26 settembre 2006

IL RAGGIO DI SOLE SI SCALDA SOLO PER I PROPRI INTERESSI

La splendida esternazione di grande moralità delle associazioni di affidatari nei riguardi dei coniugi Giusto, rei di non ridare Maria là dove la abusano, ci sembra quantomeno pelosa e interessata.

Hanno idea questi paladini del “Raggio di Sole” di quanti bambini italiani hanno di fatto lo stesso destino di “Maria”, cioè vengono sottratti ai legittimi rapporti con uno dei loro genitori?

Si sono mai alzati in difesa dei figli di separati, che per anni non vedono l’altro genitore, senza che ci sia alcun motivo legale, nella più completa indifferenza della Giustizia – ma anche delle associazioni come questo “Raggio di Sole” che, ci sembra, qui illumina ipocrisia e interesse personale.

Aspettiamo questi genitori alle manifestazioni dei genitori separati, laddove tutti hanno un bambino che non torna mai da uno dei suoi genitori.

Nel silenzio più completo e nella più assoluta oscurità.

DA REPUBBLICA.IT

A Napoli il 25 una fiaccolata di protesta del Gruppo 'Raggio di Sole'

Dalla parte dei genitori affidatari di Maria si schierano invece Paolucci e i Verdi

Bimba bielorussa, le associazioni protestano

"I giudici fermino i coniugi Giusto"

Fissata per il 28 settembre l'udienza in corte d'Appello

ROMA -"La rapidità con cui è stata fissata l'udienza sta a significare una presa di coscienza da parte della Corte della delicatezza e dell'urgenza del caso", dichiara l'avvocato Ricco che difende i coniugi Giusto. La data è prossima: il 28 settembre - la vicenda ha fatto scalpore - e sul reclamo presentato dalla famiglia affidataria della bimba bielorussa perché non sia costretta al rimpatrio come stabilito dal Tribunale dei minori si deciderà quindi a fine mese.

Mentre Alessandro Giusto e Maria Chiara Bornacin continuano a chiedere adeguate garanzie sul futuro di Maria, che da giorni nascondono per evitare che ritorni nell'istituto nel quale dice di aver subito violenze, le associazioni dei genitori affidatati si scagliano contro di loro, accusandoli di "arroganza" e "giustizialismo".

Ma c'è anche chi invece si schiera a fianco dei Giusto: stamane i parlamentari dei Verdi Tommaso

Pellegrino e Massimo Fundarò hanno presentato una interrogazione urgente al ministro degli Esteri Massimo D'Alema "affinchè intervenga con una forte azione diplomatica per scongiurare il blocco delle adozioni destinate a famiglie italiane annunciato dal governo bielorusso".

E Luciano Paolucci, padre di una delle vittime di Luigi Chiatti e da anni impegnato per la tutela dell'infanzia, si dice sorpreso dal fatto che nessuna associazione si sia schierata con i due. "Quei giovani - sostiene - stanno proteggendo la bambina ma sono stati abbandonati a loro stessi. Come si fa a rimandarla in un posto dove avrebbe subito violenze? Se dovessero arrestare quella coppia per sequestro di persona lo facciano anche con me perché io sto con loro".

Non la pensano così i genitori che fanno parte del Gruppo di Volontariato 'Raggio di Sole', che per lunedì 25 alle 18 hanno organizzato una fiaccolata da piazza Bovio a piazza Municipio di Napoli "per testimoniare solidarietà alla Repubblica di Belarus nonchè all'ambasciatore bielorusso in Italia Alexey Skripko", e che denunciano il fatto che "tante altre 'Maria' e 'Mario' grazie ai coniugi Giusto rischiano di non tornare più in Italia".

Analoga la posizione dell'Associazione delle Famiglie adottanti in Bielorussia, che lamenta: "Non ci risulta ancora messa in atto alcuna iniziativa giudiziaria nei loro confronti nè nei confronti di tutti coloro che si sono resi complici di questo gesto, sostenuto da un clima da giustizialismo da Far West e da un'arroganza assolutamente insostenibile per tutti noi".

Più comprensivi verso i Giusto, ma sulla stessa linea i genitori dell'associazione 'Un sorriso per Gomel - Forum per i Diritti dei Bambini di Chernobyl': "Noi tutti sappiamo condividere lo stato di apprensione e di preoccupazione che ha travagliato la famiglia in oggetto nel venire a conoscenza del drammatico vissuto di Maria ma, pur comprendendo l'esigenza umana di rispondere al dolore ed all'angoscia di un bmabino, sosteniamo fermamente la necessità di affrontare sempre i problemi nell'ambito della legalità", si legge nel comunicato diffuso oggi dall'associazione.

