI NATURA E DUNQUE "INCAPACE DI ACCETTARE LA FINE DELLA RELAZIONE".

Come se non si capisse che simili definizioni -come le "diagnosi" di assoluzione per incapacità di intendere e/o volere- non fossero il frutto di trend culturali.
Come se non si volesse ricordare che il "disagio psichico" e la "violenza" non hanno la stessa misurabilità di metri, chili, centilitri, e sono invece l'espressione di un sistema culturale, dei suoi valori, delle sue relazioni.

Quanti figlicidi sono stati commessi da mamme nei soli ultimi anni?

Tutte malate mentali?

Mentre i padri e i maschi sono tutti potenziali criminali congeniti, lombrosianamente predestinati dalla nascita e dalla "cultura" (ma "cultura" di chi? la loro e solo la loro?) ad essere "violenti", così come sono "forti", hanno "geneticamente più massa muscolare delle donne", "diametri pelvici più ristretti, e -ovviamente- anche molta violenza in più.

La vera trappola è la mistificazione a questo livello, quando cioè tra "genetico" e "culturale" non si fanno le dovute differenze e non si tracciano le relative deduzioni su ciò che compete a ciò che è "genetico" e a ciò che invece è "culturale"

Giungendo, alla fine, al paradosso schizofrenizzante di negare quella che è la premessa dei relativi valori interpretativi, negando cioè che se la violenza maschile è un dato "genetico", allora siamo in pieno positivismo lombrosiano, di fatto orrendamente razzista e portatore di una cultura della sopraffazione fra una razza evidentemente eletta perché "pura" da valenze criminogenetiche, ed una razza "inferiore" da sottomettere perché portatrice di orrende macchie in ciascuno dei suoi individui.

Mentre se si afferma che l'assunto  "l'uomo è violento" è un dato culturale,, allora la "violenza maschile" è un valore sistemico costruito dal nostro insieme sociale e non determinato dalla natura maschile in sé. 
Il che dunque implica che a definire le coordinate e le modalità di "esistenza" e "applicabilità" di questo insieme non è certo "il maschio" in quanto tale, ma un sistema sociale che siamo tutti noi.

Con una richiesta di scuse, a questo punto: perdonateci se a discettare contro la "violenza maschile" come dato congenito e connaturato al maschio, ci sono intellettuali maschi intelligenti e competenti.

Forse qualcuno non si rende conto che questo gioco al massacro della figura maschile -un gioco razzista, in cui dati sociologici pure artefatti diventano evidenze lombrosiani di ottocentesca caricatura, negando anni e anni di scienze sul disagio personale e collettivo come frutto di regole sistemiche (avete dimenticato Basaglia, Laing, Cooper e tutti gli altri, e siete tornati all''800 senza accorgervene?)- questo gioco, dicevo, sta producendo (è un dato statistico: basta leggere i giornali), un aumento delle violenze delle madri sui figli.

Una Medea è sempre esistita(ed è la polarità negativa dell'archetipo della Grande Madre), nell'animo delle dolcissime mammine occidentali, ma adesso sta riemergendo con decisa tranquillità: proprio perché, ad udire dell'ennesimo figlicidio (obliato di solito in pochi giorni e senza statistiche) si dirà che "è malattia"- quando non, addirittura, "stress da divorzio", mentre di un uomo diranno sempre ("lo dice anche la tivvvvù") che il suo "stress da divorzio o separazione" era invece un "amore criminale".
Con ciò sacralizzando il dato che la mamma può uccidere quasi con tranquillità (tutti sanno che sono "il maschio" ed "il padre", violenti!), e pertanto non è un crimine (come le sopraggiungenti  incapacità di intendere e volere prontamente declarano già dai primi momenti di impegno massmediatico per finire solo in Tribunale).

Anche questo povero bambino -che, guarda caso, era atteso dal padre per la cena di Natale- non è vittima di "Violenza Familiare" -termine che sarebbe stato concesso, come una Denominazione di Origine Controllata..., se a colpire tutti fosse stato il padre.

Questo povero bambino, ahimè, non meriterà statistiche, commiati, esecrazioni sulla violenza: sua mamma era "sofferente di nervi", e forse il papà qualche colpa ne aveva, al riguardo, essendo separato e aspettandolo proprio a Natale (chissà, povera donna, quanto soffriva per questo motivo...).

Per lui, e per tanti altri bambini vittime di queste Medee, nessuno sprecherà uno studio, un telefono amico, un numero da chiamare, uno studio statistico, ponderate e poderose esecrazioni sulla violenza materna,

Il nuovo razzismo e l'ennesimo lombrosianesimo della nostra cultura, relegandolo fra i fenomeni privi di allarme sociale, e stigmatizzando la violenza nell'altra figura genitoriale, faciliterà così altre vittime.

I figli assassinati da madre sono vittime della violenza femminile e di una società che vive di stereotipi razzisti e ascientifici esattamente identici a quelli di centocinquanta anni fa.

Come si può notare in questo studio di Harward, infatti...


Almost 24% of all relationships had some violence, and half (49.7%) of those were reciprocally violent. In nonreciprocally violent relationships, women were the perpetrators in more than 70% of the cases. 

Trad.: Nelle relazioni in cui non vi era violenza reciproca, in più del 70% dei casi il partner violento è la donna




eccone gli autori al tempo dello studio:
Daniel J. Whitaker and Linda S. Saltzman were with the Division of Violence Prevention, National Center for Injury Prevention and Control, Centers for Disease Control and Prevention, Atlanta, Ga. Tadesse Haileyesus is with the Office of Statistics and Programming, National Center for Injury Prevention and Control. Monica Swahn is with the Office on Smoking and Health, Centers for Disease Control and Prevention.
Requests for reprints should be sent to Daniel Whitaker, Centers for Disease Control and Prevention, 4770 Buford Highway, NE, MS K-60, Atlanta, GA 30341 (e-mail: vog.cdc@7wpd).

O in quest'altro, che afferma come...
"...Approximately 46% of women and 42% of men reported one or more types ofinterpersonal violence. Women were more likely to experience kidnapping, physical assault by an intimate partner, rape, sexual assault, and stalking, whereas men were more likely to experience mugging or physical assault by someone other than parents or an intimate partner. ......An unintentional consequence of the predominant focus on women in the interpersonal violence literature is that it has resulted in an incomplete understanding of the prevalence and mental health effects of certain forms of interpersonal violence for men relative to women. Using epidemiological data from a large U.S. national sample of women and men, this report is among the first to comprehensively examine gender differences in the prevalence of nine specific forms of interpersonal violence and determine whether the associations of interpersonal violence with a comprehensive assessment of lifetime mental disorders and attempted suicide vary for women and men."




>>>>>>>>>>>

LINK PER RIFLETTERE:



- E. Pellizzari - La violenza femminile.
Cos’è, come se ne parla
Una meta analisi statistica sul fenomeno