I coniugi Giusto rimangono al momento sulle proprie posizioni, dichiarandosi però pronti ad accettare una mediazione della Chiesa: "Confidiamo che la mediazione della Chiesa possa essere una via percorribile, visto che siamo in un vicolo quasi cieco e visto che altre direzioni per adesso non hanno portato frutti, trovarne una nuova ci dà un po' di speranza. Ma è una strada per ora del tutto inesplorata perchè non abbiamo un interlocutore. Spero che qualcosa si muova", ha detto oggi Alessandro Giusto.

(21 settembre 2006)

19 settembre 2006

E NEL SUO SUPREMO INTERESSE GLI FECERO PURE VENIRE LA SINCOPE...

RICEVIAMO DALL’INGEGNER ERNESTO EMANUELE E PUBBLICHIAMO

Usque tandem .... i Tribunali dei minori ?

Il caso è quello apparso sui giornali in cui un bambino (Daniele, nome di fantasia) è stato prelevato di forza dalla abitazione del padre previo sfondamento della porta della stanza dove Daniele si era barricato (sfondamento di porta su ordine telefonico del giudice Tramontana del tribunale dei minori di Milano).

Daniele poi, lasciato solo un attimo dalle forze dell' ordine (dopo lo sfondamento della porta), tramite una uscita secondaria e fuggito.

Questo succedeva giovedì sei settembre.

Il tentativo di prelievo da parte delle forze dell'ordine veniva ripetuto il giorno successivo.

Nel frattempo vi era stato un colloquio (3 ore ) a tu per tu della madre col figlio con risultato che ancora non si è riusciti a convincerlo ad andare con la madre

Venerdi seconda ordinanza del giudice Tramontana che insieme alla forza pubblica ritenta il convincimento del piccolo Daniele presente la PS per l'esecuzione coatta (come per un oggetto .... e non per una persona).

Nel frattempo Daniele è ricoverato in ospedale per "sincope vaso vagale" ; il primario di pediatria ha poi mandato due fax al TdM sottolineando la diagnosi e sottolineando il fatto che qualunque stress ed emozione avrebbero aggravato la sudetta sindrome. Malgrado tutto ciò il TdM ha autorizzato di nuovo l'uso della forza per il trasferimento coatto presso la madre

Sino a quando fatti del genere ?

Ernesto Emanuele

Presidente Famiglie Separate Cristiane

Fondatore Papa Separati

026599300

335 8081455

Associazione Famiglie Separate Cristiane ? Membro del Forum delle

Associazioni Familiari

Via A. Appiani? 25 - 20121 Milano (02-6552308 - FAX 026551717)

e.mail: emanuele.rr@tiscali.it

NOTA

Tra le mille domande che una follia del genere ci suscita, una ci sembra doverosa da esprimere.

Cosa sarebbe accaduto se uno dei tanti padri o genitori, cui viene reso illegalmente impossibile, dall'altro genitore, avere legittimi rapporti con i figli, avesse preteso la consegna del figlio comportandosi in modo tale da farlo finire all'ospedale con una sindrome del genere (che è in questo caso inequivocabilmente espressione di un grave trauma psicologico)?

Lo vogliamo immaginare un attimo?

Se la sindrome vaso-vagale è opera di un comportamento messo in atto su consenso di un GIUDICE DEI MINORI, è lecito che il minore la subisca.

E' nel suo supremo interesse, si direbbe.

Facciamogli crollare la pressione e il battito cardiaco dalla paura, ma sempre nel suo supremo interesse…

Se la cosa fosse stata provocata da un genitore, starnazzanti psicologhe e psicologi avrebbero dedotto che quel padre o quel genitore erano violenti, che non tutelavano la stabilità emozionale e affettiva del figlio, e il TdM ne avrebbe dedotto che quel genitore è inadeguato.

Un quesito diventa dunque sempre più pressante:

Quando i Tribunali dei Minori si renderanno conto della PROPRIA INADEGUATEZZA A IMPICCIARSI NEI FATTI DELLE FAMIGLIE E A SPACCIARSI COME TUTELA DEI BAMBINI?

14 settembre 2006

A CIASCUNO IL SUO ABUSATO

La vicenda della piccola bielorussa che la famiglia affidataria non vuol restituire alla struttura di provenienza, dove è stata abusata, è quanto mai indicativa.

In Italia il costume è infatti che il Tribunale dei Minori impedisca al genitore pseudoabusante, anche se mai condannato come tale, di incontrare il bambino: basta il benché minimo sospetto, il più minuto esposto, anche se – come spessissimo avviene – palesemente strumentale a una guerra divorziale.

E c’è di più: il Tribunale interrompe ogni contatto con il genitore al benché minimo sospetto, ma i rapporti non riprendono nemmeno quando si dimostra l’innocenza del genitore: devono passare anni di incontri protetti, prima che il piccolo lo riveda.

Evidentemente le bambine bielorusse non hanno il Diritto a ricevere le tutele dei bambini italiani in tema di abuso.

Oppure si deve pensare di peggio: e cioè che il pugno di ferro si usa proprio quando si sa che non ci sono abusi.

Gaetano GIORDANO

DA repubblica.it:


Bimba bielorussa: la famiglia non cede

Genova, il tribunale dei Minori ha deciso che deve tornare in patria

ma che prima sarà affidata a una struttura italiana per essere curata

"Continueremo a tenerla nascosta"

I coniugi Giusto non sono d'accordo: "Ci appelliamo allo Stato"

Un altro bambino, ospite di una famiglia piemontese, denuncia i maltrattamenti

GENOVA - La piccola Maria, almeno per ora, non sarà restituita. Non basta, alla famiglia genovese affidataria della bambina bielorussa, il provvedimento del Tribunale dei minori, che ha deciso che la piccola, 10 anni, deve tornare in patria, ma che prima verrà ospitata in una struttura italiana per essere curata da un'equipe mista italo-bielorussa. La decisione del giudice Sansa non ha fatto cambiare idea a Alessandro Giusto e Chiara Bornacin che continueranno - hanno detto - a tenere nascosta la bimba. La coppia fa appello allo Stato "perché si faccia carico della salute e dell'integrità fisica della bambina".

"Nessuna nuova apertura da parte del tribunale - commenta la madre affidataria - il provvedimento prevede solo che non vengano attuati, da parte delle forze dell'ordine, atti di forza nei confronti di Maria, qualora venga ritrovata, per riportarla in patria". Per questo, il provvedimento parla di "idonea struttura di accoglienza per il tempo strettamente necessario" alle autorità bielorusse per organizzare il rientro in patria della bambina.

La decisione di questa mattina sembrava rappresentare una svolta nella vicenda che sta appassionando la città e scatenando discussioni anche a livello politico e internazionale. Il tribunale dei Minori aveva infatti cercato di tener conto di tutte le esigenze: quelle della salute psico-fisica di Maria, e quelle di uno Stato sovrano come la Bielorussia che si è impegnato a tutelarla e a indagare sulle violenze e i maltrattementi che avrebbe subìto nell'orfanatrofio da cui proviene.

Di fatto, oltre al periodo di ulteriore permanenza in una struttura italiana, una volta tornata in patria Maria sarebbe stata seguita dalla stessa equipe italiana di psicologi che la segue adesso, e la pratica di adozione dei coniugi genovesi sarebbe andata avanti. Il rimpatrio vero e proprio, dunque, sarebbe avvenuto solo una volta verificate, dai medici italiani e da quelli bielorussi, le sue condizioni.

Una prima reazione dell'avvocato della famiglia affidataria era già sembrata negativa. Per il legale, Giovanni Ricco, la decisione del giudice "non modifica sostanzialmente la decisione del 6 settembre scorso (che ordinava la restituzione della piccoola per il rimpatrio, ndr), ma definisce solo le modalità di riconsegna della bambina allo scopo di evitarle un trauma".

Nei giorni scorsi, la vicenda aveva causato un piccolo incidente diplomatico. I genitori affidatari avevano nascosto la bimba, e l'ambasciatore bielorusso in Italia, Alexei Skripkom, aveva garantito che la piccola sarebbe stata curata con la massima attenzione nel suo Paese. Tuttavia, aveva anche minacciato, in assenza di una rapida soluzione del problema, l'interruzione della collaborazione sulle adozioni.

Nel frattempo un altro bimbo bielorusso, affidato per le vacanze estive a una famiglia di Ovada (Alessandria), ha raccontato di violenze subìte dai suoi compagni nello stesso istituto. Il piccolo, che ha 11 anni, ha raccontato tutto all'équipe multidisciplinare contro il maltrattamento e l'abuso sull'infanzia e adolescenza dell'Asl 22 di Novi Ligure (Alessandria), alla quale i coniugi ovadesi si erano rivolti avendo notato cambiamenti nel suo comportamento. Il ragazzino ha parlato di maltrattamenti e violenze, di giorno e di notte, da parte dei ragazzi più grandi nei confronti di bambini e bambine.

(13 settembre 2006)